3.Balbettii snervanti

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Uno scorcio di luce mattutina colpì il letto di Marinette, penetrando furtiva dalle tende aperte della sua cameretta. La ragazza emise un verso, a metà tra uno sbadiglio ed un lamento, rigirandosi su di un fianco. Si rannicchiò il più possibile sotto quelle sue calde coperte che profumavano di pulito, cercando di riprendere sonno. Ad un tratto però, persino la sveglia sembrò avercela con lei, perché incominciò a trillare come una matta, al di sopra della superficie stretta e legnosa del suo comodino. Così, come se nulla fosse, la corvina allungò un braccio e la buttò giù con una manata. - Mmh... lasciatemi in pace... - mormorò, con la voce ancora impastata dal sonno. Si strinse al cuscino, per poi ricominciare a dormire. - Marinette! - udì una voce chiamare il suo nome una, due, tre volte: - Marinette, svegliati: sei in ritardo! - sobbalzò, alzandosi di scatto. - Tikki, ma che hai da strillare tanto? - si stropicciò gli occhi azzurri, cercando di mettere a fuoco la figura esile e rossiccia del proprio Kwami. - É tardi. A quest'ora dovresti essere già pronta! - esclamò l'altra, agitando le zampette per aria. Lei non le prestò così tanta attenzione, credendo si trattassero di soltanto pochi minuti, ma decise comunque di andarsi a preparare, per evitare un'altra sfuriata da parte sua. Appena mise piede fuori dal letto però, si pentì amaramente di non essere rimasta al suo interno. Quando raccolse la sveglia dal pavimento invece, si accorse di quanto in realtà avesse forato: mancavano poco più di dieci minuti alle otto. Perciò, presa dall'ansia e dal panico, iniziò a correre da una parte all'altra della sua stanza, facendo tutto in fretta e furia. Una volta pronta, scese giù e salutò velocemente i suoi genitori, prima di sfrecciare dritta verso la sua scuola. Avrebbe mangiato un boccone più tardi. Superò rapida i semafori, riuscendo a raggiungere l'edificio un paio di minuti prima che suonasse la campanella. Entrò in classe come una furia, con i capelli completamente all'aria e lo zaino sballottato sulle spalle. - B-buongiorno. - salutò, cercando di riprendere fiato. Si guardò intorno, alla ricerca della professoressa Bustier che, per fortuna non era ancora arrivata. Sospirò di sollievo e si diresse verso il suo banco, non prima di essere fermata da... - Hey, Mari. - Adrien le rivolse un piccolo sorriso, facendola arrossire. Il ragazzo di cui era segretamente e follemente innamorata le stava sorridendo. Cosa avrebbe voluto di meglio dalla vita? Per un attimo, si sentì al settimo cielo, ma solo per un attimo. - Oh, c-ciao Adrien. - balbettò, in risposta. Le succedeva sempre, in ogni singola occasione. Era come se il suo cuore cominciasse a fare mille capriole e la voce le si fermasse in gola. Lui però, sembrò non farci poi così tanto caso. Al contrario, passò lo sguardo su tutto il suo corpo, soffermandolo sui suoi piedi. - Ehm... Marinette...? - lo vide cercare di trattenere una risata, ma non ne capì il motivo. - Sì...? – domandò lei, confusa. - Ti sei accorta di aver indossato una scarpa ed una ciabatta? - sussurrò l'ultima parte, avvicinandosi a lei. Premette le labbra tra loro, per non scoppiare a ridere. La corvina invece, strabuzzò gli occhi alle sue parole, per poi lanciare un'occhiata in basso ed accorgersene subito dopo. Aveva davvero una scarpa ed una ciabatta! - Oh, no... - il suo volto assunse mille tonalità di rosso, passando dal rosa al bordeaux in meno di un millisecondo. Dire che avrebbe voluto sotterrarsi, sarebbe stato dire poco. A quel punto però, il suono acuto e squillante della campanella, rimbombò per tutta la scuola e preannunciò l'arrivo dei professori. Marinette si sedette di corsa al suo posto, per cercare di nascondersi agli occhi dei suoi compagni che sarebbero entrati a momenti. Non era mai stata certa di nulla nella sua vita. Ma, in quel momento, una sola cosa le parve totalmente chiara: aveva appena fatto una delle peggiori figuracce di sempre.

- Oh, Alya. Non so davvero come ringraziarti: sei un angelo! - Marinette la strinse in un abbraccio, grata del suo aiuto. La sua migliore amica le aveva infatti, prestato un paio di scarpe di ricambio, che spesso teneva in cartella per educazione fisica. Le andavano leggermente grandi, ma erano meglio di niente. - Ma figurati: a questo servono le amiche. - rispose l'altra. - Piuttosto, mi spieghi il perché sei uscita di casa in quel modo? - - È una lunga storia. In pratica, ho rischiato di fare tardi un'altra volta, così ho cercato di darmi una mossa, finendo per mettermi nei pasticci. - spiegò, sospirando. Era da poco iniziata la ricreazione e le due si stavano godendo quei pochi minuti di libertà che avevano a disposizione, nel cortile della scuola, insieme a tanti altri ragazzi della loro classe. - Niente di nuovo, insomma. - rise la castana, prima di ricevere un'occhiataccia dalla diretta interessata. - E dai! Come pretendi che ti prenda sul serio, quando ti ritrovi in queste situazioni? - - Almeno sii dalla mia parte, che diamine! - anche la corvina si fece scappare un sorriso, nel realizzare quanto in realtà, tutto quello che le era capitato, fosse parecchio divertente. Alya le passò un braccio attorno alle spalle, indicandole, con un cenno del mento Adrien e Nino che chiacchieravano animatamente a pochi metri di distanza da loro. - Che mi dici di quel bellimbusto lì? Non l'hai ancora invitato ad uscire? - se ne uscì. Marinette scosse la testa, lanciandogli un'occhiata furtiva. - Dopo la figuraccia che ho fatto, dubito accetterebbe. - - Beh, tentar non nuoce. - le rivolse uno sguardo eloquente, tentando di invogliarla a fare la prima mossa. Era cotta di lui da mesi e mesi, eppure si ostinava a rimanere nascosta nell'ombra, ad osservarlo in silenzio, mentre, dentro di lei, tutto avrebbe voluto urlargli a squarciagola i propri sentimenti. - Ma come faccio? Non posso andare da lui e dirgli: "Ciao Adrien. Lo sai, ho una cotta per te da sempre. Ti andrebbe di uscire con me?", sarebbe imbarazzante! - si ritrovò a gesticolare e ad agitare le braccia per aria. - Cosa sarebbe imbarazzante? - all'improvviso, l'intero suo corpo si congelò sul posto, nell'udire la voce di Adrien, che si trovava alle sue spalle. Si girò lentamente verso di lui, subito dopo aver preso un respiro profondo ed aver lanciato un'occhiata d'aiuto alla sua amica. - Oh niente, Adrien. Io, ecco... mi stavo chiedendo, ti andrebbe di andare a vedere un film al cinema lunedì sera? - domandò. - Ma certo. Facciamo alle sette e trenta? - lui le sorrise. - Perfetto. Sette e trenta. - Marinette avrebbe voluto fare i salti di gioia. Era finalmente riuscita ad invitarlo ad uscire senza balbettare!

Serena

A puuur-fect love story #Wattys2020Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora