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«Denis.» chiamarlo "papà" era troppo per me.
Non solo il tragitto doveva durare un'altra mezz'ora e non solo ero agitata per rivedere il mio ex fidanzato, ora dovevo anche sostenere una conversazione con Denis dopo cinque anni che non lo vedevo.
«Sei proprio come avrei voluto che fossi.» allungò la mano quasi come a toccare qualcosa di irreale, ma io scansai l'azione.
Avevo davvero troppe domande in testa al momento, ma iniziai con quella che reputai la più semplice: «Cosa ci fai qui?» la voce mi uscì smorzata, sentii che tra poco tempo delle lacrime sarebbero scese lungo le mie guance, e non volevo rovinare il trucco per l'appuntamento.
Il mio telefono iniziò ad emettere suoni in continuazione, ma io ero immobile.
L'unica cosa "positiva" era quella che Edward non aveva ricevuto il messaggio.
«Mi mancavi.» gli uscì dalla bocca come risposta.
Gli mancavo? Credetti fosse ancora instabile mentalmente.
«E quindi mi spii per sette mesi e ti catapulti nel bel mezzo della mia vita minacciandomi di morte, solo per sapere cosa penso di te?» i miei occhi continuavano a lottare per non crollare.
«Sei intelligente come immaginavo.» fu la sua risposta.

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