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"Nessuno trova pace sottraendosi a se stesso"
Virginia Woolf

Il giorno seguente domandai a Daniel di incontrarci al parco.
Non ero ancora totalmente sicura dei miei sentimenti verso di lui ma dovevo smetterla di pensare solamente a me stessa e iniziare a cercare di garantire un futuro migliore ai miei bambini.

Daniel si presentò vicino a quella che ormai potevamo la nostra panchina in perfetto orario.
Indossava sempre i suoi occhiali da sole che mi rendevano impossibile decifrare la sua espressione.

<<Ciao>> lo salutai mentre si sedeva accanto a me.

<<Ciao, immagino di sapere perché mi hai chiamato>>

<<Vorrei parlare della tua proposta di ieri>>

<<Lo immaginavo>> disse lui togliendosi gli occhiali <<Ma prima che tu mi dia la tua risposta voglio che tu sappia che non sono abituato ad essere rifiutato ma non te ne farei una colpa se decidessi di non accettare la mia proposta>>

<<Io in realtà avevo intenzione di accentrare>>

<<Sul serio?>> chiese incredulo con una nuova luce negli occhi 

<<Sì, ho riflettuto molto e ho capito che tu per me ci sei sempre stato. Tra noi c'è sempre stata una grande intesa... però credo che dovremmo ridefinire alcune cose perché tra noi possa funzionare>>

<<Ti ascolto>>

<<Beh, in primo luogo ognuno di noi deve avere i suoi spazi, quei momenti in cui rimanere solo con se stesso senza necessariamente coinvolgere sempre l'altro.
Voglio partecipare attivamente a qualsiasi spesa ci trovassimo a sostenere, sopratutto quelle legate ai bambini.
Quindi voglio continuare a lavorare e non essere solamente la donna di casa>>

<<Va bene, mi piace questo tuo lato deciso; sapevo che prima o poi sarebbe venuto alla luce>>

Daniel mi guardò come se fossi un fiore finalmente sbocciato, non mi aveva mai guardato in quel modo prima di quel momento.
E io che cosa vedevo?
Un ragazzo sensibile, che nonostante il suo passato travagliato e la sua pessima fama, mi stava offrendo il suo aiuto incondizionato.
Vedevo il ragazzo che una volta avevo amato e che forse avrei rimparato ad amare.

<<Ho iniziato a dare lezioni di pianoforte a casa dei miei genitori e contuerò finché avrò la possibilità di farlo>> misi immediatamente in chiaro.

<<Ottimo>> commentò lui <<Quindi per il momento direi sarebbe meglio continuare a comportarci come prima, immagino che prima di fare qualsiasi progetto dovrò parlare con i tuoi genitori... ma nel frattempo voglio che tu abbia chieste>>

Estrasse dalla tasca dei suoi jeans delle chiavi.

<<Questo è il mazzo di chiave che apre il mio appartamento, il garage e il portone d'ingresso del condomigno. Voglio che le abbia tu nel caso ne avessi bisogno>>

<<Grazie>> sussurrai.

Notai una leggera indecisione nel suoi movimenti.
Nessuno dei due sapeva come salutare l'altro così io posai delicatamente le mie labbra sulle sue. Fu un bacio leggero ma non frettoloso, quasi come la più dolce delle carezze.

Prima di ritornare a casa passai al Johnson's Bar per dare una mano ai miei genitori.
Chiacchierai con i clienti e cercai di mostrarmi il più serena possibile perché non volevo che si sapesse del mio riavvicinamento con Dan.
Stavo quasi per andarmene quando vidi entrare nel locale il professor Miller in compagnia di una donna decisamente più giovane.

Il professor Miller doveva avere almeno 45 anni mentre la ragazza al suo fianco non ne dimostrava nemmeno trenta.

<<Signorina Johnson>> mi salutò con il suo solito ghigno <<Che piacere rivederla>>

<<Anche io sono felice di rivederla, professore>> mostrandomi molto tranquilla.

<<Come ha passato le vacanze in Italia?>>

<<Veramente per me non sono state vacanze >> precisai <<Sono andata a scuola e mi sono diplomata>>

<<Ammirevole>>

<<Che cosa desiderate?>> Domandai rivolgendomi alla sua accompagnatrice che era stata zitta fino a quel momento.

La donna lasciò che rispondesse Miller per lei. Non doveva essere facile stare accanto ad una persona egocentrica come lui, ma quella ragazza sembrava solamente una bella statuina d'accompagnamento.

<<Ah, Johnson>> mi disse mentre li servivo <<Domani sera saremo a cena dai tuoi genitori così avrai modo di raccontarci meglio del tuo annetto italiano>>

<<Certamente>> dissi cercando di trattenere il fastidio.

Quell'uomo aveva lo straordinario talento di riuscirmi sempre ad irritare  con i suoi modi di fare arroganti.
Non ero certa di riuscire a sopportarlo per un'intera serata.

Brian mi raggiunse mentre stavo ritornando al bancone del bar.

<<Bea, non sai che cosa è successo!>>

9 MESI PER CRESCEREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora