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faccio schifo lo so, non me lo dovete dire.

«Dove sta mia madre?» entrai lentamente nel salotto di casa mia e notai Isabelle seduta sul divano.
«Mi sembri un po' giù... tutto bene?» io lo sapevo che godeva di ciò, ma sorpassai la domanda.
«Ho detto: dove sta mia madre?»
«Ah, giusto giusto. Mamma non è...»
«Mamma chi? Lei non è tua madre e noi non siamo sorelle!» l'ira era tanta, ma sicuramente la distruzione prevaleva, e mi calmai in un istante.
Tossii: «Continua.» dissi semplicemente.
«Stavo dicendo,» stavi dicendo che ti sei fatta il mio ragazzo, pensai, «che mamma non è tornata dopo il processo di Ed.»
«No, aspetta. Come l'hai chiamato? Ed? Che cos'è adesso, ti vuoi prendere anche il mio ragazzo dopo la mia famiglia?»
«Aggiungi alla lista anche la tua ex migliore amica.»
Volevo saltarle addosso, volevo urlarle contro, volevo cacciarla fuori di casa, ma stavo davvero male.
Decisi di non darle alcuna soddisfazione, sia perché non riuscivo a fare qualunque cosa oltre a stare in piedi (cosa che mi stupii persino io di riuscire ancora a fare), sia perché in questo modo probabilmente avrebbe smesso.
Riaprii la porta ancora socchiusa, e scesi al bar dove tutto era iniziato.
Se non mi fossi ubriacata, se non avessi accettato quella scommessa, se non fosse morto Colin, se non fossi andata a trovare Edward...
E giù il secondo.
E ora? Ora ero al repentaglio, la mia vita stava precipitando tutta in una volta: Edward, il bambino, mio padre, mia madre, Colin, Britney, Isabelle...
Vorrei solo qualcuno accanto e non questo bicchiere pieno di liquido tossico.
«Ehi, Daisy... ti ricordi di me?» la voce della ragazza seduta di fianco a me era dolce e soffice.
«I-io...» ero imbarazzata, avrei dovuto conoscerla?
«Ho sempre voluto chiamarmi come te, lo sai? Le margherite sono gli unici fiori totalmente puri, e così semplici da farli sembrare ogni volta più intriganti...»
«Bonnie?!»

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