NON POSSO

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Ovviamente alla fine Chiara riuscì a convincermi a seguire il suo folle piano.
Ci trovammo il giorno successivo per definire i dettagli a casa sua.
Chiara abitava in un elegante appartamento nel centro della città.
La sua famiglia era completamente differente dalla mia: I suoi genitori lavoravano entrambi in tribunale e avevano sempre fatto di tutto per garantire alla figlia un futuro luminoso.
Chiara di fatto era una ragazza garbata, gentile e disponibile quasi con tutti ed era raro vederla arrabbiata o di malumore.
In un certo senso invidiavo questo questo lato del suo carattere, invidiavo la sua spensieratezza ma anche la sua risolutezza nell'affrontare i problemi e soprattutto la sua capacità di esporre i suoi problemi senza temere il giudizio degli altri.

<< non è molto difficile!>> mi disse mentre eravamo sedute sul letto della sua camera. << lo vedi, lo saluti e gli dai in mano l'ecografia!>>

<< sì certo!>> sbottai io << anche ammesso che trovassi il coraggio di avvicinarmi a lui, come credi che reagirebbe?>>

<< non lo possiamo sapere finché non ti decidi a parlargli!>>

<< io sono sicura che lui non vuole formare una famiglia con me ma preferisco rimanere nel dubbio piuttosto che ricevere un rifiuto; credo che non lo sopporterei>>

<< io non riesco a capirti, veramente>>

Andiamo avanti così per una buona mezz'ora, Chiara non riusciva  proprio a capire la mia situazione, non si rendeva conto che probabilmente non sarei stata in grado di sopravvivere ad un rifiuto di Alessandro.

Lei aveva una vita perfetta e non si trovava nella mia situazione, non sapeva che cosa volesse dire non avere nessuno su cui contare.
Avevo un disperato bisogno di sfogarmi con qualcuno, di piangere ed essere consolata, ma, in Italia, non c'era nessuno su cui potessi contare.

Quando tornai a casa vidi che mia madre mi stava aspettando in cucina e, non appena mi vide entrare, sbatté sul tavolo il mio test di gravidanza.

<<Così sei incinta?>> Mi chiese con la sua voce rauca e un mezzo sorriso.

<<Sì>> dissi alzando le spalle. Negare sarebbe stato inutile. << Allora?>>

Lei scoppiò in una sonora risata di vittoria mentre io mi limitavo a guardarla impassibile.
Quando ebbe finito il suo sfogo divenne seria di colpo.

<<Chi è il padre del mostriciattolo?>>

<<Non sono affari tuoi>> dissi alzando le spalle.

Lei mi squadrò con attenzione. << Non c'è, vero? O almeno non sa di averti ingravidata>>

<< Quella che non sa proprio niente sei tu>>

<< Se avessi qualcuno te ne saresti già andata di casa, ma sei ancora qui e questo può solo farmi pensare che sei sola, sola esattamente come lo ero io>>

Le rivolsi un'occhiata di fuoco.
Era la verità, sapevo che era la verità ma non volevo ammetterlo.

<< Non ti preoccupare, toglierò presto il disturbo>>

<<Lo spero bene>> disse lei scuotendo violentemente la testa <<i pianti dei mocciosi non li ho mai sopportati>>

9 MESI PER CRESCEREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora