CAPITOLO 49

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Non ero mai stata così contenta di poter partecipare a qualche festa scolastica con un accompagnatore come William al mio fianco.

Il tema sarebbe stato l'inizio del secondo trimestre ed era il primo anno che andavo.

Lexi sarebbe venuta con Peter e, infatti, eravamo andate a comprarci un bel vestito nel weekend.

L'invito da parte di William non era tardato ad arrivare; anzi, erano passate diverse settimane e il nostro rapporto era migliorato parecchio.

Certo, non era Brian; ma nemmeno volevo che lo fosse.

Dopotutto, non eravamo stati fidanzati per molto e nemmeno avrei potuto definire la nostra relazione come tale.

Al suono del campanello subito mi fiondai alla porta stretta nel mio abito blu.

Mi fermai, diedi un'aggiustata ai capelli e aprii, contenta che i miei genitori fossero fuori a cena.

William mi sorrise: denti perfettamente allineati e bianchi come le stelle, occhi luminosi e capelli tirati leggermente all'indietro e altrettanto scompigliati in modo tale da far risaltare ancor più i suoi zigomi pronunciati.

Indossava un bellissimo smoking nero notte con una cravatta rossa, abbinata ad una bellissima rosa che stringeva nella mano destra.

Rimasi sbalordita dalla sua dolcezza e accolsi il suo gesto con un sorriso a trentadue denti.

<<Grazie mille, Will. Davvero. Non dovevi>>, lo ringraziai posandola sul tavolo di fianco al divano, << i miei genitori mi faranno un sacco di domande per questo>>, ridacchiai.

<<Me ne prenderò la responsabilità>>, mi rassicurò come meglio sapeva fare, <<allora, vogliamo andare?>>.

Annuii e subito lo presi a braccetto, chiudendomi la porta alle spalle e sedendomi nel lato del passeggero della sua fantastica auto.

Misi la cintura e aspettai che, come al solito, accendesse la radio sintonizzandola sulla mia stazione preferita.

Non appena lo fece sorrisi sotto i baffi, facendomi notare.

<<Come mai ridacchi?>>, chiese lui curioso.

Alzai le spalle e subito pensai di non mentirgli.

<<Non stavo ridendo, stavo sorridendo. È bello sapere che la prima cosa che fai appena entriamo in macchina è quella di accendere la radio e di mettere la mia stazione preferita. Neanche mio papà lo fa, e lui mi conosce meglio di chiunque altro>>, gli rivelai.

Detto ciò alzò le spalle come se nulla fosse.

<<Perché tu sei una delle persone più importanti che sia mai entrata nella mia vita. Mettere le canzoni che vuoi nella mia macchina è una baggianata in confronto a ciò che davvero farei per te>>, disse in maniera più che esplicita.

Arrossii violentemente, accendendomi come una lampadina.

William, come al solito, sembrò notarlo e subito prese la palla al balzo per deridermi.

<<Son sempre contento di farti questo effetto>>, ridacchiò guardandomi con la coda dell'occhio.

Scossi la testa, leggermente turbata.

Eppure, William mi piaceva così: esplicito e schietto.

Proprio per questo decisi di porgergli la domanda che mi portavo dentro già da un po'. Quella decisiva.

<<Will, posso chiederti una cosa?>>, domandai a voce bassa come per paura di una sua risposta che, effettivamente, non avrei voluto sentire.

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