04 Asher.

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04 Asher.





Non c'è che dire: Evelyne Robb è davvero divertente, un vero spasso.

Mentre le mostro dove ho messo tutte le cose di Heaven e le faccio fare un giro veloce dell'appartamento, lei stringe tra le braccia la bambina, come a volerla usare come scudo per difendersi da me.

Quando ha iniziato il suo bel discorso, con l'espressione battagliera e più fiera di quanto potessi immaginare, per poco non sono scoppiato a riderle in faccia, solo l'incipiente mal di testa, dovuto alla nottata quasi insonne, mi ha dissuaso dal farlo.

Ciò non mi ha impedito di stuzzicarla e vedere un bel rossore colorarle la pelle delicata del collo e del viso, proprio come sarebbe successo ad una ragazzina.

Ho apprezzato ancora di più che, nonostante l'imbarazzo provocato dalle mie parole, lei non abbia ceduto e abbia tenuto i suoi occhi fissi nei miei.

È ovvio che mi detesta e alla fine va bene così. Ciò che sembro, mi ha fatto arrivare fin dove sono ora e solo le persone davvero interessate vanno oltre l'apparenza di freddo controllo e bastardaggine che ostento.

Però su una cosa non ho mentito. Non ho nessun intenzione di provarci con lei, anche se non per il motivo che le ho fatto credere.

Il problema fondamentale è che, se lei se ne va, io mi ritroverei letteralmente nella merda e poi mio fratello s'incazzerebbe di brutto e non voglio rogne su quel fronte. La pace a casa è sacra.

Evelyne Robb è uno spasso, ma non farò niente di più che stuzzicarla un po', giusto per tenerla alla larga. Quando mi comporto in modo gentile, le donne tendono a fraintendere e non ho nessuna intenzione di trovarmi in qualche strana situazione.

Cercherò di tenerla a distanza il più possibile, ma sarà inevitabile che si crei un qualche tipo di rapporto, relazione che ho tutte le intenzioni di vivere in modo distaccato e professionale.

Uscire di casa non è semplice, non sapendo che nei miei ambienti privati, c'è un estraneo.

So che mi posso fidare di Evelyne, ma ciò non toglie che avere una donna nel mio appartamento, mentre non ci sono, è strano e mi fa provare una sensazione che non so proprio come descrivere.

È come se avessi qualcosa sullo stomaco e, visto quanto sono geloso dei miei spazi, dopo aver dovuto condividere tutto con i miei fratelli, non è così strano.

Anche se ero piccolo, io ero l'adulto e, quando succedeva qualcosa, cercavo sempre ci comportarmi da grande, di non creare altri problemi.

Non importava che mi rovinassero i lacci nuovi delle scarpe, che rompessero le mie penne o dessero fuoco agli album delle figurine dei giocatori di baseball, io mi comportavo come se non fosse realmente importante e so che mio padre era molto grato del fatto che non facessi scenate o capricci.

Tenevo le cose importanti nell'armadietto della scuola, lontano dalla portata dei miei fratelli e mio padre, una volta ogni tanto, appena poteva, mi portava a long Island a mangiare un gelato, in silenzio, solo io e lui, in pace.

Era il suo modo di ringraziarmi per il mio impegno, perché davvero facevo del mio meglio per essere un buon figlio e non dargli altre preoccupazioni.

Ho imparato già allora a nascondere le mie emozioni, a comportarmi come se non mi importasse anche se qualcosa mi infastidiva e tutta quell'esperienza mi è servita per diventare l'uomo che sono.

Sembrare freddo e completamente irraggiungibile, era l'unico modo per non dare a chi mi circondava modo di sopraffarmi.

Max invece mi conosceva bene quanto i miei fratelli e sapeva benissimo che dietro la patina di indifferenza c'era ben altro.

Unexpected Love #2 Sanders Brother's SeriesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora