Quella notte ero così teso che non riuscii ad addormentarmi. Rimasi tra morbide coperte a girarmi e rigirarmi per almeno un'ora, nel tentativo di dormire, fino a che non mi arresi all'evidenza. A quel punto mi misi a sedere con un sospiro e decisi che era meglio occupare il tempo in maniera produttiva: c'erano delle cose che noi angeli dovevamo assolutamente fare, non appena arrivati nel mondo umano, ad esempio spiegare ai nostri protetti che solo loro potevano vederci e che non dovevano parlare di noi con nessuno - questo lo avrei fatto il mattino seguente - ma soprattutto, per non creargli problemi in presenza d'altri, dovevamo imparare a non interagire con gli oggetti di questo mondo. Al momento mi veniva naturale interagire con qualunque oggetto come se fossi umano anch'io, ed era abbastanza intuitivo passare da uno stato all'altro in modo da diventare del tutto "inconsistente", ma la cosa difficile, in realtà, era far cambiare solo una parte del proprio corpo. Purtroppo era necessario, altrimenti avrei rischiato di rivelare la mia presenza urtando qualcosa accidentalmente o, al contrario, sarei sprofondato al di sotto del pavimento fino al terreno.
Mi esercitai nel buio quasi totale per almeno un'ora, prima di riuscirci per la prima volta. Quando fui soddisfatto anche della velocità con cui cambiavo stato erano già le prime luci dell'alba, così mi sdraiai in attesa di Sarah e appoggiai la testa sull'ala per stare comodo - al di sotto del cuscino che trovavo superfluo - studiando nella penombra tutti i particolari di quella stanza tanto soffocante quanto interessante.
Gli umani non basavano i loro ritmi di sonno-veglia sul sole, perciò mi ero preparato ad una lunga attesa nonostante fosse già l'alba, invece Sarah non tardò ad arrivare.
Entrò quasi un punta di piedi, con le braccia strette al petto e i lunghi capelli spettinati dal sonno che le incorniciavano il viso e le spalle.
«Quindi sei reale!» mi additò non appena mi vide, a metà tra paura ed entusiasmo. Era adorabile con quell'espressione sorpresa, e soprattutto sembrava sentirsi meglio, per cui mi permisi di mostrarle che ero in grado di volare come prova della mia natura, insieme a tutto ciò che avevo imparato quella notte. La lasciai senza parole.
«Ora mi credi?» conclusi soddisfatto. Ormai non poteva più avere dubbi.
«Sì, direi proprio di sì».
Tirai un sospiro di sollievo. Probabilmente, durante la notte, la mia protetta aveva già iniziato a metabolizzare l'accaduto, e ora mi guardava piena di curiosità. Ecco un'altra caratteristica che aveva in comune con la mia ex... Questa loro somiglianza iniziava ad essere piuttosto ironica.
«Vuoi davvero rimanere con me? Anche se non mi conosci?» si stava ancora chiedendo lei. Non aveva nemmeno idea di quanto lo volessi.
Scrollai le spalle per rendere la mia risposta un po' più casuale del reale. «È così che funziona. Io voglio stare con te, e tu? Mi vuoi, ora che sai che sono reale?».
Prima ancora di rispondere, il suo volto si illuminò di un timido sorriso. «Sì» confermò semplicemente.
Mi aveva accettato.
Non riuscivo quasi a crederci: la parte più difficile del mio passaggio in questo mondo era finalmente passata ed era andato tutto per il meglio!
«...Però devi promettermi una cosa» mi distrasse subito dopo, mentre io non riuscivo ancora a smettere di sorridere.
«Tutto quello che vuoi».
«Non lasciarmi sola prima del dovuto, va bene?».
Tornai serio. Me lo chiese con uno sguardo basso che, tuttavia, non bastò a celarmi il rossore sul suo viso. Non mi serviva empatia per capire che era imbarazzata, ma non doveva vergognarsi: era normale che avesse paura di restare sola, dopo aver perso l'ultima persona importante che aveva al mondo. Anzi, era una fortuna che riuscisse già ad affidarsi a me in questo modo.
STAI LEGGENDO
My Only Reason
FantasíaAbel è un giovane angelo come tutti gli altri nel suo mondo, che a 18 anni ha già dovuto affrontare diversi ostacoli. Ha sempre vissuto accanto alla ragazza che amava, trovandosi a dover accettare di non essere l'angelo giusto per lei a causa del su...