Abel è un giovane angelo come tutti gli altri nel suo mondo, che a 18 anni ha già dovuto affrontare diversi ostacoli. Ha sempre vissuto accanto alla ragazza che amava, trovandosi a dover accettare di non essere l'angelo giusto per lei a causa del su...
Ormai era arrivato febbraio. A metà pomeriggio c'era ancora la luce del sole e così, quel giorno, quando Sarah finì i compiti decise di sfidare il clima invernale per raggiungermi in giardino, dove io stavo riposando già da un po' immaginando di averla lì con me tra le mie braccia.
Invece la vera Sarah venne a sedersi composta sull'erba, con mille pensieri per la testa, tutti lontani anni luce dal mio amore per lei.
Finsi di non aver alcun pensiero triste e l'ascoltai mentre mi parlava della scuola e dei suoi amici, tuttavia lei si accorse presto della mia malcelata preoccupazione - ormai mi conosceva troppo bene - e non sapendo che altro fare decisi di nascondere i miei tormenti dietro il secondo argomento che più mi spaventava: David.
Ogni volta che provavo a metterla in guardia su di lui, Sarah mi rispondeva che non dovevo preoccuparmi, ottenendo l'effetto esattamente opposto. Lo fece anche stavolta, mentre mi guardava con quegli occhi pieni di ingenuità, così bella e fragile...
«Come faccio a non preoccuparmi, Sarah? Tengo troppo a te, per sopportare che qualcuno ti faccia soffrire» mi lamentai con un nodo alla gola alla sua ennesima rassicurazione.
Ero stato attento a non dire nulla di eccessivo, ma a lei bastò questo per tirarsi indietro.
«Non dire sciocchezze».
Distolse lo sguardo da me con aria contrariata, mandandomi in agitazione. Forse avevo esagerato senza accorgermene? Mi sentivo la coscienza talmente sporca che entrai nel panico per un nulla. Perché non accettava le mie parole? Aveva forse capito che in realtà provavo per lei qualcosa di più, dell'affetto?
«Non mi credi?».
Il mio tono concitato la sorprese. Rimase in silenzio, tentandomi inconsapevolmente con la sua eccessiva vicinanza così come era accaduto sui gradini della piazza. E senza nessuno che interrompesse la situazione, questa volta finii col cedere.
Non me ne resi nemmeno conto fino a che non fu troppo tardi.
Mi ero avvicinato fino ad esserle addosso, prendendo le sue mani tra le mie e costringendola ad indietreggiare fino a che non si ritrovò a terra.
Realizzai ciò che avevo fatto solo quando vidi la sua espressione sbalordita e il suo viso incorniciato dall'erba.
Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.
«Non è affatto una sciocchezza».
Mi sembrava quasi di non essere io a parlare.
Sarah era scioccata, non riusciva a reagire. Era come quel giorno davanti alla libreria: avrei potuto baciarla senza che riuscisse ad impedirmelo in alcun modo, e stavolta non ero sicuro di riuscire a fermarmi. Intorno a noi c'era il silenzio più assoluto, i nostri visi erano sempre più vicini e le sue labbra... le sue labbra rosse e morbide sembrarono tendere verso le mie.
No, non ce l'avrei fatta a fermarmi. La desideravo troppo.
Poi Sarah sembrò riprendersi all'improvviso. Mi riportò alla realtà tentando di muovere le braccia per allontanarsi.