Capitolo 24

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Pov's Caitlyn

Il vento mi sferzava i capelli mentre il freddo mi entrava nelle vene fino a farle congelare.
Il mio cappotto non aiutava con questo tempo, e nemmeno la coperta che avevo portato per mettermi addosso era utile.
Così mi alzai e raccolsi tutto quello che avevo portato e li misi dentro lo zainetto. Inutile dire che ero venuta per nulla...

Rabbrividì quando una ventata d'aria congelata mi schiaffeggiò in faccia procurandomi la pelle d'oca. Rivolsi un'ultima occhiata alla lapide e stando attenta a dove mettevo i piedi camminai verso l'uscita. Una, o due volete inciampai nonostante avessi la torcia puntata sulla ghiaia. Ma dato che qualche ora fa aveva piovuto, il terreno era ancora scivoloso e infangato.

Mi chiedevo soltanto, perché ero dovuta venire oggi?
Con questo tempo per giunta?

Non trovando risposta alla mia domanda scacciai tutti i pensieri per la testa e mi concentrai su dove mettevo i piedi.
Uno, due, ramo, fango, sasso, uno, due...
Più in là trovai il cancello di ferro arrugginito e lo aprì lentamente. La guardia che doveva sorvegliare questo posto non c'era, forse era andata a fare un pisolino oppure non sarà proprio venuta. Sospirando uscì e mi coprì con il cappuccio in testa.

La strada era illuminata solo da pochi lampioni e non c'era anima viva per la città. Feci dei passi molto lunghi per ritornare a casa prima del tramonto, o almeno qualche ora prima per poter dormire un po' e andare a scuola tra qualche ora.

La fioca luce provocata dalla luce tremolante del lampione rendeva la mia vista super aguzza e il mio udito super sensibile ad ogni rumore. Perciò quando sentì delle foglie scricchiolare un po' più indietro di me mi girai di scatto a trecento cinquanta gradi e perlustrai la zona affianco a me. Non c'era nulla.
Strano, forse mi starò immaginando tutto.
Rumori, passi, sospiri...

Decisi che era meglio se me andavo il più in fretta possibile a casa e mi maledissi per non aver preso la macchina. A quest'ora almeno non avrei avuto paura di camminare per strada.

Eastbourne è sempre stata molto tranquilla come località e come paese. Ma a quest'ora di notte, di inverno era facile che avessi paura.
Il buio ti entrava dentro le viscere e io pensai anche di sentire delle voci nelle vicinanze.
Ero arrivata vicino al molo e avevo tutto un tratto da fare a piedi quando sentì per davvero delle persone che parlavano. Ma non normalmente, ma urlando.

Mi fermai all'improvviso e tenni le orecchie ben aperte visto che non volevo andare nella direzione dai cui provenivano le voci.
Così aspettai e riconobbi certe parole urlate e trasportate dal vento.
Rabbrividì.

Si stavano minacciando. Un uomo, anzi due uomini e una voce più bassa, minacciosa e grave. Una voce che ti faceva venire la pelle d'oca in tutto il corpo.

Restai ferma in mezzo alla strada per qualche minuto poi mi incamminai a passo svelto verso casa.
Aumentai il passo e ad un certo punto sentì il rumore di una bottiglia di vetro rompersi contro qualcosa.
Il mio respiro accelerò così come il battito del mio cuore.
Cosa dovevo fare? Che si faceva in queste situazioni? Scappare? O andare a dare un'occhiata?

Mi girai e dietro di me vidi tutto buio. Era buio pesto e le voci si erano calmate. Forse erano degli ubriachi...dei barboni che si stavano picchiando...che senso avrebbe restare qui no?
Bene Caitlyn, meglio se te la fili.
Questa volta ascoltai la mia coscienza e me ne andai alla svelta. Solo che nel farlo urtai contro un cassonetto della spazzatura e questo si rovesciò creando un tonfo profondo che riecheggiò nel silenzio della notte.

Il brivido del rischio "illusioni e delusioni" [ Completato ]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora