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«Mh? Scusami, hai detto qualcosa?» si girò la ragazza seduta accanto a me.
«Eh?» per dire questo monosillabo, mi venne un conato di vomito.
La ragazza evidentemente se ne accorse e mi mise le mani sui fianchi: «Dai, ti aiuto io.»
Mi aggrappai a lei, ma guardandomi attorno il locale girava, girava e ancora girava.
Lei accelerò il passo, fino ad arrivare all'uscita e a farmi sedere sul ciglio del marciapiede.
«Allora, ragazza, qual è il tuo indirizzo?»
Mi strofinai freneticamente gli occhi: «I-io...» provai a pensarci, ma non riuscii a ricordarmelo.
«E va bene, ciò significa che ti dovrò portare a casa mia...»
«Graz-»
«Non ringraziarmi, spendi quelle calorie per fare 300 metri.»
Mi porse la mano, io alzai la testa e notai che con il chiaro di luna era davvero stupenda...
«Allora? Cosa aspetti?»
«Mi hai già detto il tuo nome?» tirai fuori tutto di un fiato.
«Io sono Lucy. Ora andiamo forza, che tra pochi minuti rigetterai tutto a terra se non ti muovi.»
Non avendo altre alternative, la seguii, finché non squillò il suo telefono.
Lucy riuscì a rispondere senza farmi cadere, incastrando il cellulare tra l'orecchio e la spalla.
«Sì?» susseguì la risposta di chi l'aveva chiamata.
«Domani mattina, come era previsto...»
«Sì, sì, tutto apposto, ciao.»
«Ehi, eccoci qua, siamo arrivate.» mi appoggiò con precauzione vicino al muro, prima di guidarmi nel suo monolocale.
«Stenditi qui, e cerca di stabilizzarti.» mi disse, e io sentii le sue mani privarmi delle mie scarpe prima di cadere tra le braccia di Morfeo.
*the day after*
«Eccoti, piccola.» mi sussurrò un ragazzo.
«Ero troppo preoccupato, Daisy, sei scomparsa...»
«Dov'è Lucy?» mormorai, senza ancora aprire definitivamente gli occhi.
«Le ho chiesto di lasciarci soli.»
Finalmente schiusi gli occhi: «Edward?» con uno scatto mi misi seduta, con la schiena appoggiata alla spalliera.
«Che cazzo ci fai qui?»
«Lucy è una mia amica.» rispose semplicemente.
«Tu sei pazzo.»
Mi alzai dal materasso e cercai di raggruppare le mie cose il più veloce possibile.
«Daisy, cosa ho fatto?»
«Cosa hai fatto?!» urlai in modo retorico.
«Si può sapere che hai in mente?» continuai.
«Ti sto dicendo che non so cosa ho fatto!»
«Sì, sì, Edward... tu dici tanto "non potrei mai tradirti" e cazzate varie però intanto ti fai il mondo!»
«Ma di che stai parlando? Il mondo chi?»
«Isabelle! Ecco chi!» mi uscirono delle lacrime involontariamente.
«A te non frega mai niente, non te n'è mai fregato niente...» singhiozzai.
«Daisy... ma non è vero...» mi parlò con cautela e si avvicinò a me.
«Stammi lontano!» urlai con la voce roca dal pianto.
«Io amo solo te, lo sai benissimo. Quando sono uscito dal tribunale Isabelle mi è saltata addosso e solo alla fine sono riuscito a staccarla da me e a dirle quanto mi faceva schifo.» si giustificò.
«Io... non riesco più a crederti...» e sbattei la porta.

a 100k sorpresina.

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