28 - Punto di non ritorno

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Quando mi resi conto di non potermi difendere davanti a Sarah, commisi l'imperdonabile errore di lasciarmi andare alla rabbia e alla frustrazione. La mia protetta insisteva per lasciarmi lì a chiarire con Azalee mentre lei andava via, e invece di ascoltarla finii con l'intestardirmi ed andarmene via per primo, in volo, lasciandole entrambe attonite.

Che infantile...

In un paio di minuti ero a casa. Entrai e mi lasciai cadere fiaccamente sul divano, con in testa tantissime domande e nessuna risposta.

Che cosa stavo facendo?

Azalee ormai aveva capito, non aveva senso continuare a fingere in questo modo. Non mi restava che darle la stessa versione di Sarah - la versione più simile alla verità che potevo permettermi - accettando le conseguenze che ciò avrebbe comportato. Per una cosa del genere avrebbe potuto lasciarmi lei stessa...

Sospirai, tentando di calmarmi e di arrendermi all'idea di poter perdere Azalee dopo un'intera vita vissuta insieme. Non riuscivo nemmeno a pensarci, non ero pronto a perderla per sempre, eppure...

Sarah arrivò fin troppo in fretta, con l'espressione più preoccupata di quanto avrebbe dovuto. Probabilmente prima di raggiungermi aveva parlato con Azalee, e di sicuro aveva percepito la sua acuta preoccupazione.

«Mi dispiace, scusami» le dissi subito. «Non volevo comportarmi così».

Non mi rispose. Si avvicinò a passi lenti, in silenzio, venendo a sedersi proprio accanto a me.

«Non devi scusarti con me».

«Domani mi scuserò con Azalee» accettai per quieto vivere.

La avrei chiesto scusa per essermene andato in piena discussione, niente di più. Non avevo fatto nient'altro di male, ma a Sarah non potevo dirlo senza tirare in ballo questioni che avrebbero ingigantito il nostro problema.

Chiusi gli occhi e mi lasciai andare sullo schienale del divano, tremendamente frustrato. Quasi sussultai quando sentii che Sarah stava appoggiando il viso sulla mia spalla, tanto vicina che sentii il suo respiro un po' agitato sulla mia pelle. Avrei dovuto allontanarla, lo avevamo stabilito proprio il giorno prima, ma non potevo farcela. Non contro la sua volontà, non ora che quel contatto aveva iniziato a restituirmi un po' di pace, non ora che mi sentivo improvvisamente... completo, accanto a lei.

L'amavo. Dio, quanto l'amavo.

Mi lasciai andare e appoggiai il viso sul suo, mentre lei rimaneva immobile e in silenzio. Restammo così a lungo, a darci calma a vicenda, mentre lentamente il suo respiro si faceva più regolare.

Si stava addormentando...

Sorrisi, nonostante la situazione fosse così grave. La sensazione di pace che la sua vicinanza riusciva a darmi, evidentemente, era reciproca, e in questo modo avrei potuto godere della sua vicinanza ancora un po' senza peggiorare la sua situazione. Sfiorai la sua pelle con la punta delle dita, osservando il suo corpo riverso sul mio. La sua vicinanza mi donava una sensazione meravigliosa, che non aveva nulla a che fare con ciò che ormai provavo accanto ad Azalee.

A quel punto ne fui certo. I sentimenti per la mia ragazza, che credevo perdurare nonostante tutto, erano ormai solo il residuo di un'intera vita passata a desiderarla. Amavo Sarah con tutto me stesso, lei e nessun'altra. E ora non avevo più scuse per temporeggiare con Azalee... dovevo lasciarla andare.

*

Fu una constatazione che mi colpì come un pugno allo stomaco. L'avrei fatta soffrire moltissimo, l'avrei delusa e... dopo cosa avrebbero pensato lei ed Uriel di me?

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