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Claudio sarebbe uscito dall'ospedale quel giorno.

Dopo che Mario gli aveva raccontato della sua vita lo comprendeva un po' di più.

Capiva il suo disagio ad avere effusioni in pubblico, a lanciarsi in una relazione, il suo sentirsi sbagliato, ma da quando Claudio era stato sparato aveva cambiato atteggiamento, aveva avuto così tanta paura di perderlo, che Juan avrebbe potuto ucciderlo.

Certo era sempre riservato, ma non sentiva più la necessità di nascondersi.

Viveva il rapporto liberamente, in ospedale ogni infermiere, dottore, tirocinante era al corrente della loro relazione e Mario non elomosinava battute per mettere Claudio a disagio.

" Mario allora oggi te lo riporti a casa" gli aveva detto l'infermiera che era andata a cambiare la medicazione.

" No me lo porto a letto" rispose facendo sorridere l'infermiera e imbarazzare Claudio.

" La smetti di dire queste cose?"

" Ma è la verità" insisteva il moro mentre la ragazza se la rideva.

" Ci rinuncio. Sei imbarazzante"

" Dai Cla fattela na risata nse paga"

" Uff mo finisce che sono io quello pesante".

" Siete troppo divertenti sembrate sposati da una vita" la ragazza li guardava con occhi sorridenti.

" Ma se non viviamo nemmeno insieme. Preferisce stare con il suo migliore amico lui"

" Ma me lo hai mai chiesto?"

" No "

" Allora non ha senso questo discorso"

" Come tutte le cose che dico giusto Cla?"

" Giusto Mario" e risero tutti e 3 insieme.

Mario finì di preparare il borsone di Claudio, mentre il suo lo aveva portato via il giorno prima.

Era tornato a casa lasciando Claudio con Paolo.

" Serpa te lo sei sequestrato. Non riesco mai a stare solo con lui da quando è qui sei sempre tra i piedi" gli aveva detto scherzando Paolo.

Il loro rapporto era molto migliorato da dopo l'incidente, aveva molto rivalutato il moro, Paolo aveva visto con che amore si prendeva cura dell'amico e non lo lasciava mai solo.

Non era mai andato neanche in palestra in quella settimana.

Aveva delegato per ogni cosa Francesco al quale si era ripromesso di dare un aumento, non appena gli incassi della palestra lo avrebbero consentito.

" Hai preso tutto Mario?"

" Si ho preso tutto. Andiamo ti porto a casa."

" Per posare la valigia. Poi vengo da te perché oggi Paolo non lavora e io" si avvicinò a Mario e gli disse sulle labbra " voglio essere scopato così forte da dimenticarmi come mi chiamo"

" Cazzo Cla tu così mi uccidi, è na settimana che non scopo, guarda che mi combini solo con la tua vicinanza " prese la mano di Claudio e la posò sulla sua erezione.

" Ora come faccio ad uscire da qui c'ho pure i pantaloni da tuta se vede tutto."

Claudio allora lo afferrò per un polso e se lo trascinò " Vieni con me" si chiusero a chiave nel bagno della stanza.

" Ora ci penso io a te" Claudio lo baciò sulle labbra mentre con la mano entrava nei boxer di Mario.

Afferrò la sua erezione e iniziò a massaggiarlo mentre continuava a baciarlo.

Mario gemeva e ansimava tra un bacio e l'altro.

Claudio si inginocchiò davanti a lui e con un unico colpo gli tirò giù pantaloni e boxer.

Si prese un momento per guardare Mario e poi cominciò a baciare e leccare la sua nudità.

Prima si dedicò solo alla punta e poi all'intera lunghezza.

Mario gli afferrò i capelli e scandì il ritmo al suono dei suoi stessi gemiti.

Quando fu sul punto di raggiungere l'orgasmo il moro tirò forte i capelli di Claudio per farlo spostare ma il ragazzo non si mosse e ingoiò ogni singola goccia di piacere che si riversò nella sua bocca.

Dopo essersi pulito la bocca con il dorso della mano ed essersi rialzato dal pavimento il moro lo baciò assaggiando il suo stesso sapore.

" Ecco ora puoi uscire." gli fece l'occhiolino e se lo lasciò alle spalle.

Mario si ricompose alzandosi i vesti e corse dietro Claudio.

" Dimmi che sarà sempre così. Dimmi che posso averti ogni volta che voglio, dimmi che non mi dirai mai di no, dimmi che potrò entrare nel tuo letto ogni volta che vorrò, dimmi che entrerai nel mio ogni volta che lo vorrai, dimmi che mi farai capire sempre quando mi vuoi, dimmi che posso fare l'amore con te in ogni luogo. Ti prego dimmi che sarà sempre così".

" Sarà sempre così. Quindi ora muoviti che non vedo l'ora di recuperare questa settimana".

Si lasciarono dietro quel luogo camminando uno di fianco all'altro.

" Mario?"

" Dimmi"

" Vorrei aprirmi un bar"

" E perché non lo fai?"

" Perché ho sempre pensato che un giorno sarei tornato a Verona. A casa"

" E ora?"

" Ora ci sei tu. Sai quando ero piccolo mia madre mi diceva sempre una cosa" si asciugò una lacrima pensando ai suoi genitori e in particolar modo alla madre.

Mario lo accarezzò vedendo quelle lacrime di dolore che rigavano un viso segnato dal ricordo di una famiglia che non aveva più.

" Cosa ti diceva tua mamma?" chiese il moro vedendo Claudio con le parole bloccate in gola dal pianto.

Claudio sorrise " Mi diceva " casa è dove si trova il cuore" e il mio cuore è qui a Roma. Ora sei tu la mia casa"

" Io- io. Oddio Claudio" Mario non ebbe bisogno di parole, le lacrime di gioia e il bacio che si scambiarono espresse tutta la felicità al sentire quelle parole.

" Cla? E se ti aiutassi io? Dico ad aprire il bar. Qui a Roma"

" Lo faresti?"

" Farei di tutto per te. Anche tu sei la mia casa."

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