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Dopo aver sbattuto la porta e aver gridato un bel: «'Fanculo Brian!» come addio, mi accorsi che ero ancora più disorientata di prima.
La mia testa era così piena di domande, che mi sembrava arida.
Vuota come, quando hai studiato tantissimo per un compito, ti sembra di non sapere niente.
Prima di concentrarmi sulle numerose domande, decisi di andare da Denise.
Era la persona che mi avrebbe fatto più male ma, via il dente via il dolore, no?
«Chi è?» rispose Denise dall'apparecchio appeso al muro.
«Daisy.» dissi, la voce più fredda dell'Alaska.
Non commentò, aprì solo il cancello.
«Dovresti considerarti fortunata che io sia qui a chiederti spiegazioni dopo aver mandato a farsi forttere il tuo fidanzatino... avrei potuto fare lo stesso a che con te.»
Volevo sentire prima la sua versione e in seguito compararla, non che mi sarei stupita se esse non fossero combaciate.
Si torturò le mani prima di parlare: «Io ho saputo dei messaggi e...»
«Chi te l'ha detto?» la interruppi.
Prese un respiro profondo: «Isabelle. Io e lei andavamo alle elementari insieme, sapevo che avevate lo stesso cognome ma non immagino che insomma... foste sorelle...»
«Sorellastre.» la corressi io.
«Lei me l'ha detto circa tre mesi fa questo fatto, mentre per i messaggi non so come ne è venuta a conoscenza...» confessò a occhi bassi.
«Bene, dopo che ho sentito quello che aveva da dire l'altra metà, posso anche andarmene.» detto ciò, mi girai e afferrai la maniglia.
«Aspetta Daisy!» allungò un braccio con le lacrime agli occhi, credevo mi stesse per chiedere perdono e invece: «Stai ancora con Edward?»
«Ma mi pigli per il culo? Addio, Denise.» e la porta seguì le mie parole.

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