CAPITOLO 34

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William sembrava preso e anche molto veloce.

Schivava e colpiva, veloce come un calabrone.

Speravo solamente che non si facesse del male; ma mi sembrava molto sicuro di sé in quel momento. E di questo ne ero felice; anche se un po' mi dispiaceva per l'altro sfidante.

Fu in quel momento che William lo buttò a terra e, per la foga, un ragazzo dietro di me mi venne addosso, spingendomi in avanti e facendomi quasi cadere a terra come un sacco di patate.

Sbuffai senza avere il coraggio di replicare quando, all'improvviso, sentii una mano aiutarmi a rimettermi in piedi per bene.

<<Tutto okay?>>, domandò quest'ultimo e, non appena mi voltai, riconobbi Brian con il volto serio e il torso nudo.

Mi divincolai dalla sua presa e subito mi aggiustai la giacca lasciata aperta per il troppo caldo che c'era in quella stanza.

<<Ehi, amico, vedi di fare attenzione>>, lo ammonì lui con tono più tranquillo del solito, <<e chiedile scusa>>.

Il ragazzo in questione lo guardò spaventato e, indeciso, balbettò delle scuse uscite male per poi allontanarsi di corsa, sparendo tra la folla.

<<Marmocchi... fanno tanto i duri e poi scappano come conigli>>, ridacchiò riferendosi a quest'ultimo.

Scossi la testa e lo guardai senza capire: Brian sembrava avere un qualcosa di diverso quella sera.

Che fosse stata la sospensione? Che suo padre l'avesse punito?

<<Come mai sei qui, Brian?>>, gli domandai ritornando la persona fredda di un tempo. Non potevo più trattarlo con la leggerezza di prima dopo quello che aveva fatto.

Alzò le spalle.

<<Combatto>>, rispose prendendomi in giro.

Incrociai le braccia al petto, furibonda. Non avevo voglia di battutine varie da parte sua. Non ora, almeno.

<<Intendevo dire perché sei venuto qui vicino a me se pochi secondi fa eri dalla parte opposta della stanza>>, ribadii con tono più deciso puntando per un attimo la mano verso la mia sinistra.

<<Per vederti e... per chiederti scusa>>, abbassò la testa, calciando della polvere sul pavimento ingrigito.

<<Perché ti sei attaccato con Oliver quel pomeriggio?>>, domandai subito dopo facendo finta di non aver ascoltato minimamente.  Non potevo permettermi di perdonarlo proprio ora. Prima di tutto esigevo delle spiegazioni riguardo il suo comportamento.

<<Lui... ti era vicino. Troppo vicino>>, alzò le spalle, sbuffando, <<e oltretutto sapevo che ti piaceva, quindi...>>.

<<Quindi hai pensato che ci stesse provando con me?>>, domandai ancora, arrabbiata nera, <<e non hai pensato minimamente che a me non potesse piacere più?>>.

Scosse la testa.

<<Quando mi arrabbio... è come se nel mio cervello ci fosse una lampadina che si spegne e in quel momento non ci capisco proprio più nulla. Vedo nero, completamente nero>>, mi rivelò con sguardo tetro e assai triste.

<<Io... non so che dire. So solo che per la prima volta ho avuto paura di te, Brian>>, gli rivelai anch'io.

Preso dal panico si avvicinò, prendendomi il viso tra le mani e avvicinandosi con la fronte alla mia. I suoi occhi grigi sembravano magnetici, quasi come se mi catturassero all'interno di sé.

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