CAPITOLO 43

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Uscita dall'aula mi fiondai direttamente in direzione del suo armadietto dove sapevo che l'avrei trovato. 

Presi un respiro profondo e camminai velocemente con la speranza che Brian non mi vedesse e raggiungesse. 

Non volevo ci beccasse assieme. 

Non ora che tutto, tra di noi, sembrava andare per il verso giusto. 

Mi guardai attorno per essere certa di non essere seguita nemmeno da Lexi e, non appena lo vidi, mi fermai qualche secondo per pensar bene a come iniziare la conversazione. 

Era strano pensare di poter nuovamente scambiare qualche parola con lui. 

Ormai non eravamo più niente e, anzi, probabilmente non lo eravamo mai stati. 

Respirai a pieni polmoni e gli andai in contro per poi fermarmici di fianco e guardarlo nell'intento di mettere apposto i libri della lezione precedente. 

<<Che cosa vuoi?>>, mi domandò lui con tono cattivo, chiudendo l'armadietto e facendo fin troppo rumore. 

Mi guardai nuovamente attorno, tamburellando la punta del piede a terra e facendo una smorfia degna di me e della mia preoccupazione. 

<<Un "ciao" non andava bene ugualmente?>>, domandai arrabbiata per il trattamento appena avuto.

Mi guardò solamente per un attimo per poi tirarsi indietro i capelli ribelli. 

<<Ciao>>, sentenziò sbuffando. 

Si vedeva che non aveva molta voglia di parlare; ma nemmeno che aveva così tanta voglia di rispondermi a tono. 

E sapevo che quest'ultima cosa non era da lui. 

<<Che cos'avevi prima?>>, domandai cautamente sapendo già quale sarebbe stata la sua risposta. 

<<Il perché mi definiate uno stronzo così improvvisamente. Ecco cos'avevo>>, brontolò, <<ti pare poco?>>, domandò subito dopo facendo un passo avanti e incrociando le mani al petto. 

Non mi mossi, per nulla spaventata. 

Sapevo che non era Brian. 

Sapevo che, al contrario suo, William non sarebbe mai scattato. 

<<Non l'ho detto io>>, mi scusai prendendo le mie stesse difese. 

<<So chi è stato ed è questa la cosa che più mi fa arrabbiare: è la fidanzata del mio migliore amico e mi odia. Mi odia per colpa del tuo...>>, prese una pausa nella quale si guardò attorno come alla ricerca di un miracolo, <<ragazzo>>. 

Deglutii a fatica, non ancora abituata a sentirgli dire quei termini. 

Non se parlava di me e avevo lui davanti. 

<<Brian non c'entra. Lui non parla mai di te>>, gli spiegai prendendo le sue difese. 

<<E, allora, come mai mi definisce così?>>, domandò bruscamente, <<non ho mai fatto nulla di male e nemmeno l'ho mai trattata in malo modo>>. 

<<No, non l'hai fatto; è solo che...>>, scossi la testa e mi leccai le labbra in maniera veloce, <<sai bene che dopo la nostra litigata ci siamo allontanati>>. 

<<Questo perché tu non vuoi capire>>. 

<<Che cosa non voglio capire, scusa?>>, domandai alzando un sopracciglio. 

<<La storia di Grace, tutto... tutto, per te, sembra non avere un briciolo di senso. Anzi, ripeto e riformulo la frase, tu sembri non avere un briciolo di buonsenso tanto quanto Brian>>. 

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