AL LAVORO!

4.8K 196 4
                                    

"La musica è il linguaggio universale dell'umanità"
H. W. Longfellow

Ritornata a casa decisi che avrei dovuto pur farne qualcosa della mia vita. Rimanere sdraiata sulla spiaggia  mi era servito per comprendere come fosse necessario che prendessi in mano la mia esistenza e iniziassi a non affidarmi sempre agli altri.

Ispirata, andai al pianoforte che i miei genitori avevano ricevuto in eredità per tentare di schiarirmi le idee. Iniziai a suonare seguendo lo spartito che era posizionato sul leggio. Non era un brano particolarmente complesso ma mi permise comunque di rendermi conto di quanto fossi migliorata nell'esecuzione dei pezzi.

<<Ricordo ancora la prima volta che lo suonasti >> disse Brian comprendo sulla soglia della porta.

<<Vedo che non hai perso il vizio di comparire all'improvviso davanti alle persone>>

<<Avevi sette anni>> proseguì lui ignorandomi <<Ci avevano appena portato questo pianoforte e tu iniziasti subito suonarlo, papà provò a spiegarti  come funzionava e nel giro di un'oretta sapevi già suonare il motivetto di "tanti auguri a te">>

Scoppiammo entrambi a ridere a quel ricordo. La mia grande fortuna era stata avere ritmo e orecchio, quindi all'epoca mi venne abbastanza naturale associare le note alla canzoncina.
Non sapevo nulla di spartiti, pulsazioni, durata delle note eppure riuscii eppure riuscii quasi  subito ad azzeccare la sequenza: do do re do fa...

<<Già>> confermai <<Me lo ricordo bene>>

<<Poi sei diventata un vero e proprio mostro al piano>>

<<Grazie per avermi dato del mostro>>

<<Era in senso buono, intendevo dire che sei molto brava a suonare>>

Bastò quel complimento per farmi tornare in mente le parole di Alessandro.
"No,non permettergli di infiltrarsi nei tuoi pensieri"

<<Grazie>> mi limitai a rispondere mentre mio fratello si lasciava sprofondare nella poltrona posizionata vicino al pianoforte.
<<Tu suoni ancora il violino?>>

<<No, veramente mi ero iscritto solo perché c'era Chelsea>>

Brian era innamorato della mia amica Chelsea ma non aveva mai avuto il coraggio di dichiararsi, francamente non capivo chi dei due fosse il più timido.
Anche se, nella mia situazione, non potevo permettermi di giudicarlo.

<<Quando hai tempo poi potresti aiutarmi con un compito di inglese, a scuola ci hanno dato un tema ma non ho idee>>

<<Certo, volentieri!>> accettai subito.

Ovviamente il suo concetto di "aiuto" era: tu detti e io scrivo.

<<Sai che stavo pensando di iniziare a dare lezioni di piano?>> gli chiesi, dicendo ad alta voce un'idea che mi ronzava già da un po' di tempo nella testa.

<<Davvero? >>

<<Sì, alla fine non ho nient'altro da fare>> confessai alzando le spalle  << Potrei aiutare al bar la mattina e dare lezioni il pomeriggio. Credi che qualcuno sarebbe interessato?>>

9 MESI PER CRESCEREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora