Capitolo 1

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Pov's Caitlyn

Eastbourne, Inghilterra

Man mano che passavano i minuti, l'aria diventava sempre più fredda.
Un brivido mi corse lungo la schiena e io mi alzai stiracchiando le gambe ormai addormentate.

Le mossi un po' per far circolare il sangue e quando realizzai di essere a posto presi da terra la coperta di lana, la arrotolai e la misi dentro lo zaino caricandomelo in spalla.

La brezza mattutina era sempre stata piacevole da sentire, ma non quando si era in un posto come questo. Tuttavia, ormai mi ci ero abituata da tempo e tutte queste lapidi di marmo grigie non mi facevano così tanta impressione. 
Sentì il rumore delle onde infrangersi contro gli scogli e l'acqua schizzare contro le alte pareti di roccia.

Scesi lungo le scale e aprì il cancello di ferro vecchio, ormai arrugginito lasciandomi alle spalle quel posto desolato e isolato al mondo.
Mi girai e lanciai un ultimo sguardo al cimitero, vidi che il sole stava sorgendo mentre il cielo assumeva quei colori pastello di sfumature rosa e rosso mentre tutta la nebbia che copriva quel luogo cominciava a sparire.

Il cimitero era stato costruito anni fa sopra una grande collina in ascesa, col passare del tempo l'avevano modificata e ora era posta a due piani di altezza.
Sotto si estendeva il mare con tutto il suo splendore, anche se a volte poteva sembrare inquietante.
Era come se la città risucchiasse tutta la nebbia del mare per poi sputarla su di esso.

Mentre camminai incurante della brezza invernale che mi faceva rabbrividire nonostante la giacca di lana, notai che le persone si erano alzate e le macchine cominciavano a correre.
La gente qua era davvero mattiniera, pensai.

Quando arrivai a casa, venti minuti più tardi gettai un'occhiata nei dintorni per vedere se ci fosse qualcuno. Aprì lentamente il cancello e corsi verso il retro della casa senza fare rumore. Mi guardai intorno, feci un balzo e mi arrampicai sopra l'albero che si affacciava proprio davanti la mia camera.
Stando attenta a non rompermi l'osso del collo, aprì la finestra che avevo lasciato socchiuso e balzai dentro come un gatto.

***

Scesi in cucina due ore più tardi per fare colazione e appena misi piede in salotto, l'odore di brioche e pane fresco mi invase le narici che per poco non inciampai correndo a sedermi sui miei stessi passi.
La mamma era china sul forno intenta a controllare se i biscotti fossero cotti.

"Buongiorno mamma" dissi sedendomi e versando il succo farmacia nel bicchiere.

"Buongiorno Caitlyn" si girò e mi sorrise in modo affettuoso.

"Dormito bene?" Annuì e non la guardai in faccia mentre masticavo il pane burrato.

Se solo sapesse che non ho dormito affatto e che ero andata, anzi, scappata da casa in piena notte per andare in cimitero e 'dormire la' non mi avrebbe guardato sorridendo come stava facendo ora.

"Sei pronta per ritornare a scuola?" Domandò sedendosi davanti a me.
Sospirai cercando una risposta a quella domanda. Ero felice di ritornare a scuola? Certo che no!
Ero pronta per affrontare sei lunghi mesi di scuola? Ovviamente no!
Ero pronta a ricominciare a studiare sudando? Per dio se non ero pronta a ricominciare la scuola!

"Tesoro, guarda il lato positivo almeno, dovrai fare solo quest'ultimo anno di liceo" intervenne mia madre non appena si accorse della faccia che stavo facendo.

"È vero" risposi annuendo.

In fondo dovevo affrontare solo questi ultimi mesi di scuola e poi non dovrò più rivedere quel liceo con tutti i professori che mi avevano resi difficili gli anni lì.

In quel momento mi riscossi dai miei pensieri sentendo un telefono squillare. Mia madre mi guardò dispiaciuta e andò a rispondere.
Finì di fare colazione nel mentre, e mi alzai con lo zaino in spalla diretta verso il soggiorno.
Vidi la mamma intenta in una discussione e io mi appoggiai alla colonna aspettandola.

Mi accorsi solo ora che era vestita in modo piuttosto elegante per una giornata qualsiasi, specie per andare a lavoro.
Abito a tubino color rosa cipria con delle décolleté con lo spillo piuttosto alte.
Io di sicuro non riuscirei a fare neanche mezzo passo con quelle addosso.

Uno chignon ben fatto e ordinato e osservandola non sembrerebbe nemmeno mia madre, anzi potrebbe esser scambiata benissimo per mia sorella maggiore;
Dovevo ammettere che era davvero bella, i suoi capelli biondi erano davvero intonati al resto del look.

Mentre io girandomi dietro verso lo specchio mi accorsi di sembrare l'opposto di lei. Una felpa color caramello aderente , con pantaloni a sigaretta neri e scarpe nere in contrasto con la mia carnagione pallida, gli occhi verdi e i capelli neri come la pece.
Molte volte le persone mi chiedevano se mi ero fatta la tinta, non credevano che potesse essere un colore naturale, specialmente per me, il nero. Insomma se dovevo andare fiera per qualcosa erano i capelli che li avevo presi da mio padre (e per fortuna non quelli biondi di mia madre), mentre gli occhi li avevo presi da lei.
Le persone dicevano che ero fortunata per l'aspetto. Molte persone non nascevano così, come me.
Solo che loro non sapevano che ogni volta che mi guardavo allo specchio le lacrime scendevano senza che me ne accorgessi. Non sapevano che avere quest'aspetto mi facesse star male.

"Tesoro?" Mi richiamò mia madre, mi girai e vidi che stava prendendo le chiavi dell'auto.
Mi riscossi e feci finta che non fosse successo nulla.
Appunto, non era successo nulla..

"Chi era?" Le domandai.

"Hanno chiamato dal lavoro" rispose alzando le spalle.
Mi guardò.

"Come mai sei così elegante oggi?"
Andò verso la porta e l'aprì.

"Ti ricordi quando ti avevo accennato che volevano licenziare il mio capo?"

Annuì.

"Beh, lo hanno fatto e oggi verrà il suo sostituto!"

Annuì ancora confusa.

"Ma questo cosa c'entra col fatto che sei vestita in quel modo?"

Mi guardò sorridendo.

"Devo pur fare una bella impressione no?"

Alzai gli occhi al cielo e mi incamminai fuori.

Una volta scesa dalla macchina salutai mia madre, non prima di avermi rassicurata e incoraggiata a non commettere guai, mi incamminai verso i cancelli.

Ero in ritardo di uno o due minuti ma nonostante questo i ragazzi erano fuori a parlare. Non si vedevano da questa estate perciò ora erano più affiatati che mai a raccontare tutto quello che avevano fatto durante le vacanze vantandosi.
Salutai le facce amiche che trovai in giro e mi diressi verso il portico alla ricerca di Isabel, la mia migliore amica.

Mi guardai intorno e vidi due ragazzi che non avevo mai visto davanti all'entrata.
Mi lanciarono uno sguardo che durò molto in più del dovuto perciò li guardai male e mi incamminai dentro aprendo la porta.

SPAZIO AUTRICE:

Questo è il primo libro che scrivo.
E se state leggendo questa storia o incominciate a leggerla mi farebbe molto piacere come regalo vi porto una pizza a casa 😇
Cosa ne dite?

Il brivido del rischio "illusioni e delusioni" [ Completato ]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora