Capitolo 25

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Pov's Caityln

Eravamo occhi contro occhi. Le sue iridi grigio azzurre erano diventate profonde e scure, ma brillavano di una luce propria. La riuscivo a vedere, ma non riuscivo ad interpretarla.
Cercai di calmare il mio respiro che nonostante i miei tentativi diventò ancora più veloce. Sentivo il mio cuore battere a un ritmo troppo scombussolato ed ebbi il timore che prima o poi andassi in arresto cardiaco, per le troppe pulsazioni.

Cercai di fare un passo indietro e aumentare la distanza tra di noi ma i miei piedi non decidevano a muoversi, erano come incollati al terreno, ben saldi.

Dylan mi fissò tanto intensamente che mi dimenticai di dove eravamo.

"No." Disse in un soffio.

Lo guardai senza capire. "Che cosa?"

Alzò gli angoli della bocca in un sorriso appena accennato. "No, non ho mai portato qua Claire. Mai."

Il modo in cui lo pronunciò mi fece intuire che ci fosse dell'altro che mi volesse dire, così aspettai che continuasse, solo che non lo fece. Si limitò a fissarmi con quei suoi occhi ,impassibile.

"Dylan...noi non dovevamo stare lontani?" Domandai mordendomi il labbro.

Lui rilasciò un sospiro e annuì. "Si, dovevamo restare lontani. Hai ragione, ma perché non possiamo farlo?"

Lo guardai confusa. "Perché non possiamo?"

Lui mi sorrise. "Sembriamo due pappagalli, stiamo ripetendo le frasi dell'altro."

Lo guardai un attimo poi scoppiai a ridere.
Dopo un po' lui si unì a me e mi resi conto che era divertente e strano allo stesso tempo.
Eravamo vicinissimi tanto che riuscivo a vedergli le lentiggini appena accennate sopra il naso e nonostante questo stavamo ridendo.
Mi piaceva il suono delle nostre risate che si confondevano e si mescolavano tra di loro fino a creare una perfetta melodia.
Al contrario della mia voce però, la sua era più sottile ma allo stesso tempo era rauca e decisa.

Dylan si interruppe e anche la mia risata di sfumò in polvere quando mi appoggiò il palmo della mano sulla mia guancia. Mi uscì un sospiro e dischiusi le labbra incatenando i miei occhi nei suoi.

Mi accarezzò la guancia come se fossi stata di vetro, un piccolo pezzo di vetro fragile che se non lo avesse toccato dolcemente si sarebbe rotto e disintegrato, diventando la materia di cui prima era fatta.

I suoi occhi impassibili ora erano velati di un sentimento che non avevo mai visto nel suo sguardo. Le sue iridi erano in combutta tra di loro, dentro i suoi occhi vi ci leggevo tante emozioni che mi sorpresero. Erano come un mare in tempesta, una battaglia piena di caos. Era confuso. Anche io lo ero.

"Cosa mi hai fatto?" Mi chiese con voce impassibile anche se i suoi occhi erano tutt'altro che impassibili.

"Perché dici così?" Sussurrai.

Mi lasciò la guancia e mi prese a lisciare una ciocca di capelli che era caduta davanti al viso.

"Io...è come se..." sospirò.
Nel suo sguardo vidi passare un velo di tristezza e all'improvviso i suoi occhi cambiarono espressione. Diventarono più freddi. Lasciò ricadere la sua mano inerte lungo il fianco e fece un passo indietro, poi un altro. "Nulla. Non ha più importanza adesso."

C'era dell'altro. I suoi occhi li avevo visti mentre erano cambiati. Erano diventati più duri. Aveva lottato contro qualcosa dentro di se, come se dentro di lui ci fossero due parti contrastanti, una negativa e una positiva.
E alla fine aveva vinto quella negativa. Il buio aveva sconfitto la luce. La notte aveva preso il sopravvento sul giorno. La luna aveva oscurato il sole.

Il brivido del rischio "illusioni e delusioni" [ Completato ]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora