Prologo

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Pov's Kerena

Ero seduta in salotto a guardare la televisione quando all'improvviso avevo sentito sbattere la porta di casa.
Mio padre si era fermato vicino alla colonna e si era appoggiato con una mano al muro.
In questi giorni era sempre stato così.
Ritornava a casa ubriaco che alle volte faticavo a crederci che fosse lui la persona a cui tanto volevo bene.

Mio fratello mi aveva detto di stargli alla larga ultimamente, e siccome non gli avevo mai disubbidito, lo avevo fatto senza battere ciglio, perché intuivo che avesse una ragione valida per dirmi di stargli lontano.
Se c'era qualcosa che faceva era per il mio bene avevo pensato.

Mi ero alzata e avevo spento la televisione dato che non trasmettevano nulla di interessante a quell'ora...non sapevo nemmeno il perché l'avevo accesa, avevo pensato sbuffando.
Avevo percorso il corridoio per andare di sopra in camera mia ma all'improvviso una mano mi aveva afferrato per il polso.

Mi ero girata e mi ero ritrovata davanti due occhi che erano tanto simili ai miei e che avevo amato fin da piccola, che mi guardavano inespressivi.

Rossi.

Vuoti.

Non avevo mai visto così mio padre.

I suoi occhi ora mi facevano paura. Sembrava un altra persona.
Erano talmente inquietanti e stirati di rosso che le sfumature grigio azzurre che aveva erano inesistenti.

"Dove credi di andare?" Aveva affermato mentre stava stringendo la presa sulla mia mano.
Mi faceva male.

" Ahi- Lasciami!"  La mia voce si era rotta quando lo avevo affermato.

Mi erano salite le lacrime agli occhi ma avevo cercato di farmi coraggio e le avevo ricacciate indietro.
Mi ero detta che non potevo piangere.
Che non potevo essere sempre la prima a scoppiare a piangere per ogni minima idiozia.
Che non potevo essere così sensibile.

Avevo cercato di divincolarmi in quel momento, però lui mi aveva tirato uno schiaffo così forte che ero caduta a terra.
La mia schiena era andata a sbattere contro le mattonelle fredde del pavimento e sentì che qualcosa si era rotto.

Avevo urlato per il dolore e quando mi aveva alzato stringendomi per i capelli in un pugno, ero scoppiata a piangere incapace di resistere oltre. Avevo cercato di divincolarmi e di scappare ma la sua forza era superiore alla mia. Sembrava come se fosse stato posseduto dal demonio.

Mi aveva buttato sul divano con così tanta forza che la mia schiena, urtò qualcosa di duro per una seconda volta.

Avevo pianto senza sosta, le lacrime che scendevano come un fiume in piena, anche quando mi aveva tirato un altro schiaffo, più forte del primo.
In quel momento la mia mente si era offuscata per qualche secondo per la potenza del tiro. Come se il mio cervello avesse smesso di funzionare in quell'attimo. 

"Tu sei identica a tua madre! Una puttana!" Aveva sibilato con uno sguardo minaccioso e la voce roca.
Quando avevo alzato lo sguardo lo avevo visto.
Nei suoi occhi non leggevo più l'amore che aveva per me.

Non mi riconosceva più, avevo pensato.

"Scommetto che anche tu te ne andrai via come una poco di buono " aveva aggiunto furioso e i nervi della sua mano si erano tinti di rosso dalla rabbia.
Allora si che mi ero spaventata.

Ma cosa potevo fare? Cosa poteva mai fare una ragazzina come me di quattordici anni?
Una ragazzina che non sapeva far altro che uscire con le amiche e con il suo ragazzo.
Una ragazzina che appena usciva e vedeva qualcosa di bello lo comprava.
Una ragazzina come le altre che non era preparata a tutto questo e che non le era mai passata per l'anticamera del cervello che potesse succedere un tale orrore.

Il brivido del rischio "illusioni e delusioni" [ Completato ]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora