EPILOGO

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"Dovevamo ancora andare lontano.
Ma che importava, la strada è la vita"
J. Kerouac

Nei giorni successivi vennero a trovarmi anche i miei genitori adottivi che, con mia grande sorpresa, non appena mi videro mi abbracciarono.

Ero stata una stupida a dubitare del loro amore.
Mi ero fatta abbindolare dalle parole di Daniel, ma ora vedevo tutto con estrema lucidità.
Sapevo di chi fidarmi e da chi tenermi alla larga.
Troppo spesso lasciamo che un'azione sbagliata di chi vogliamo bene oscuri tutto ciò che di positivo ha fatto per noi. In quei giorni ripensai alla mia infanzia, ai luminosi pomeriggi trascorsi al bar quando la mia unica preoccupazione era che cosa avrei mangiato a merenda.
Mi resi finalmente conto di avere avuto un'infanzia felice, migliore di quella di molti altri bambini, e tutto quello era stato possibile grazie a due splendide persone che da quel momento in avanti avrei chiamato per sempre mamma e papà.

<<Hanno arrestato Daniel>> mi aveva detto Brian una mattina mentre allattavo le gemelle << Ci sono moltissime accuse contro di lui, non credo che passerà un bel periodo>>

<<Se lo merita>> commentai.

Sapevo che probabilmente i suoi avvocati avrebbero cercato di fargli ottenere la pena minore ma intanto lui restava in carcere.

<<Sai che sei più bella?>> disse di colpo Brian << L'hanno notato tutti. Da quando hai partorito hai il viso più luminoso>>

<<Grazie. Spero di essermi lasciata alle spalle gli errori del passato>>

<<Già, anche se ci sono ancora delle questioni che dovresti risolvere>>

<<Cioè?>>

<<Beh, ad esempio, dovresti parlare con il padre delle bambine>>

<<Ho provato a chiamarlo prima del parto ma non mi ha risposto>> gli raccontai.

In fin del conti non potevo rimproverare nessuno se non me stessa.
Magari con il tempo avremmo potuto chiarire.

<<Sai, forse ha cambiato idea>> ribatté lui senza riuscire a trattenere un sorriso.

<<Che cosa stai dicendo?>> chiesi confusa.

<<È arrivato qualche minuto fà dall'Italia>> mi rivelò << L'ho incontrato nella sala d'attesa e vorrebbe vedere te e le bambine>>

<< Perché non me lo hai detto subito?!>> urlai in preda ad un attacco di euforia <<Fallo entrare!>>

Brian scoppiò a ridere e fece entrare Alessandro.

Lui, a differenza di noi, aveva il volto teso e mi sembrava che il suo viso fosse leggermente scavato.

Quando lo vidi provai un forte imbarazzo.
Non potevo fare a meno di ripensare a tutti i miei sbagli mentre lui appariva limpido di fronte a me.
Nonostante l'apparente sciupatezza i suoi occhi erano sereni, caratteristica tipica di chi è in pace con se stesso.

<<Ciao>> mi salutò abbozzando un sorriso.

<<Ciao>> dissi invitandolo a sedersi sul bordo del letto.

Non appena mi fu accanto venni inebriata dal suo solito profumo che mi aveva colpito fin dal primo giorno che ci eravamo incontrati: forte senza risultare pesante.

Senza dire altro gli porsi le bambine tra le braccia.
Lui le accolse con titubanza e, non appena aprirono gli occhi, scoppiò a piangere.
Non fu un pianto fragoroso ma il suo viso divenne quasi completamente rosso e delle spesse gocce iniziarono a sgorgargli dagli occhi. Rimasi per l'ennesima volta commossa dalla sua genuina sensibilità.

<<Mi dispiace tanto, Alessandro>> iniziai mentre lui cullava le bambine <<Ho combinato un enorme casino e ti ho complicato la vita>>

<<È vero>> confermò lui senza staccare gli occhi dalle bimbe <<Ma è sempre stupefacente vedere come la vita trova il modo di semplificare ciò che noi uomoni rendiamo complicati
Come in questo momento>>

<<Hai ragione>>

<<Hanno entrambe lo stesso colore dei miei occhi>> mi fece notare commosso.

Iniziò a passeggiare lentamente per la stanza mentre io lo osservavo.
Se fosse entrato qualcuno avrebbe potuto tranquillamente scambiarci per una famiglia felice.

<<Lei ha il colore dei capelli di mia madre>> disse accarezzando i capelli color carota della bambina <<Mentre lei ti assomiglia molto>>

Dopo averle tenute in braccio per alcuni minuti me le riportò sul letto.

<<Hai già pensato ai nomi?>> chiese guardandomi negli occhi.

<<Sì, la bambina con i capelli rossi si chiamerà Margherita mentre l'altra Sofia... cosa ne pensi?>>

<<Penso che siano due nomi stupendi>>

<<Potranno prendere il tuo cognome...sembre che tu voglia>>

<<Certo, certo... avranno il mio cognome>>

<<Per quanto riguarda noi due invece...>>

<<Una cosa per volta>> mi stoppò lui con dolcezza <<Affronteremo un problema alla volta>> aggiunse dandomi un leggero bacio sulla fronte.
E così da quel giorno si aprì un nuovo capitolo della mia vita.
Non sapevo che cosa mo avrebbe riservato la vita ma ero certo che da quel momento in avanti sarebbe cambiato tutto.
Fino ad allora ero stata una ragazza fragile, insicura, costantemente ossessionata dall'idea di non essere all'altezza delle situazioni.
Grazie ad Alessandro e alle bambine si può dire che rinaccui una seconda volta.
Spesso i genitori dicono ai figli che sono unici ma spesso ci dimentichiamo del nostro dovere di sfruttare l'unicità che portiamo dentro di noi.
Promisi a me stessa che avrei cercato di trasmettere quell'importante messaggio alle mie figlie.
Promisi a me stessa che avrei insegnato loro a giudicare le persone dal loro valore e non dal loro aspetto esteriore.
Le avrei messe in guardia dalle scappatoie perché solo le vere fatiche ci riservono le gioie più grandi.

THE END

#Questa non è una nota

È nata come una storia estiva, leggera con la sola pretesa di tenere una piacevole compagnia a chi si fosse imbattuto in lei.
Con il passare dei capitoli, poi, mi sono appassionata sempre di più alla storia che la mia mente (malata) aveva partorito.
Così mi sono ritrovata quasi a trattenere le lacrime mentre scrivevo il capitolo conclusivo.
Volevo che fosse all'altezza del racconto ma che lasciasse ogni porta aperta. Alessandro e Beatrice staranno insieme?
Per la loro relazione mi sono ispirata ad un rapporto personale che stavo istaurando con una persona... ma ora io e il mio Alessandro abbiamo preso due strade diverse e credo che i nostri cammini non si incroceranno tanto facilmente.
Magari Beatrice sarà più fortunata di me, chi lo sa.
Anche se mentre scrivevo la storia la mia fonte d'ispirazione principale si è allontanata posso dire di essere stata comunque fortunatissima nel trovare lettori fantastici come voi.
Siete stati assidui e avete supportato sempre la mia storia.
Non potevo chiedere di meglio.
Scrivere per me è principalmente una passione ed avere un contatto diretto con i lettori mi sprona a dare sempre il meglio.
Quindi spero di potervi proporre presto una nuova storia.
Grazie. Grazie. Grazie.

9 MESI PER CRESCEREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora