Il brivido del rischio "illusioni e delusioni" [ Completato ]

Capitolo 39

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Pov's Dylan

"Si congela.." è la prima cosa che disse Kaleb una volta scesi dalla macchina.
Il cielo si era oscurato e la neve stava incominciando a cadere. Di nuovo.

Io guardai il cielo e il foglietto tra le mie mani.
Un giorno fa ricevetti a casa una lettera, dentro di essa conteneva una foto e un pezzo di carta.
Appena la vidi, la riconobbi, era la sua calligrafia.
Rimasi davvero sorpreso e stupito, non pensavo che potesse mandare una cosa del genere al mio indirizzo di casa, e sapendo che vivevo con mia madre.
Doveva davvero amare il rischio, pensai.

Solo che pensavo di essere nel punto giusto, ma ancora una volta i miei piani non erano andati come pensavo andassero.

"Allora...?" Affermò Kaleb venendomi di fianco. Io lo guardai e sospirai.
Non sapevo più come procedere, era andato tutto troppo in là.
Ma ancora più complicato, era il contenuto che si trovava all'interno del foglio.

Una data, un indirizzo e un'ora.
Niente di più, niente di meno.

"Penso che sia giunta l'ora non credi? Anche se tutto questo mi fa un effetto un po' strano. Sai, non pensavo che succedesse tutto così in fretta, in fondo la stiamo cercando da un paio di anni ma non l'abbiamo mai trovata, e ora è lei che vuole essere trovata. Non ti sembra tutto troppo facile?" Disse Kaleb fissandomi.

"Si, mi sembra tutto strano. Non so nemmeno a cosa pensare." Affermai cercando di ricollegare i pezzi insieme.

Insomma, dopo quell'incidente lei era sparita dalla faccia della terra, per poi trovare che aveva inscenato una finta morte per non essere trovata. Avevo ingaggiato pure un detective, ma tutto quello che ero riuscito a trovare era che viveva qua, più esattamente a Londra, ma niente di più.
Avevo trovato pure un ragazzo della mia età che aveva un QI dieci volte superiore del normale che lavorava per un'organizzazione investigativa internazionale, dove qualche mese prima avevo scoperto che quel bastardo di mio padre lo aveva pagato per scoprire dove si trovasse mia sorella, ma, dopo che avevo scoperto che quel ragazzo non voleva dirmi nulla, avevo pensato a spaventarlo un po' ma lui testardo com'era non mi aveva detto nulla.

Sbuffai e a fianco di Kaleb camminai nel giardino.
Eravamo venuti a casa mia, dove vivevamo quando io ero piccolo. La casa di quel bastardo.

Era uguale il giardino. Non era cambiato per niente, stava diventando solamente più vecchia.

"Sembra che cada a pezzi." Mormorò Kaleb.

"Si, non è stata utilizzata da più di 10 anni." Toccai la porta con una mano e quella si aprì subito.

"Wow, non è nemmeno chiusa." Affermò entrando prima di me.

Ci guardammo intorno e tralasciano le ragnatele, la sporcizia, la polvere, i detriti e i buchi nel pavimento e nel muro, non notammo niente di strano. I mobili erano ancora come li ricordavo, non erano stati mossi da lì, erano solo ammuffiti.

"Certo che sembra la casa di un film horror non pensi?" Disse Kaleb.

Io nel mentre presi un panno che avevo portato e lo misi sopra il divano per poi sedermi.
"Già, se non fosse che dovremmo passare la notte qua perché dobbiamo, non verrei mai in una casa del genere."

Kaleb sorrise e mi affiancò. Prese la lettera che tenevo in grembo e lesse:
"New strandford, Maine, England, 1267."

C'era pure una foto all'interno della busta, era la foto di questa casa all'inizio.
La data era quella di domani.
Domani quindi l'avrei di nuovo incontrata dopo anni in questa casa.