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«Sì,sì, Isabelle... riesci a venire qua tra dieci minuti? Perfetto.»
Digitai il secondo numero: «Pronto? Non me ne frega niente se sei ubriaco e... ah non lo sei? Stupendo. Vieni un attimo a casa mia? Devo parlarti.»
Dopo aver terminato la telefonata, sentii la chiave girarsi nella serratura.
«Ciao mamma!» urlai dalla cucina sentendo la porta cigolare, collegando che non poteva essere né mio "padre" né mia "sorella".
La raggiunsi all'uscio: «Com'è andato il viaggio a New York?»
«Oh, stressante...» iniziò lei appoggiando la valigia.
«La causa è stata davvero lunga e complessa... ho partecipato a tre udienze.» sbuffò.
ding, dong.
«Aspettiamo qualche ospite?» mi chiese con aria confusa.
Aprii la porta e mi ritrovai il volto di Denis davanti.
Gli feci spazio per farlo entrare in casa, quando notai l'ascensore aprirsi e rivelare l'altra ospite: Isabelle.
«Oh, prego accomodati.» le dissi invitandola ad entrare.
«La famiglia al completo!» urlai con un finto entusiasmo, accompagnato dal tonfo della porta.
Provai solo soddisfazione a vederli squadrarsi a vicenda.
«Denis che cazzo ci fai qui?» aprì mia mamma le danze.
«Qualcuno mi ha chiamato!» disse rivolgendosi a me.
«Come hai fatto a contattarlo? Ero sicura che non ci avrebbe mai più infastiditi.»
«È stato lui a rintracciare me. Puntandomi una pistola in fronte.» aggiunsi.
«Cosa hai fatto tu a mia figlia?!»
«Uo, uo, calma. L'ho fatto solo per sapere se fosse veramente mia figlia. Non è stato facile trovarla dopo che vi siete trasferite.»
«Proprio perché non dovevi trovarci!» lo accusò mia madre.
«Ma aspettate...» dissi io, «Chiediamo un parere ad Isabelle, che poverina non ha ancora proferito parola.»
«Isabelle? Quella Isabelle?» domandò mia madre sconvolta.
«Io in persona.» le rinfacciò lei.
«Come ti viene in mente di leggere i miei messaggi?» la accusai io.
«Ero curiosa di sapere cosa dicevi della mia migliore amica.» mi rispose alzando le spalle.
«La tua migliore amica?!» la guardai stranita.
Si salvò poiché il campanello ci interruppe.
Mia madre si girò e frustrata andò ad aprire la porta.
«Oddio! Solo tu ci mancavi!»
«Buongiorno Signora Evans.» disse una voce roca che avrei riconosciuto tra mille: quella di Edward.

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