Capitolo 16

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Pov's Caitlyn

Mia madre andò via la mattina seguente e nonostante fosse debole per la crisi avvenuta nel cimitero decise di affrontare la giornata con determinazione. Come se tutto quello che aveva passato fosse soltanto...passato.
Io invece non riuscì a essere come lei, appunto quando mi guardai allo specchio notai due occhiaie enormi sul viso. Sbuffando cercai di ricoprirle con il correttore ma non ci riuscì. Si vedevano ancora.
Lasciai perdere borbottando varie imprecazioni e scesi giù per andare a scuola.

Ieri, per tutta la notte non avevo fatto altro che pensare a Dylan e alle sue parole. Cercavo delle risposte e quando volevo scoprirle arrivavano altre domande nella mia mente. E tutto mi stava facendo impazzire. Come se non bastasse Dylan e il suo atteggiamento freddo e distaccato mi stava facendo un effetto strano. Tutto in lui era contraddittorio...
Prima era serio e impassibile e non mostrava nessuna emozione, poi quando le mostrava era dolce e gentile, ma sempre distaccato e alla fine sembrava che ci tenesse a me ma che non volesse stare con me. E questo mi faceva confondere.

Per quanto fosse incasinata la mia vita appena entrai dal cancello principale della scuola Isabel mi si fiondò addosso con un sorriso gentile, e io mi dimenticai di tutti i problemi del mondo.

"Cara...lo sai che è venuta una nuova ragazza a scuola?" Disse prendendomi a braccetto e conducendomi verso la panchina dove c'erano Taylor e Jennifer insieme ad Alec.

Ecco, Alec è un altro dei problemi che mi ha creato confusione. E non avevo più parlato con lui da quando...? Ah, si! Da quando ci eravamo incontrati in corridoio, o forse era a casa di Steve? Scossi la testa e vidi che Taylor mi stava salutando. Mi dimenticai di chiedere ad Isabel chi era la ragazza nuova ma pensai che non mi interessasse. In fondo, chissene frega se viene una nuova alunna. Basta che non sia come Elizabeth che gironzola per la scuola lanciando a me ed Isabel occhiate minacciose e a me va bene. Ho altri pensieri per la testa.

Cinque minuti più tardi mi separai dagli altri per andare a lezione di matematica. Notai gli sguardi delle ragazzine di prima e seconda che si fissavano su di me e bisbigliavano parole come: "lei è una delle ragazze popolari della scuola" o "hai visto quanto è bella? Il mio ragazzo non fa che guardarla quando passa per i corridoi dimenticandosi di me." Oppure "Lei è quella che con la sua migliore amica quattro anni fa ha picchiato Elizabeth." Anche frasi tipo: "Che puttana, che figa, ma l'hai vista oggi? Sembra uno zombie che cammina, quella è la ragazza che sta con Dylan Henderson e Kaleb Gardner, lei è la migliore amica di Taylor il capitano della squadra di football nonché figlio del vicepreside, vorrei essere come lei, vorrei prendere il suo posto almeno per un giorno... e cazzate varie.

Ci avevo fatto l'abitudine da tempo ormai, ma oggi è come se avessi messo piede per la prima volta nei corridoi, di solito non ci facevo caso alle voci delle ragazze o alle esclamazioni di stupore dei ragazzi. Però oggi vedevo tutto diversamente, sentivo diversamente.
Una spalla sbattè contro di me e io dovetti appoggiarmi ad un armadietto per non cadere. I sussurri si ammutolirono.

"Oddio scusami tanto...cioè non volevo...non l'ho fatto apposta..." cominciò a balbettare una ragazza e quando alzai gli occhi per guardarla sgranai gli occhi. Era bellissima.

Capelli biondo miele con dei riflessi dorati sulle punte, occhi castani da bambola e pelle color porcellana. Sembrava una dea. Un angelo pensai. Lei continuava ancora a blaterare scuse e io la fermai subito.

"Non ti preoccupare, non mi hai fatto nulla." Le dissi sorridendo.

Lei mi guardò un istante e si sollevò. "Meno male! Ne sei sicura? È che non stavo guardando dove andavo..." la interruppi ancora.

Il brivido del rischio "illusioni e delusioni" [ Completato ]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora