QUANDO LA VITA TI SCUOTE

6.6K 239 17
                                    

Entrai in quello che all'apparenza sembrava un edificio qualunque e mi ritrovai catapultata in una specie di ospedale. A differenza dei normali ospedali, però, l'ambiente sembrava più rassicurante e sopratutto non c'era quel fastidiossimo odore di igienizzante.
Venni accolta da una ragazza sorridente dai modi fin troppo gentili.

<<Benvenuta! Che cosa possiamo fare per te cara?>>

<<Salve, io oggi ho fatto un test di gravidanza che è risultato positivo quindi... ehm volevo sapere che cosa dovrei fare>> mi sentivo totalmente in imbarazzo.

Non ne sapevo nulla di gravidanze e dintorni, sapevo solamente che se fossi andata in ospedale avrei dovuto pagare mentre qui il servizio sembrava essere gratuito.

<< Certo, dunque abbiamo a disposizione una ginecologa che ti spiegherà tutto e potrai anche fare un'ecografia di controllo>>

Detto questo mi condusse in un'altra saletta dove era seduta una ragazzina che avrà avuto almeno un paio di anni in meno di me intenta a mangiarsi le unghie.
Mi sedetti tentando di rimanere calma e di sorridere alla ragazza che sembrava parecchio agitata.

<< Ciao, io sono Caterina>>

<<  Beatrice>> mi presentai, fingendo un tono di voce allegro.

<<Sei incinta?>>

<<Così pare >>

<<Anche io. Ma non voglio tenerlo, non so nemmeno come dirlo ai miei, se venissero a sapere che sono rimasta incinta mi butterebbero fuori di casa>>

<<E il tuo fidanzato?>>

<<Lui ha già detto che non ne vuole sapere niente, è un gran figlio di puttana>> fece in tempo a rispondere prima che venisse chiamata dalla ginecologa nella stanza delle visite.

Quando uscì aveva gli occhi rossi ma tutto sommato sembrava più tranquilla di prima.
Nel giro di pochi minuti fui invitata a entrare e mi trovai davanti ad una donna con un camice bianco che avrà avuto almeno quarant'anni.

<<Ciao, io sono Carla>> si presentò  << Allora, che cosa ti ha spinta a venire quì?>>

Le parlai del test di gravidanza e lei mi chiese a quando risaliva il mio ultimo ciclo e si informò anche sulle mie condizioni di salute.

<<Bene, direi che possiamo fare un'ecografia>> disse indicandomi con il dito il lettino sul quale avrei dovuto sdraiarmi.

Una volta caricata mi mise del gel appiccicoso sulla pancia e iniziò e sullo schermo apparve un'immagine sfocata.

<<Dunque, quello che vedi è l'embrione>> mi spiegò passando sulla pancia uno di quelli aggeggi che si vedono anche nei film << Anzi, sembrano due!>>

<<Cosa?!>> urlai in preda al panico.

<<Sì, signorina lei aspetta proprio due gemelli>>

No, no, no.
La mia mente era andata completamente in tilt. Era già difficile accettare il fatto di aspettare un bambino, figuriamoci due!
Anche ammesso che fossi riuscita a sopravvivere con due esseri nella pancia per nove mesi, come diavolo avrei fatto a mantenerli e badare a loro?

<<Senti>> Insistette lei posandomi una mano sul braccio nel tentativo di rassicurarmi <<questo rumore è il battito dei loro cuoricini >>

Riuscivo a sentirlo e, ora che mi concentravo, distinguevo anche i due piccoli puntini sul monitor. I miei bambini. Non potei fare a meno di trattenere una lacrima.
Non era quello che avevo sempre sognato, anzi avrei voluto scoprire di aspettare un bambino almeno tra qualche anno e recarmi in ospedale con il mio compagno mentre entrambi ci commuovevamo alla vista del minuscolo essere che avevano creato.
Invece ero in consultorio da sola, mentre un'estranea cercava di consolarmi. Eppure mi trovavo in quella situazione e dovevo cercare di affrontarla.

Dopo avermi visitata e aver verificato il mio buono stato di salute ritornammo alla sua scrivania.

<<Allora, hai già in mente che cosa fare?>>

<<Veramente no>> confessai <<Ho appena diciotto anni, questa estate dovrei andare negli Stati Uniti e diventare madre non era certo nei miei progetti>>

<<Capisco. Hai qualcuno che ti possa aiutare? I tuoi genitori, il tuo fidanzato?>>

<<No, quì in Italia c'è solo mia madre che non è una persona molto affidabile mentre con il padre dei bambini non ho una vera e propria relazione>>
Mi fece strano dire "il padre dei bambini", infondo Alessandro nemmeno sapeva che fossi incinta.
Lui viveva beato la sua vita.

<<Ho capito. In tutti i casi quì abbiamo anche una psicologa se avessi bisogno di parlare>> mi informò. << Intanto ti lascio le ecografie che abbiamo fatto oggi >>

Dopo che mi ebbe dato le foto uscii dal consultorio e osservai il contatto di Alessandro su Whatsapp.
Era online.
Che cosa dovevo fare?
Scrivergli? Per dirgli che cosa?
Non avevo assolutamente la forza di parlare con lui.

9 MESI PER CRESCEREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora