POTREMMO ESSERE FELICI

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"Scendere a compromessi è un modo come un altro per salire"
Roberto Gervaso

Mi misi seduta sul divano.
<<Come fai a saperlo?>>

Lui accennò ad un sorriso
<< Quando ti ho rivista la prima volta ho capito che c'era qualcosa che non andava>> mi confessò <<Quando tua madre mi ha chiamato ho capito subito a che cosa si riferiva>>

<<Non volevo coinvolgerti in tutto questo>>

<<Non volevi coinvolgermi o semplicemente non volevi che lo sapessi?>>

Bastarono i suoi sguardi sinceramente comprensivi per convincermi a buttare fuori tutto quello che avevo dentro. Gli confessai le mie paure e le mie insicurezze.
Lui non disse nulla, si limitò ad ascoltare senza modificare mai l'espressione del mio viso.

<<Scusa>> dissi infine imbarazzata <<Non so che cosa mi sia preso, avevamo preso una decisione e ora sono quì a tormentarti con i miei problemi>>

<<Oh, non ti preoccupare potrei stare tranquillamente ore ad ascoltare il suono della tua voce>>

Nel sentire quelle parole non potei fare a meno di scoppiare a ridere.
Non credevo che a qualcuno potesse davvero piacere il suono della mia voce, io la trovavo addirittura irritante.

<<Esistono donne il cui mistero svanisce d'un tratto quando scoppiano a ridere.
Come se qualcuno accendesse neon da bagno in un bosco fiabesco.
Tu fai crescere boschi fiabeschi in un bouquet da neon>>

<< E questa da dove l'hai tirata fuori?>>

<<Mathias Malzieu, Il bacio più breve della storia>> rispose <<Non è uno dei suoi testi migliori ma ho trovato che ci stesse a pennello>>

Daniel non poteva fare a meno di citare frasi lette nei libri adattandole sempre alle situazioni in cui si trovava. Non ero mai riuscita a capire come facesse a ricordarsi brani interi di testi a memoria.

<<Carina la contrapposizione tra il bagno e il bosco fiabesco>> ammisi.

<<È un po' la situazione in cui ti trovi ora, se mi permetti>> azzardò lui mentre io strabuzzavo gli occhi <<Sei intrappolata in un piccolo bagno senza sapere se riuscirai mai ad uscirne. Una ragazza come te merita molto di più dalla vita>>

<<Dan, sapevo che ti sarei apparsa come una di quelle mamme single disperate...>>

<<Nient'affatto>> mi assicurò prendendomi la mano <<Sei sempre la splendida ragazza che ho visto per la prima volta al parco... hai solo bisogno di un aiuto e io posso offrirtelo>>

<<Che cosa intendi?>>

<<Io e te potremmo essere felici insieme, potremmo creare il nostro bosco fiabesco. Credimi, Beatrice,io voglio solo aiutarti e voglio aiutarti perché ti amo>

Sembrava a disagio nel pronunciare quelle parole, probabilmente era la prima volta che si metteva così tanto a nudo con una ragazza.

<<Potrei prendermi cura io di voi>> disse infine << Ti assicuro che considererei i tuoi figli come se fossero anche miei. Non gli farei mancare nulla, i soldi non sarebbero un problema e tu potresti continuare ad inseguire i tuoi sogni>>

<<Daniel, non ruota tutto intorno ai soldi... Non sarà mai così semplice e non potrei mai chiederti di essere il padre di figli non tuoi>>

<<Lo dici proprio tu che sei molto più legata ai tuoi genitori adottivi rispetto a quello biologici>> ribatté <<Lo so che i soldi non contano nulla e non vorrei averti dato un'idea sbagliata... volevo semplicemente dire che io te potremmo formare una vera famiglia>>

Una vera famiglia.
Quelle parole rieccheggiarono nella mia testa.
Io e Daniel e i miei bambini.
Era qualcosa che facevo fatica ad immaginare eppure sembrava estremamente dolce come quadretto.
Sentivo di provare qualcosa per Daniel, non sapevo dargli un nome ma sapevo che non mi era indifferente.

Certo, tra noi c'erano stati dei problemi anche piuttosto importanti e avremmo dovuto cercare di colmare le ferite ma, per la prima volta, sentivo di essere disposta a ricucire il nostro rapporto.

<<Dan, io non so se potrebbe funzionare>>

<<Non c'è bisogno che tu mi dia subito una risposta. Posso aspettare, quando avrai preso una decisione mandami un messaggio>>

Ci salutammo scambiandoci un casto bacio sulla guancia.
Quel gesto risultava parecchio ironico se pensavo che stavamo per fare sesso sul divano.

Gli ormoni della gravidanza dovevano avermi mandato completamente in tilt il cervello perché non riuscivo più ad analizzare la situazione in modo critico.

Non potevo fare a meno di sentirmi in colpa nei confronti di Alessandro.
Lui era ignaro di tutto ed io stavo pensando di crescere i suoi figli con un altro uomo.
Dall'altra parte però lui non mi aveva più chiamata, non si era interessato a me preso com'era dai suoi impegni.
Daniel invece era disponibile e lo sarebbe sempre stato.
Che cosa dovevo dunque fare?

9 MESI PER CRESCEREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora