05 Evelyne

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05 Evelyne.





‹‹Tesoro, dov'è finita quella tua adorabile divisa da lavoro?››

La cougar del piano di sotto, anche conosciuta come la mia padrona di casa, mi tende l'agguato proprio mentre sto uscendo dall'ingresso comune in compagnia di mia figlia.

Mi fermo sopra l'orrido tappetino rosa e verde, che rappresenta un pezzo di cocomero, con tanto di semi neri, e mi volto a guardarla, spaventata da ciò che mi troverò davanti.

Ovviamente, questo suo modo di fare è decisamente migliore di quello che avrebbe se, invece che essere un'arzilla signora che gioca a "Shangai" con il vicino, fosse stata una gattara.

Cerco di non badare troppo a quello che fa, ma quando ho visto il signor Porter, di quasi dieci anni più giovane di lei, uscire dal portoncino di casa sua alle otto del mattino, per poco non mi sono strozzata con la lingua.

Aveva la camicia abbottonata male e un succhiotto grande quanto l'Africa sul collo, dettaglio che non è sfuggito neppure a Reyna che, benedetta sia la sua innocenza, gli ha chiesto semplicemente se sua madre non gli avesse insegnato ad abbottonarsi la camicia, aggiungendo poi che io la sgrido sempre quando non si lava bene la faccia e il collo.

In quel momento, avrei voluto sotterrarmi, ma sono sicura che non vedrò più il signor Porter, in quanto è indubbio che, dopo essere arrivato a casa sua, abbia preso la pala che usa per spalare la neve per scavarsi la fossa.

Mi volto e la signorina Abel è in piedi con i capelli biondi spettinati, il trucco colato e una camicia da notte di seta rosa con la fantasia leopardata, il pizzo agli orli e degli orridi fiocchetti fucsia.

Come se ciò non bastasse, indossa delle parigine e un paio di quelle pantofole da casa con il tacco, anch'esse leopardate e con un orrido fiocco rosso sul davanti.

‹‹Buongiorno signorina Abel, come sta?››

Lei sorride, mostrandomi la traccia rossa del rossetto sui denti, probabilmente un residuo di ieri.

‹‹Piuttosto bene, anche se devo dire di essere un po' arrabbiata con il signor Porter. Sono un paio di giorni che quando vado da lui fa finta di non essere in casa . Eppure lo sa che io so che c'è. Comunque, mia cara, come mai non indossi più quella fantastica divisa? Ti stava così bene.›› Assume un'aria sognante e so che si sta addentrando sul viale dei ricordi, cosa che mi terrorizza da quando mi ha raccontato di quando era sposata e della passione di suo marito per il sesso mattutino e in qualsiasi luogo della casa.

‹‹Gli bastava vedermi piegata in avanti per saltarmi addosso. Se facevo i piatti, se stavo facendo la lavatrice, anche se stavo stirando, mi prendeva da dietro. Era insaziabile il mio Henry.››

La sua frase mi ha scioccata e so che non potrò dimenticarla finché campo. Quella stessa notte ho avuto un incubo a tal proposito e ancora non sono riuscita a dimenticarlo.

Il marito della signorina Abel, il signor Hennings, pace all'anima sua e spero che sia stato ricompensato con il paradiso per non aver fatto fuori sua moglie, aveva un negozio di ferramenta qua nel Bronx ed è rimasto ucciso in una rapina quando lei aveva quarantanove anni.

So che ha una figlia, ma non l'ho mai conosciuta. A quanto pare Nicola Hennings ha tagliato i ponti con sua madre quando lei ha deciso di tornare al suo nome da nubile e iniziare la sua attiva vita da vedova. 

La signorina Abel non ne parla quasi mai, ma credo che sua figlia le manchi, dato che sono quasi dieci anni che non si parlano.

Una delle poche volte che l'ha nominata, è stata per dire che io gliela ricordo moltissimo, anche perché abbiamo più o meno la stessa età e in quel momento aveva un'espressione dolorosamente nostalgica sul viso.

Unexpected Love #2 Sanders Brother's SeriesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora