Sei mio.
Sabato, 8 Maggio
Trentasette settimane e sei giorniSotto normali circostanze non pensavo a situazioni stressanti. Infatti, a volte, nella mia testa si innescava un meccanismo che mi faceva compiere più velocemente e in modo migliore quello che stavo facendo. In quella situazione, però, non mi preoccupavo dello stress, in particolare perché non c'era molto da fare, tranne che stare lì ed ansimare, gemere, piangere e imprecare.
Dopo minuti passati a dare di matto, Harry raccolse abbastanza lucidità e prese il suo telefono per chiamare la dottoressa Hayes che sembrava gli avesse detto di chiamare un'ambulanza dato che improvvisamente urlò "quale diavolo è il numero dell'ambulanza?" per poi procedere imprecando verso il suo telefono per non avere il numero registrato.
Non avevo idea di quanto tempo fosse passato dal momento in cui caddi sul pavimento a quando arrivò l'ambulanza; tutto quello che sapevo era che non avevo mai provato tanta sofferenza in vita mia e che capivo tutte le donne nei reality show che urlavano e imprecavano come marinai quando entravano in travaglio, a dire il vero, era piuttosto simile a quello che stavo passando io in quel momento. Non riuscivo nemmeno ad urlare, però, quindi tutte le imprecazioni uscivano come singhiozzi e gemiti agonizzanti.
Sembrava che Harry fosse spaventato quanto me, ma mi teneva la mano e continuava a mormorarmi gentili e tranquilli "andrà tutto bene." Non riuscivo a trovare l'energia e la volontà di dire o fare nulla per indicargli che lo sentivo, ma apprezzai comunque la sua presenza. Molto di più di quanto avrei apprezzato quella di altri.
Ad un certo punto, dopo essere stato sollevato e posato su una barella da alcuni ragazzi, svenni. Che fosse per la sofferenza o il dolore o per qualche sedativo che mi avevano iniettato senza accorgermene, non lo sapevo; tutto ciò che sapevo era che quando mi svegliai, mi trovavo coricato in una stanza molto luminosa.
Le pareti erano bianche, il soffitto era bianco, le lenzuola che mi coprivano erano bianche e la giovane infermiera che era in piedi nel lato destro del letto era bianca. Beh, era vestita di bianco. Etnicamente parlando era un po' troppo abbronzata e aveva gli occhi troppo scuri per essere bianca. Forse era messicana. O spagnola.
Sbattei le palpebre un paio di volte per lasciare che i miei occhi si adattassero alla luce improvvisa, ma fu tutto ciò che feci in tempo a fare prima di gridare e afferrarmi lo stomaco con le mani, mentre una violenta serie di contrazioni mi colpì. Non erano finite ancora quando qualcuno alla mia sinistra mi strinse la mano con delicatezza e mi accarezzò il polso con il pollice. Mi voltai, debole per qualche ragione, e vidi Harry seduto su una sedia, con la schiena curva e il viso pallido. Non ero del tutto sorpreso, ad essere sincero.
"Ehi," disse piano, offrendomi un debole sorriso e un'altra stretta alla mano, "va tutto bene?"
"Fa male," mormorai con una smorfia. Il mio fascino stava raggiungendo limiti sconosciuti quel giorno, senza dubbio.
"Si, l'ho capito," disse, "hai urlato parecchio mentre dormivi. Sembrava che stessi morendo."
"Credo di star morendo," dissi. Come un segnale, un'altra contrazione mi colpì in quel momento facendomi emettere un imbarazzante singhiozzo. Continuarono per circa mezzo minuto prima che si fermassero, nelle stesso momento in cui le lacrime iniziarono a cadere dai miei occhi.
"È tutto okay, non stai per morire," disse Harry rassicurante una volta che mi rilassai nuovamente. L'effetto delle sue parole era un po' indebolito a causa del suo sguardo terrorizzato e dal fatto che la sua pelle era ancora pallida. Il pallore iniziava a sembrare come l'interno di una mela verde.
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It Beats For Two - [Larry Stylinson - Italian Translation]
FanfictionAvere un'avventura di una notte da ubriachi fa schifo. Avere un'avventura di una notte da ubriachi mentre si è al liceo fa più schifo. Avere un'avventura di una notte da ubriachi mentre si è al liceo e si è un ragazzo è il massimo dello schifo. La...