Capitolo 27

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Pov's Dylan

Erano passati due giorni dall'ultima volta che avevo visto Caityln, due giorni dalla nostra ultima litigata. Avevo fatto in modo di non incrociarla durante la scuola e di essere il meno possibile turbato, ma dopo l'ultimo messaggio che avevo ricevuto la cosa mi era stata molto difficile.

Come mi era stato difficile parlare a Kaleb di quello che stava succedendo, perché sapevo che le informazioni che avevo avuto erano molto fragili e se finivano in mano sbagliate potevano avere conseguenze drastiche.
Sapevo che Kaleb era il mio migliore amico, ma questa volta, era meglio se non sapeva affatto.
Ero ipocrita lo sapevo, ma era per tenerlo al sicuro e con esso anche Caityln.

Lei non era pronta per tutto questo, dopo l'ultima volta appunto, non ci eravamo mai incontrati,nemmeno in mensa e durante le lezioni ero sempre quattro banchi dietro di lei in fondo. Avevo evitato Kaleb e Taylor, ma sapevo che non potevo evitarli per sempre.

Sospirai e mi passai una mano fra i capelli.
Ero svuotato, avevo troppi pensieri per la testa, ero confuso e non sapevo che fare. Tutto questo mi stava facendo impazzire.

"Maledizione!" Sbattei il pugno sul muro e le mie nocche diventarono rosse. Strinsi forte i pugni e abbassai la testa.

Cosa potevo fare adesso? A chi potevo dirlo?

"Dylan? Sei a casa?" Sentì la voce di mia madre al piano di sotto e lasciando andare la porta mi diressi giù nascondendo la mano dentro la manica della felpa.

La trovai in soggiorno che rovistava alcuni documenti e appena mi sentì arrivare mi guardò.

"Stai bene? Sembri pallido..."

Annuì e mi accomodai sul divano di fronte a lei in modo sciolto.
"Tutto bene mamma, sono solo stanco." La guardai impassibile.
"Come mai sei preoccupata per me adesso?" Le chiesi con sguardo accigliato.

Fece una smorfia. "Sei mio figlio, io mi preoccuperò sempre per te!" Disse in modo teatrale.

Al che scoppiai a ridere. "Scusa mamma ma non ti credo di una virgola." Le dissi ridendo con le lacrime agli occhi. Il suo sguardo cambiò e diventò più duro.

"Non ti permetterò di parlarmi in questo modo hai capito?" Sbatté il plico di documenti e quello fece un suono che rimbombò in tutta la sala.

La fissai e smisi di ridere. Sospirai e mi appoggiai i gomiti sulle ginocchia.
"O sennò? Cosa fai mi denunci? Scommetto che vorresti farlo ma sapresti che un altro scandalo alla nostra famiglia e il tuo nome si infrangerebbe. Sei un avvocato di maggior successo devo dire, non vorresti mai avere un caso da trattare, specialmente con tuo figlio no?" Mi alzai e la raggiunsi.

Il suo sguardo restò immutabile ma vidi dai pugni che stringeva e dal petto che si alzava e si abbassa a ritmo frenetico che era incazzata e che voleva darmi uno schiaffo. Nonostante questo io continuai a farmi beffe di lei.

Le sorrisi senza emozione appena le arrivai davanti.
"Sai cosa ho imparato da te? Mentire mamma. Sai un'altra cosa? Che lo so fare benissimo e questo lo sai già perché lo fai di continuo tu, lo fai con i tuoi clienti e lo fai con gli amici, lo hai fatto per tutti questi anni e lo farai per sempre mamma. Mentirai. Quindi scusa se non ti credo quando mi dici che sei preoccupata per me perché hai avuto diciotto anni per farlo e non lo hai fatto, non lo hai fatto neppure per Kerena quando aveva più bisogno di te e non lo stai facendo tutt'ora. Perché sennò non diresti a tutti che tua figlia è morta. Perché io lo so, so cos'è successo. So che state facendo tu e quell'uomo di merda che mi ha concepito. So che è uscito di prigione e che sta gironzolando per il mondo. Io so tutto, mamma ricordatelo."

Il brivido del rischio "illusioni e delusioni" [ Completato ]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora