COME HAI POTUTO

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"Non aspettare a chiedere scusa
Il tempo rovina le motivazioni"
F. Cortese

I giorni seguenti furono un vero delirio.
I fotografi e i giornalisti iniziarono ad appostarsi davanti alla casa di Megan per cercare di estorcermi sempre più particolari.

<<Mi spiace ma non posso dire nulla>> continuavo a ripetere <<Chiariremo nei luoghi più appropriati>>

Ovviamente ci fu chi mi diede della pazza alla ricerca di un po' di attenzione.
La cosa non mi sorprese: sapevo che dopo quelle dichiarazioni così forti avrei destato molto scalpore.
Io stessa non apparivo come la persona più onesta del mondo dal mio racconto: Daniel aveva mentito ma io non avevo fatto nulla per fermarlo.
Ero stata allettata dalle sue proposte e dalla prospettiva di vita che mi offriva, ero stata avara.

Una mattina, mentre io e Megan stavamo facendo degli acquisti per le bambine, mi telefonò il mio avvocato.

<<Daniel è in prigione!>> esclamò lui felicissimo <<Il magistrato ha convalidato l'arresto dopo aver esaminato le prove che gli ho fornito... e credimi, ci vorranno davvero degli avvocati molto in gamba per tirare Carter fuori dai guai>>

<<Perfetto>> dissi io senza troppo entusiasmo.

Sentivo di aver vinto la mia guerra contro Daniel ma, dopo la fine di un conflitto, anche i vincitori devono affrontare le conseguenze delle loro azioni.
Io avevo allontanato le persone a cui tenevo di più: i miei genitori, Brian, i miei amici e sopratutto il padre delle mie bambine.
Bambine che allo stato attuale sarebbero cresciute senza un genitore.
Perché anche ammesso che avessi ottenuto un generoso rimborso danni da parte di Daniel, non avrei mai potuto comprare un padre per le bambine.

Il termine della gravidanza era fissato per la settimana successiva e io dovevo assolutamente mettermi in contatto con Alessandro.

<<Ciao, sono Beatrice>> dissi non appena rispose al telefono dopo svariati squilli <<Ho chiamato in un brutto momento?>>

Lui non rispose subito.
<<No, ho appena terminato le prove per un concerto, che cosa vuoi?>>

<<Scusarmi>> sussurrai.

<<Pensavo che quella parola non esistesse nel tuo vocabolario>>

<<Sono stata una stupida cretina, Alessandro. Quello che ti ho fatto è davvero imperdonabile, avrei dovuto parlare con te, comportandomi in questo modo sò bene di aver perso per sempre la tua fiducia>> avevo le lacrime agli occhi.

<<Mi fa piacere che tu abbia voluto chiamarmi per chiarire>> disse lui <<Ti confesserò però che a 27 anni ho deciso di lasciarmi alle spalle le persone che mi hanno ferito. Qualsiasi cosa ci sia stata tra noi mi sembra ovvio che non abbia funzionato... se penso che io e te avremmo potuto formare una famiglia >>

<<Ma possiamo ancora formarla!>>

<<In che senso?>>

<<Io, te e le nostre bambine!>>

<<Le NOSTRE BAMBINE?>> ripeté lui incredulo <<Aspetta, ma non avevi avuto un aborto spontaneo?>>

Nell'udire quelle parole capii immediatamente tutto.
Ecco perché non mi aveva contattata.
D'istinto mi portai le mani al ventre dove erano custodite le cose più importanti della mia vita.

<<No, certo che no.
Chi ti ha detto una cosa simile?>> Domandai immaginando già la risposta.

<<Gli avvocati di Daniel Carter mi hanno contattato un paio di giorni dopo il nostro incontro, mi hanno detto che eri distrutta e che non volevi essere contattata da nessuno >> Mi raccontò con voce quasi tremante <<Io non immaginavo...Dio, perché deve essere tutto così complicato con te?>>

<<Ho commesso davvero tanti errori>> ammisi  <<Non ne sapevo niente di questa storia, credevo che semplicemente non fossi più interessato a noi... Ma dopo tutto quello che è successo capirei se mi dicessi che non ne vuoi più sapere niente>>

<<Beatrice>> sussurrò dopo diverso tempo <<Devi lasciarmi un po' di tempo per riflettere, ero appena riuscito ad elaborare il lutto per la perdita del bambino e ora scopro che non era morto ma che in realtà aspetti due gemelli... francamente è un po' troppo da digerire in un colpo solo>>

<<Certo, lo capisco. Il termine della gravidanza è fissato per la fine della settimana, volevo dirti solo questo>> dissi capendo che per noi ormai non  c'era più speranza.

Avevo distrutto tutto.

<<Ah>> commentò lui << Ci possiamo risentire?>>

<<Certo, chiama pure quando vuoi>> risposi io sempre più affranta.

Dopotutto che cosa mi aspettavo che facesse? Che corresse da me a braccia aperte?
Mi ero comportata troppo male per sperare di riconquistare la sua fiducia.
Mi ero comportata da egoista con tutti e ora le mie figlie ne avrebbero pagato le conseguenze.

9 MESI PER CRESCEREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora