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" Mi sono rotto il cazzo me ne vado"

" Ma dove vai? È possibile che devi fa sempre così, t'ho dato solo un consiglio"

" Tu non dai consigli, tu vuoi decidere"

" Eddai Cla sono solo tovaglioli."

" Si ecco appunto e non metti i tovaglioli di carta se devo conoscere il ragazzo del mio migliore amico. Usi quelli di stoffa e apparecchi come si deve, non usi i bicchieri di plastica " così dopo non li laviamo" Ci manca solo che vuoi mettere le tovagliette americane invece della tovaglia e poi siamo a posto"

Erano passati 3 mesi da quando Claudio era uscito dall'ospedale.

Fortunatamente il danno alla spalla non aveva portato nessun tipo di conseguenze e aveva potuto riprendere ogni attività quotidiana senza problemi.

Aveva anche ripreso gli allenamenti, era diventato anche bravo, "infondo mi allena il migliore" diceva.

Paolo nel frattempo aveva cambiato lavoro, dopo che Pietro Serpa aveva scoperto che era amico del figlio, lo aveva messo in condizione di lasciare l'azienda.

Gli faceva fare orari impossibili, lo teneva chiuso in ufficio a sbrigare lavori che non gli competevano fino ad indurlo a licenziarsi " un vero stronzo" aveva sentenziato.

Mario si era scusato per il comportamento del padre in più occasioni ma Paolo non gliene faceva un colpa.

Il licenziamento per Paolo non fu un problema, era uno in gamba, trovò immediatamente un nuovo lavoro, ora erano due mesi che lavorava per Gianluca che oltre ad essere il suo capo era il suo ragazzo.

Certo l'azienda non era a livello di quella dei Serpa ma a Paolo non importava, ora era felice.

" Con me le hai sempre usate le tovagliette americane" mise il broncio il moro e allora Claudio gli si avvicinò e lo abbracciò " Ma con te è diverso. Con te non devo cercare di fare bella figura. Tu già mi scorri nelle vene" e allora Mario sorrise e lo baciò.

Ogni volta che c'era una discussione, ogni volta che litigavano, e credetemi succedeva spesso, "tu mi scorri nelle vene" era la loro frase, quella per placare gli animi, quella per dire nonostante tutto siamo sempre io e te.

Era una serata importante quella, era la serata in cui le loro vite si sarebbero divise, dopo 13 anni non avrebbero vissuto più insieme, Paolo aveva affrettato i tempi e aveva deciso di andare a convivere con il suo ragazzo.

Certo si conoscevano da poco, ma era più il tempo che Paolo passava da Gianluca che nella loro casa.

Era stato difficile per lui dirlo a Claudio, aveva paura che qualcosa nel loro rapporto potesse cambiare ma l'amico lo aveva rassicurato " Siamo fratelli no? Questo non cambierà mai".

Ora erano lì nell'appartamento che era stato il loro da quando erano arrivati a Roma.

Ne avevano passate tante in quella casa e quella sera si raccontarono e raccontarono a Mario e Gianluca la loro vita insieme.

Gianluca era un ragazzo a modo, un po' timido ma di compagnia e poi si vedeva quanto tenesse a Paolo.

La cena andò alla grande, la cucina di Mario piacque a tutti, le risate riecheggiavano, i ricordi anche e la malinconia arrivò nell'attimo in cui Paolo, con le ultime cose alla mano lasciò quella casa, lasciò l'amico per iniziare un nuovo cammino.

" Già mi manca"

" Lo so ma domani lo vedi per la pausa pranzo"

" Si lo so ma non è la stessa cosa. Prima aveva l'ufficio di fronte al mio"

" Dai Cla stai a fa na tragedia. Si è spostato 3 palazzi più in la"

" Lo so è che ero abituato ad avercelo sempre tra i piedi"

" E ce lo avrai sempre. Quando te mollo quello" Claudio sorrise a pensare con quanta dolcezza Mario cercasse di risollevargli il morale.

In fondo poteva essere solo felice per l'amico, si era innamorato.

Erano a letto abbracciati dopo aver fatto l'amore, Claudio era appoggiato sul petto del moro che gli accarezzava una spalla.

" Cla ti devo dire una cosa" Claudio sollevò subito la testa ma vedendo che Mario era rilassato e con gli occhi chiusi, lo faceva sempre quando pensava a qualcosa di importante, si rilassò anche lui.

" Dimmi"

" Hai presente il Signor Gino del Martini ?"

" Quello del bar di fianco alla tua palestra?"

" Si. Vedi vuole andare in pensione e beh ecco vorrebbe cedere l'attività. Certo il bar sarebbe da ristrutturare, ma il posto è buono, è in centro e poi avresti già l'attrezzatura"

" Oddio aspetta cosa? COSA?"

" Ecco io gli ho parlato di te, gli ho detto che vorresti aprire un bar e ti ho preso appuntamento per" Claudio lo interruppe con una serie di baci su tutto il viso.

" Oddio oddio io ti amo Mario avrò il mio bar, il mio sogno si realizza" Claudio aveva detto quelle due paroline dopo 5 mesi di relazione, in mezzo ad una frase senza nemmeno rendersene conto, ma Mario se ne era reso conto eccome.

La sua espressione era cambiata, il suo corpo si era irrigidito, certo anche lui si era innamorato di Claudio ma non se lo erano mai detto, non così esplicitamente, erano più le azioni a parlare per loro che le parole.

Claudio si accorse che Mario si era stranito " Mario che hai? Non sei felice per me?"

" No ecco è che mi hai detto quella cosa con una tale semplicità e naturalezza che" e si bloccò non riusciva a continuare la frase.

" Quale cosa? Che ti amo Mario? SI IO TI AMO e ora voglio gridarlo perché sono così felice e non me ne frega un cazzo se sei spaventato o per te non è lo stesso. Questo è quello che provo io e lo provo da così tanto. Forse dal primo momento e non te l'ho detto perché avevo paura che scappassi, che per te fosse troppo presto, che" Mario zittì quel fiume di parole con un bacio, Claudio lo guardò perplesso.

" Cazzo Cla nte zittivi più come facevo a dirti che TI AMO anch'io"

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