20 - Questione di fiducia

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Come temevo, Sarah aveva sentito le critiche di Azalee al mio comportamento nei suoi confronti, con tutte le insinuazioni che questo sottintendeva. Me ne vergognavo tantissimo, ma ad essere sincero lei mi sembrava molto più in difficoltà di me.

«Non preoccuparti, immaginavo che si sentisse anche dentro casa» cercai di calmarla.

Non avevo il coraggio di avvicinarmi. Mi temeva? O magari era arrabbiata perché credeva che mi stavo comportando in maniera equivoca? Prese fiato due volte prima di riuscire a parlarmi.

«Per favore, Abel, so che qui il tuo ruolo di angelo ha la priorità, ma ti prego, non trascurare Azalee a causa mia. Se fa così è perché ti ama».

Questo non me lo aspettavo... Sarah non ce l'aveva né con me, né con lei. Beh, di cosa mi stupivo? Ormai conoscevo bene il suo carattere.

Non feci in tempo a risponderle che sentii Azalee attraversare la parete dietro di me. Voleva parlare con Sarah, ne ero sicuro. Non poteva immaginare quanto una cosa del genere avrebbe messo in difficoltà una ragazza insicura come lei.

Mi girai, fulminandola con lo sguardo. «Basta, Azalee. Sarah non deve essere coinvolta in questa storia» tentai inutilmente di dissuaderla.

Ma Sarah non era della mia stessa idea. «Come faccio a non essere coinvolta se sono la causa della vostra discussione?». Si stava sentendo in colpa a causa nostra, non riuscivo davvero a tollerarlo.

«Tu non sei la causa di nulla» le rispondemmo insieme Azalee ed io. Almeno su una cosa eravamo d'accordo.

Poi Azalee si rivolse a lei. «Sarah, possiamo parlare in privato?».

«Di cosa?» mi intromisi subito, sperando di evitarle almeno quello stress.

«Va bene».

Come?

Sarah mi stupì, accettando la sua richiesta prima ancora che Azalee mi rispondesse. Credevo che avrebbe preferito evitare quel confronto, invece stava imparando ad affrontare i problemi, piuttosto che a evitarli, e questo bene o male mi fece piacere. Solo che adesso dovevo rispettare la sua decisione e lasciarle parlare da sole... e l'idea non mi piaceva affatto.

Volai a malavoglia in giardino, mettendomi subito a camminare su e giù sotto l'albero più grande per sfogare l'agitazione.

Cosa sarebbe accaduto? Di sicuro Azalee le avrebbe fatto delle domande sul nostro rapporto e con le sue capacità di persuasione avrebbe potuto convincerla di qualsiasi cosa, anche di dover prendere le distanze da me.

Ero davvero preoccupato.

Mi lasciai cadere ai piedi dell'albero, abbandonandomi con la schiena al suo tronco. Da adesso in poi Sarah avrebbe avuto paura del nostro legame? Si sarebbe sentita in obbligo di controllarsi? E io avrei dovuto controllarmi? Eppure non provavo quel tipo di amore per lei. D'accordo, ne ero dipendente, ma magari tutto questo sarebbe stato normale, senza la presenza della mia ragazza nel mio Viaggio, no?

Era tutto sbagliato, fin dal principio. Azalee ed io non avremmo mai dovuto amarci, eravamo capaci solo di farci del male.

«Abel».

Riaprii gli occhi con un sussulto. Sarah era arrivata davanti a me senza che la notassi, con gli occhi pieni di incertezza e le braccia strette al petto per il freddo.

«Azalee è andata via?» immaginai.

«Sì, non l'hai vista uscire?».

«No. Ero assorto nei miei pensieri».

Il silenzio che seguì fu imbarazzante. Sarah sembrava non sapere cosa dire, odiavo vederla così a disagio.

«Torniamo dentro, stai tremando di freddo». O almeno speravo che fosse per quello.

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