Capitolo 7

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Pov's Isabel

Mi stavo tormentando le mani da qualche minuto, e da qualche minuto non sentivo niente.
Caitlyn si era seduta davanti a me in camera sua nel letto dopo avermi portato un bicchiere d'arancia. Però ora non la sentivo più.
Si era zittita, era sempre davanti a me. Riuscivo a sentirla e a vederla mentre si mangiava le unghie e si passava le mani nei capelli che faceva quando era soppressa da qualcosa. L'agitazione non andava bene per lei, si era molto preoccupata ultimamente e non volevo darle altre motivazioni.

Solo che non ero più riuscita a trattenermi. Dopo che avevo visto Caitlyn e Kaleb parlare amichevoli non avevo più resistito. Lei non sapeva che razza di persona era lui. E specialmente il suo migliore amico.
E non ero neanche sicura di che persone siano in realtà, sapevo solo a quello che avevo visto e assistito con i miei occhi. E quelli non mi ingannavano.

La guardai e rividi la ragazza spaventata per la morte di suo padre, quando era tornata da scuola e le avevano dato la notizia io ero con lei.
Quando non riuscivamo più a sopportare tutto, eravamo scappate in America e anche lì non era andata a finire bene. Quando era successo quel disastro con i miei e mio fratello Bryan si era incazzato ero lì e lei era con me. Anche quando quel bastardo di New York l'aveva sfruttata io ero lì. E non ero riuscita a impedire che nulla di tutto questo accadesse.

Ma come potevo? Non ero Wonder Woman, e non avevo poteri magici. Non riuscivo a fermare il tempo e a fare tutte quelle stronzate che facevano in tv.
Semplicemente la vita andava avanti, e ti portava con se.

Dovevi avere davvero una grande forza di volontà a superare il tuo destino. E se quello era scritto e volevi cambiarlo dovevi fare tutto il possibile perché ciò accadesse. Serviva comunque una determinazione e una forza di volontà davvero eccessiva. E noi non ne avevamo. O forse non ci avevamo nemmeno provato.
Lottare contro il destino era dura, molte volte ci si arrendeva. Forse noi ci eravamo arrese. Forse non ne eravamo all'altezza.

"Isabel..." sentì la voce di Caitlyn sussurrare il mio nome. Alzai lo sguardo su di lei e la vidi mordersi il labbro.
Rimasi in silenzio aspettando quello che aveva da dirmi. Perché io non avevo più niente da dirle.

"Tutto questo è strano. Non riesco ad immaginarmi una cosa del genere... cioè Kaleb sembra un angelo, un angelo venuto sulla terra a portare del bene giusto?" Mormorò in cerca di una conferma che non arrivò da parte mia.

"Nei miti gli angeli sono rappresentati come creature alate molto belle e arroganti, dicono che distruggevano e facevano fuori tutto quello che si trovavano in giro. Non avevano pietà per nessuno." Dissi riluttante abbassando lo sguardo quando la vidi sospirare.

"Si ma...Dylan non mi è mai piaciuto, ho sempre trovato strano il modo in cui si comportava, specialmente per un ragazzo della sua età. Ma Kaleb, lui era l'esatto opposto. Sono come gemelli, solo diversi, entrambi dalla bellezza divina ma opposti. Dylan è la parte oscura, il buio, mentre Kaleb la luce, il giorno.
Sono sole e luna, cielo e tarda capisci?" Balbettò Caitlyn prendendosi la testa tra le mani.

Annuì. Certo che capivo. Non avrei creduto nemmeno io ad una cosa del genere finché non l'avessi visto con i miei occhi. E infatti fu così.

"Cosa facciamo adesso?" Le Domandai dopo un po'. La vidi tormentarsi le mani, come me e sospirare. Si tolse le scarpe e si adagiò sul letto a pancia in su.

"Non lo so. So solo che non riuscirò più a guardarli come prima. Lì vedrò sotto una luce diversa d'ora in poi..." ammise dispiaciuta.

Mi distesi accanto a lei con le mani in grembo.
Erano davvero dei bei ragazzi, entrambi. Kaleb biondo scuro con gli occhi azzurri che sembrano risplendere come il cielo, una bellezza mozzafiato. E quando l'avevo visto la prima volta il cuore mi batteva talmente tanto forte che pensavo che uscisse dalla gabbia toracica e si mettesse a ballare il valzer.
Ma appena mi accorsi di quello che stavano facendo ad Alec e al suo amico che da quel giorno in poi non abbiamo più visto a scuola mi sono sentita come in gabbia, come sul punto di morte.

Il brivido del rischio "illusioni e delusioni" [ Completato ]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora