«Non serve che ti convinca, sai già che è una pazzia».
La discussione tra Azalee e Sarah era iniziata come quella appena terminata, ma fortunatamente fu molto più breve e meno estenuante della nostra. Sarah ammise di essere consapevole quanto me dei guai a cui stavamo andando incontro, eppure, in qualche modo, riuscì ad andare oltre le parole, trasmettendole con poche frasi tutta la gioia che provava nello stare con me.
Gli occhi della mia ex iniziarono a farsi lucidi dalla frustrazione prima ancora che Sarah avesse finito di parlare. Per un attimo provai una fitta di gelosia: perché cedere subito con Sarah, quando con me aveva insistito per ore? Poi tornai a ragionare e capii che c'era una ragione più che valida: la loro empatia. Azalee aveva sentito i sentimenti di Sarah; la gioia, la determinazione, l'incapacità di fare altrimenti... io non sarei riuscito a comunicarle tutto ciò nemmeno in giorni interi, perché, a differenza di Sarah, io non ero legato ad Azalee nell'anima.
Naturalmente non dissi nulla di tutto ciò. La mia amata dovette tornare in classe in fretta, richiamata dalla campanella di fine ricreazione, e io dovetti costringermi ad evitare qualunque azione sdolcinata che avrebbe ferito Azalee ancora più profondamente. Lei rimase a fissarla da lontano, fino a che non la vedemmo scomparire in mezzo a una folla di altri studenti, poi si rintanò ai piedi di un albero e si chiuse rigidamente in se stessa, rievocandomi orribili ricordi. Soffrivo anch'io nel vederla in quelle condizioni.
«Mi dispiace» mi scusai sinceramente mentre mi sedevo accanto a lei.
Avvolsi le sue spalle con un braccio per consolarla, sollevato almeno nel vederle accettare il mio gesto di conforto.
«No, a me dispiace. Per voi. Avrei dovuto insistere più a lungo quando ho sospettato del vostro rapporto. Se non mi fossi arresa subito, forse le cose sarebbero andate diversamente».
«Non potevi farci nulla. Tu ci avevi avvertiti, ora è una cosa che riguarda solo noi».
Non mi rispose, e purtroppo io sapevo già che il senso di colpa non l'avrebbe abbandonata. Alla fine appoggiò il viso sul mio in segno di resa, esausta quanto me. Non provavo più amore per lei, era vero, ma quel profondo affetto che ci aveva sempre legati era ancora lì e, in qualche modo, sembrò riuscire ad aiutarla.
Si riprese da quello stato solo poco prima dell'ultima campanella. Avevo ancora una cosa da chiederle, e anche se mi dispiaceva darle altre preoccupazioni ormai non potevo più permettermi di prendere tempo.
«Azalee, so che non ne avrei il diritto, ma... ho un favore da chiederti. Potresti vegliare anche su Sarah, quando io non sarò più qui?».
Adesso sembrava più tranquilla. «Certo. Non avevi bisogno di chiedermelo».
«Ti ringrazio. Prima, però, c'è una cosa che devi sapere. Riguarda il vicino di Sarah, David. Sono certo che stia nascondendo qualcosa, ho paura che possa farle del male o scoprire il nostro segreto».
Finalmente si voltò a guardarmi. «David? Perché mai dovrebbe?».
«Non lo so, a dire il vero. Credo che abbia qualcosa a che fare con gli angeli, ma non riesco a capire cosa. Ti ricordi quando ti ha soccorsa? Tu gli hai chiesto se vi conoscevate. Per quale motivo l'hai pensato?».
Sembrava piuttosto confusa. «Non saprei. Sì, glielo avevo chiesto, ma era una sensazione vaga. In quel momento non stavo bene, anche i miei ricordi dell'accaduto sono sfocati. Perché sospetti di lui?».
«Per diversi motivi. Di sicuro ha capito che Sarah ha qualcosa che non va, sembra voler arrivare da qualche parte attraverso di lei, magari carpendole informazioni. Potrebbe aver teorizzato la nostra esistenza, non so. Mi devi credere, Azalee, ti prego. Io presto non sarò più qui e ho bisogno di sapere che almeno tu starai in guardia, perché nonostante i segnali allarmanti Sarah continua a dargli totale fiducia».
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My Only Reason
FantasyAbel è un giovane angelo come tutti gli altri nel suo mondo, che a 18 anni ha già dovuto affrontare diversi ostacoli. Ha sempre vissuto accanto alla ragazza che amava, trovandosi a dover accettare di non essere l'angelo giusto per lei a causa del su...