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Appena la madre di Mario mise piede fuori dall'ufficio di Claudio il moro si alzò dalla sedia e si fiondò contro Claudio.

" Vorrei sapere cosa ti dice quella testa di cazzo che ti ritrovi?"

Il moro aveva paura, paura di affrontare la sua famiglia, paura di sentirsi fuori luogo, paura di non essere abbastanza, paura di non sapere cosa dire, come comportarsi.

Paura di un passato ancora troppo doloroso da gestire.

" Dai Mario è solo un pranzo"

" Solo un pranzo dici?" il moro cominciò a spingere il compagno fino a farlo ritrovare con le spalle contro la parete di quella stanza, fin troppo piccola per contenere le emozioni che stava provando in quel momento.

" Si un pranzo di compleanno di mia sorella che non vedo da 12 anni, con persone che non sanno niente di me da 12 anni e di cui io non so niente da 12 anni. 12 anni Cla lo capisci? Come faccio a presentarmi lì come se nulla fosse?" Mario si passava nervosamente le mani nei capelli mentre il suo corpo era spalmato su quello del compagno.

Claudio portò le mani intorno al suo collo e cominciò ad accarezzarlo dietro la nuca, il moro a quelle carezze si rilassò e cercò di riprendere possesso della sua rabbia.

" Mario guardami. Io sarò lì con te. Qualunque cosa succederà saro lì pronto a stringerti la mano e a sorreggerti in caso di bisogno. Da qualche parte dovrai pur cominciare"

" Si ma io volevo cominciare con qualcosa di più semplice. Ho paura"

" Lo so ma sono i tuoi fratelli e se vogliono incontrarti non pensi che ti abbiano già accettato?" chiese avvicinandosi e baciandogli il collo "È inutile che ti fai paranoie" gli sollevò la maglietta per accarezzare la pelle nuda dei fianchi " prima di vederli" gli sfilò la maglia e con il corpo attaccato a quello del moro cominciò a spingere in direzione della porta per chiuderla a chiave.

" Ora ci rilassiamo" bacio sulla clavicola " perché sono nervoso anche io" scese un po' più giù leccandogli l'addome fino ad arrivare alla leggera peluria appena sopra il pube, lasciando un bacio a bocca aperta " e poi ci prepariamo" gli sbottonò i jeans e li abbassò insieme ai boxer e lasciò un bacio sulla punta del suo membro " per questo pranzo" e non ci fu più bisogno di parole.

Inglobò il membro del compagno e cominciò a leccarlo e succhiarlo.

Mario gli afferrò i capelli e li tirò leggermente per attirare la sua attenzione, Claudio senza fermarsi lo guardò negli occhi e il moro fece lo stesso mimando un " grazie" e si lasciò andare fino a raggiungere il piacere riversando tutte le sue paure e preoccupazioni nella bocca di Claudio.

Il ragazzo si alzò lo baciò e gli chiese " meglio?"

" Decisamente"

" Bene ora rivestiti che dobbiamo andare a prepararci per incontrare l'intera famiglia Serpa" disse lasciandogli una pacca sul sedere ancora nudo.

Salirono su in casa in completo silenzio.

Mario era in ansia, aveva paura di trovarsi davanti all'ennesimo rifiuto, non sapeva come comportarsi con i fratelli, non sapeva che regalo comprare alla sorella, in fondo non sapeva se i suoi gusti fossero cambiati negli anni.

Optò per dei trucchi in fondo alle donne piacciono, gli aveva consigliato Claudio.

Si erano preparati in tutta fretta, avevano comprato il regalo e ora erano in cammino verso villa Serpa che il moro fu costretto a lasciare 12 anni prima.

Aveva tanti ricordi in quella casa, gli inverni davanti al camino mentre la mamma accoccolata vicino a loro gli raccontava le favole in attesa del ritorno del loro papà.

Le corse in giardino d'estate per scappare da Francesco, il fratello più grande, che lo inseguiva quando combinava guai.

I giochi di bambole con Alessia, aveva solo fratelli maschi e Mario era l'unico a giocare con lei, si sedeva con lei e le bambole e insieme davano vita al rituale del the o facevano sfilate di moda con le barbie, cambiandole continuamente abito.

Gli scherzi a Simone che era il più piccolo e lui e Francesco lo mettevano sempre sotto.

Le partite di pallone a cui voleva sempre partecipare anche la sorella per non sentirsi esclusa.

I ricordi con il padre erano quelli più dolorosi da affrontare, erano stati sempre molto complici, finché non aveva scoperto che gli piacevano i ragazzi, il padre aveva sempre avuto un debole per lui.

Quando rientrava dal lavoro il moro era il primo a ricevere il suo saluto tanto che i suoi fratelli erano gelosi, lo aveva sempre accompagnato a tutte le gare e quando poteva lo accompagnava anche agli allenamenti.

Durante le trasferte era sempre al suo fianco e lo incitava ogni volta che saliva sul ring, si vantava con gli amici quando vinceva una gara.

A volte organizzava appositamente delle cene per potersi vantare dei successi del figlio e quando era diventato campione d'Italia aveva chiamato tutti per dirlo prima che lo apprendessero dai media.

" A cosa pensi?" chiese Claudio ridestandolo dai suoi ricordi.

" A mio padre" rispose senza nemmeno pensarci.

" E perché proprio a lui?" chiese per capire cosa passasse nella testa del compagno in quel momento.

" In verità pensavo a tutti loro. Ma mi stavo chiedendo una cosa su mio padre" si fermò rendendosi conto di essere arrivati.

Bussò e attese che gli aprissero il cancello " Ci siamo" disse facendo un profondo respiro.

Claudio gli sorrise e lo accarezzò " Sei pronto?"

" No. Me sto a cacà sotto" si guardarono e sorrisero per l'espressione fin troppo colorita del moro.

" Comunque. Cosa ti chiedevi su tuo padre?" domandò mentre attraversavano il vialetto che conduceva alla casa.

" Quando ha cominciato ad odiarmi" e prima che potessero dire altro una voce giunse alle loro orecchie.

" Zio Mario, zio Mario" una bambina di circa 10 forse 11 anni correva loro incontro.

Il moro guardò perplesso Claudio " E mo questa chi è? " e Claudio sorrise alzando le spalle.

" Sarà tua nipote. Ti ha chiamato zio"

Mario si passò una mano sul viso quasi disperato " Che cosa ci aspetta lì dentro?"

Claudio gli prese una mano e intrecciò le dita tra loro " Non lo so scopriamolo insieme"

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