CAPITOLO 44

1.7K 85 25
                                    

<<Mi puoi dire per quale motivo non possiamo vederci?>>, mi domandò Brian per la terza volta non appena aprii la portiera della sua auto, pronta a scendere e fiondarmi in camera mia.

<<Devo studiare, te l'ho detto>>, mentii spudoratamente.

Non potevo rivelargli ciò che realmente erano le mie intenzioni.

<<E se ti aiutassi e poi passassimo il pomeriggio assieme?>>, domandò ancora facendomi alzare gli occhi al cielo.

Quando voleva sapeva essere davvero pesante.

<<So bene che con te non studierei. Mi fai confondere e perdere la concentrazione>>, spiegai e almeno questo era vero.

Sicuramente avrebbe fatto di tutto pur di non studiare e ripassare assieme le mie lezioni.

Sorrise in maniera convinta e scosse la testa.

<<Okay, mi hai convinto...>>, sbuffò, <<ma promettimi che questa sera ceniamo assieme>>.

<<Da te?>>, domandai contenta.

Scosse la testa e il suo volto si fece cupo.

<<Sai che non possiamo. Mio padre...>>, mi spiegò per l'ennesima volta; ma lo fermai con una mano alzata a mezz'aria.

Conoscevo la storia a memoria, ormai. Non c'era più bisogno di ripetermela e io non avrei più dovuto chiederglielo se non voleva risentirla.

<<Sì, sì... lo so>>, abbassai lo sguardo, delusa.

<<Ma potremmo andare in un fast food>>, propose facendomi alzare la testa di scatto per la felicità.

Annuii e subito batté le mani.

<<Allora, è deciso>>, mi fece l'occhiolino, <<questa sera, a cena, in un fast food>>.

Sorrisi con fare contento e richiusi la portiera aspettando che, come sempre, Brian abbassasse il finestrino per salutarmi.

<<Grazie della giornata, come sempre>>, mi ringraziò con fare dolce, <<ci sentiamo dopo>>.

Annuii.

<<Certo, a stasera>>, gli promisi scappando poi via a gambe levate.

Volevo solo mettermi davanti al computer e iniziare le ricerche.

Aprii la porta in tutta fretta, salutando mia madre al volo e precipitandomi di sopra senza nemmeno accorgermi delle sue mille domande riguardo la giornata scolastica.

Corsi nella mia cameretta chiudendomi la porta alle spalle e accesi il portatile sistemato sopra la scrivania in legno colma di libri di testo.

Aspettai con ansia iniziando a tamburellare le dita conto il legno per poi sorridere e aprire di getto la pagina d'internet.

Respirai almeno due volte di seguito prima d'iniziare a scrivere quel nome tanto misterioso.

In testa mi risuonavano solo le parole di William ed i suoi avvertimenti e non riuscivo a dimenticare niente di tutto ciò.

Per questo motivo dovevo sapere.

Perché in fondo sapevo che sotto tutta questa storia si nascondeva un qualcosa di terribilmente misterioso. Un qualcosa che nessuno voleva dirmi con certezza: parola per parola.

Rilessi il suo nome scritto sulla barra di ricerca di Facebook: Grace Sharman.

Mi apparvero diversi nomi con vari indirizzi diversi.

CONTENDDove le storie prendono vita. Scoprilo ora