16 - Umano per una sera

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«Vado bene così?».

Sarah si soffermò a guardare il mio aspetto di essere umano, procurandomi una strana sensazione di piacevole imbarazzo che mi trovai a nascondere dietro una finta indifferenza.

«Vai benissimo. Se incontrassimo le mie amiche si innamorerebbero tutte di te».

Era così allegra ed entusiasta che la sua frase mi fece ridere, ma sperai vivamente che nessun amico di Sarah ci vedesse; tutti gli angeli sapevano che era imprudente entrare in contatto con gli amici del proprio protetto in forma umana.

Uscimmo di casa l'uno accanto all'altra nel buio della sera, mentre non riuscivo a smettere di pensare che in quel momento l'intero mondo poteva vederci insieme. Era una sensazione stranissima, che da un lato mi faceva quasi vergognare, dall'altra mi dava molta sicurezza: accanto a me, stavolta, nessuno avrebbe potuto importunarla.

Per arrivare alla festa dovemmo fare una lunga passeggiata, durante la quale feci di tutto per ignorare il sopraggiungere di qualunque sensazione negativa dovuta alla forma umana - prima fra tutte il freddo - in modo che Sarah non dovesse preoccuparsi per me. Ci tenevo a farle vivere il primo Natale senza suo padre nel migliore dei modi possibili.

La piazza verso cui eravamo diretti era abbastanza famosa da quelle parti, e prima ancora che la raggiungessimo mi accorsi che era stata letteralmente trasformata per l'occasione: l'avevano riempita di piccole costruzioni in legno circondate da calde luci natalizie, con dentro ogni genere di oggetto, tra le quali la gente si spostava piena di stupore e allegria. Tutto questo convergeva verso un enorme albero di Natale al centro della piazza, che faceva da riferimento per lo spettacolo di fuochi d'artificio di mezzanotte che Sarah non vedeva l'ora di vedere.

La sola vista di tutta quella scena rese la mia protetta così entusiasta da ripagarmi di qualunque sforzo.

Nonostante ciò, per me stava già diventando difficile ignorare le fastidiose sensazioni umane che provavo, mentre la folla crescente intorno a noi non faceva che peggiorare la situazione; era impossibile non urtare nessuno col mio corpo umano instabile e sbilanciato.

«Non capisco, cosa sono tutte quelle cose?» provai a distrarmi, indicando a Sarah le piccole costruzioni illuminate.

«Vieni, ti faccio vedere».

Prese la mia mano e mi portò davanti alla prima di esse, che scoprii essere nientemeno che un negozio in miniatura. Notando quella miriade di oggetti in esposizione mi lasciai contagiare dall'entusiasmo della mia protetta e, dato che non conoscevo la funzione di molti di quegli articoli, Sarah si divertì a spiegarmi tutto ciò che non capivo. 

Passammo la nostra serata così, parlando di tutti gli strani oggetti che trovavamo e di tantissime altre cose senza importanza, proprio come una qualsiasi coppia di umani

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Passammo la nostra serata così, parlando di tutti gli strani oggetti che trovavamo e di tantissime altre cose senza importanza, proprio come una qualsiasi coppia di umani. Fu divertente, anche se ad ogni minuto che passava, le persone intorno a noi aumentavano, causandomi una sorta di claustrofobia sempre maggiore.

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