Il brivido del rischio "illusioni e delusioni" [ Completato ]

Capitolo 31

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Pov's Caitlyn

La notte era lunga.
Era lunga quanto una fitta strada nel mezzo di un bosco sperduto.
Era lunga quanto un'autostrada senza fine.
Era lunga quanto i pensieri delle persone.
Era lunga come il cuore, che dopo aver commesso tanti errori non aveva imparato, non aveva capito che la felicità ci consumava, ci attanagliava, ci logorava. Se ne andava, la felicità era solo un miraggio, un piccolo e insignificante miraggio.
La notte era questa, era lunga e i pensieri ti riaffioravano nel buio e nel silenzio della quiete. Tutto taceva, il battito del mio cuore, lento e regolare era l'unica fonte di suono che sentivo rimbombarmi nelle orecchie.

Il cinguettio degli animali si era spento, come le luci nelle abitazioni. Tutto taceva.
La notte era lunga.
Ti straziava. Ti faceva riflettere e poi ti uccideva.
Ti faceva pentire e poi ti uccideva.
Sapeva i tuoi punti deboli.
Sapeva dove colpiti.

Anche se eri la persona più dura di questo mondo la notte sapeva il tuo tallone d'Achille.
Sapeva come spegnerti.
E tu, in silenzio, nella notte lo facevi.
Ti spegnevi, lentamente, finché non durava il buio. Finché non vedevi quella palla rosso fuoco schiarire il cielo dalle tenebre.
Finché non vedevi lo spiraglio di luce arrivare in tuo soccorso, ma ormai era troppo tardi.
Il buio ti aveva preso. Eri persa. Sono persa. Per sempre.

***

Mi svegliai all'improvviso con un forte capogiro e un dolore alla testa. Aprì gli occhi ma li dovetti chiudere all'istante per via della luce che fuoriusciva dalle tende.
Mi massaggiai le palpebre e con calma aprì un occhio per volta, lentamente.

Sbattei le palpebre un paio di volte finché tutto non divenne chiaro alla mia vista e la luce del sole non mi creava problemi. Misi a fuoco le tende socchiuse bianche e una parete grigio scura alla mia destra, ma cosa...?
Mi guardai intorno e mi allarmai notando che i mobili super lussuosi in mogano e la televisione al plasma appesa alla parete non erano di camera mia.
Nemmeno me li potevo permettere...pensai.

Mi alzai restando super concentrata a non avere un altro capogiro e mi guardai attorno.
Mi concentrai pensando a cosa avessi fatto ieri sera e a come ero finita qua ma non mi venne in mente nulla.
Aspetta! Ma se avessi fatto sesso con un tipo sconosciuto?
Dopo la festa non mi ricordavo più nulla.
Mi ricordavo di aver parlato con Daniel e di avergli detto addio, ma poi..?
Ero talmente tanto ubriaca da andare a letto con il primo che mi capitava?

Mi misi a scuotere la testa scioccata. Controllai subito se fossi vestita e tirai un sospiro di sollievo notando che ero tutta intatta e con dei pantaloni di una tuta verdi militare e una felpa nera. Aspetta, aspetta...felpa nera e tuta militare?
Ieri sera avevo un vestito attillato da infermiera per la festa di Halloween e oggi avevo questi?
Presa dal panico scesi dal letto ma nel farlo urtai contro lo spigolo del comodino nero e lanciai un urlo.

"Cazzo, cazzo!" Mi massaggiai il mignolo e trattenni le lacrime che mi stavano per uscire quando la porta della camera si aprì e ne entrò l'ultima persona che pensavo di vedere.

Rimasi un attimo a bocca aperta, e mi dimenticai del dolore al mignolo appena concentrai la mia attenzione sul petto abbronzato e scolpito del ragazzo di fronte a me che mi stava fissando come se fossi pazza.

"Cos'è successo? Perché stavi urlando?" Domandò con cipiglio interrogativo con la sua voce calma e impassibile.

All'improvviso mi venne in mente che la mia gamba aveva sbattuto contro lo spigolo e il dolore si fece sentire ancora più forte.
Trattenni a stento dall'urlare di nuovo e mi premetti le dita sul mignolo soffiandoci sopra per calmare in qualche modo il dolore.