PICCOLE SODDISFAZIONI

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"L'amore non bisogna implorarlo e nemmeno esigerlo.
L'amore deve avere la forza di attingere la certezza in sé stesso.
Allora non sarà trascinato, ma trascinerà"
Hermann Hesse

La mattina seguente mi risvegliai nell'enorme letto matrimoniale di Daniel avvolta dalle leggere lenzuola.
Non potei fare a meno di ripensare alla prima notte d'amore tra me e Dan, la notte in cui avevo perso la verginità.
Mi ero sentita tremendamente impacciata: non sapevo dove mettere le mani, che posizione assumere... e poi il dolore. Quel bruciore intimo che mi aveva reso impossibile provare piacere.
Era stata una notte decisamente diversa da quella che avevo appena trascorso dove il piacere era stato uno degli elementi principali.

<<Buongiorno>> mi salutò Daniel, entrando nella stanza già vestito.

Non riuscivo ancora ad abituarmi all'idea di vederlo sempre indossare capi da business man; mi faceva quasi impressione vederlo in quella tenuta così formale.

<<Dio, quanto ho dormito?>>

<<Quasi dieci ore. Io mi sono alzato per lavorare un po' al computer e ne ho approfittato per prepararti la colazione>> disse porgendomi un vassoio con una spremuta d'arancia, del pane tostato e della marmellata.

<<Wow! Grazie!>> esclamai, per la prima volta riuscivo a guardare il cibo senza avere i contati di vomito; probabilmente le nausee mattutine stavano passando.

<<Hai in programma di fare qualcosa oggi?>> mi chiese.

<<Sì, devo dare lezioni di piano ad una ragazza>>

<<Se vuoi puoi dirle di venire quì, ho acquistato un nuovo pianoforte giusto il mese scorso>>

<<No, voglio continuare a riceverla a casa dei miei genitori, tu hai fatto già tanto per me>>

<<Bea io non voglio che tu ti senta un'ospite>> ribatté lui serio <<Tutto quello che faccio, lo faccio perché ti amo>>

<<Lo sò, ma preferisco continuare a dare lezioni a casa dei miei>>

<<Va bene>> si rassegnò alla fine Daniel.

Nel pomeriggio quindi andai a casa dei miei genitori per ricevere la piccola Claire che arrivò tutta entusiasta.
Quel pomeriggio le spiegai la scala musicale e come leggere le note sul pentagramma.
Le feci vedere uno spartito per pianoforte e iniziammo a fare alcuni esercizi.

<<È davvero difficile suonare con due mani!>> esclamò lei.

<<Lo sò, ma vedrai che con il tempo ti ci abibuerai, ricordati di rispettare la lunghezza delle note>>

Mentre stavamo suonando ricevetti un messaggio da Chelsea nel quale mi diceva che al ballo di fine anno (che si sarebbe tenuto due settimane dopo) occorreva una pianista.
Ovviamente aveva subito pensato di rivolgersi a me

■ Ci sarò sicuramente, ma magari potrebbe suonare un pezzo la ragazzina a cui stò dando lezione... è piuttosto piccola ma mi sembra abbastanza portata ■

■Certo! Mi fido del tuo istinto■

■Pefetto!■

Quando terminammo la lezione feci la proposta a Claire.

<<Allora, io tra due settimane dovrò suonare al ballo di fine anno della Palm Beach High School e magari anche tu potresti fare una piccola esibizione...>>

<<No! No! No!>> esclamò lei quasi in preda ad un attacco di panico <<Non voglio suonare davanti a tutte quelle persone>>

<<Perché no?Ci potremmo esercitare su un brano semplice>>

<<Ma se poi sbaglio e tutti si mettono a ridere mentre io scoppio a piangere?>>

<<Ti assicuro che non andrà così>> le assicurai rendendomi accanto a lei <<Non ti avrei mai fatto questa proposta se non pensassi che tu fossi in grado di esibirti>>

<<Ma...>>

<<Adesso noi stiamo imparando la tecnica ma prima o poi dovrai confrontarti anche con la tensione dell'esibizione ed imparare a gestirla>>

<< Se lo dici tu>>

<<Ti fidi di me?>> le chiesi guardandola dritta negli occhi.

<<Sì>>

<<Allora vedrai che adrà tutto bene>> dissi abbracciandola.

In quel momento sentii di stare improvvisamente sviluppando un istinto materno che non avevo mai avuto prima.
Prima di rimanere incinta infatti non avevo mai visto di buon occhio i bambini ed ero molto impacciata nel relazionarmi con loro; ora invece mi riusciva molto più facile comprendere le paure di Claire e utilizzare le parole giuste per tranquillizzarla.

Inutile dire che sua madre accolse con entusiasmo l'idea che la figlia venisse ingaggiata per un "evento così importante" e mi assicurò che l'avrebbe fatta esercitare anche a casa.

La sera ritornai a casa di Daniel per prepargli una cena con i fiocchi.
Nonostante tutto, continuavo a sentirmi in debito con lui, così approfittai della sua assenza per preparare una cenetta tutta a base di piatti italiani per stuzzicare il suo palato.

Quando ebbi terminato inizia ad esplorare quell'enorme attico che presto sarebbe divenuto la mia casa.
Le stanze erano arredate con un gusto estremamente minimal che riuscivano a conferire comunque un'aspetto estremamente moderno all'ambiente.

L'unica stanza dell'appartamento arredata con mobili antichi era lo studio di Daniel dove, al centro, spiccava la scrivania rappresentata da uno sfarzoso tavolo risalente probabilmente al 1800.
Su di esso erano sparsi vari documenti relativi all'azienda di Dan alcuni dei quali erano raccolti da dei fermacarte che avevano l'aria di essere antichi almeno tanto quanto il tavolo.

Con mia grande sorpresa notai che teneva ancora una cornice nella quale vi era posizionata una delle nostre prime foto.
Sorridendo la presi in mano per analizzare il mio volto da quindicenne. Riuscii addirittura a scorgere quei brufoli sul mento che ogni mattina tentavo disperatamente di coprire con il trucco.
A furia di analizzarla, notai però che la foto era leggermente in rilievo, quasi come se all'interno della cornice ci fosse dell'altro.

Forse Daniel aveva posizionato dietro altre foto nostre. Decisi quindi di staccare delicatamente la parte posteriore della cornice per controllare.

Quando l'aprii però non trovai altre foto bensì dei fogli.
Li osservai con attenzione.
Erano tutti documenti che mi riguardavano.

9 MESI PER CRESCEREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora