Tutto il suo corpo cominciò a tremare, scosso da brividi di terrore. "No, non è possibile." era ciò che gli diceva il suo cuore, che stava battendo così tanto forte nel suo petto, da non farle percepire nemmeno il suono del suo stesso respiro. Sentiva le gambe cedere sotto al suo peso, mentre la testa cominciava a dolerle in modo assurdo. Nonostante tutto però, non ci pensò due volte ad utilizzare la piccola fionda a pois che aveva in mano, per scagliare un sassolino contro la matita di Nathaniel e gettarla nel fiume. Dopodiché, corse subito dal suo compagno di battaglia, tuffandosi in acqua ed incominciando a chiamare il suo nome. Fortunatamente non ebbe difficoltà a trovarlo, mentre riportarlo in superficie non fu tanto semplice come sperava. Non appena riuscì a tornare sul ponte insieme a lui e alla matita, lo fece adagiare sulla sua superficie e gli si inginocchiò affianco, cercando di mantenere la calma e di mostrarglisi forte, così da tranquillizzarlo un pochino, nonostante fosse lei quella più in ansia tra i due. - Chat. - lo chiamò, avvolgendogli il viso con le mani e tentando di trattenere le lacrime. Lui tossì parecchia acqua, prima di poter alzarsi col busto e gemere ancora, questa volta per la ferita che aveva sul fianco, dalla quale stava sgorgando una quantità non indifferente di liquido scarlatto: sangue. - Oh, no no no. - la corvina non poteva crederci. - Chat, é tutta colpa mia: avrei dovuto raggiungerti prima. I-io... Devo chiamare subito i rinforzi. Io... - aveva lo sguardo completamente terrorizzato, la voce ridotta ad un mormorio e la testa che le girava in una maniera pazzesca. Ma l'altro la fermò e: - Va' a liberare l'akuma. - le disse, a stento riusciva a parlare. - No, io devo... - si impose Ladybug, non volendo ascoltarlo. Lui, d'altro canto, era testardo tanto quanto lei. Scosse la testa e le rivolse un sorriso pieno d'affetto. - Va'. - allora la corvina gli obbedì. Come già aveva fatto una volta, spezzò in due quella matita e ne liberò l'akuma, riportando tutto alla normalità. Da quello che le aveva detto Tikki riguardo a tutti coloro che venivano akumizzati una seconda volta, non era facile che riprendessero conoscenza così tanto in fretta come accadeva agli altri, e con Nathaniel pareva valere la stessa regola. Proprio per questo, la ragazza preferì correre nuovamente dal suo partner per accertarsi che stesse meglio, piuttosto che riportare il suo compagno di classe a casa. - Chat, stai bene? - gli domandò, perdendosi in quei suoi occhi color verde smeraldo. Il ragazzo-gatto annuì, sorridendole. Per fortuna, il Miraculous Ladybug aveva avuto effetto anche su di lui, facendo sparire quasi per magia quell'enorme taglio che la spada di Le Dessinateur gli aveva procurato. - Ne sei sicuro? - chiese. Non si sarebbe data pace fino a quando non ne avesse avuto la piena conferma. Infatti: - Forse dovremmo controllare. - esordì, posando una mano sulla parte precedentemente lesa e facendolo sussultare: quella sensazione di leggero formicolio non l'aveva ancora abbandonato del tutto. Nello scorgere la sua espressione preoccupata però, l'afferrò per i polsi e: - Sta' calma. - la rassicurò, guardandola negli occhi. Ma, dopo qualche secondo, l'intero suo corpo venne avvolto da una strana luce verde, che abbagliò gli occhi della ragazza tanto da portarla a chiuderli. Nessuno dei due, nella foga del momento, si era accorto dei continui squilli del suo Miraculous. D'improvviso, sulla sua pelle Marinette percepì quella del biondo, finalmente libera dal suo solito costume nero. - T-ti sei ritrasformato? - gli domandò, intimidita, nonostante conoscesse già la risposta. Il suo stomaco in subbuglio le ricordò che quella sarebbe stata la prima volta in cui avrebbe conosciuto la vera identità dello stesso Chat Noir che l'aveva corteggiata per quasi due mesi e per cui aveva incominciato a provare qualcosa che andava ben oltre la semplice amicizia, e tutto ciò la fece fremere ancor di più. - Apri gli occhi, Ladybug. - la incitò lui, con un tono di voce basso e profondo. La ragazza esitò, mordendosi il labbro inferiore: si sentiva davvero pronta a scoprire il suo vero io? Se qualcuno glielo avesse chiesto, molto probabilmente avrebbe risposto di no. No che non lo era. Eppure, fu la curiosità ad avere la meglio dentro di sé. Così, lo fece, ignara del fatto che se ne sarebbe potuta pentire amaramente. Infatti, ciò che si ritrovò davanti la fece sobbalzare. - A-Adrien? - mormorò, incredula. Allungò poi, una mano verso il suo viso e lo accarezzò molto lentamente, quasi come se facesse fatica a credere di averlo proprio lì, davanti a lei. Il biondo le sorrise, lasciandosi cullare dalla dolce sensazione di calore che il suo tocco gli stava donando in quel momento. D'un tratto però, Marinette gli si allontanò, quasi come se si fosse appena bruciata una mano: ecco che ritornava la consapevolezza di ciò che Adrien le avesse fatto. - Tu mi hai mentito. - esclamò, delusa. - Marinette, io... - - Cosa, Adrien? Cosa? Tu hai giocato con i miei sentimenti, non una, ma ben due volte! - esclamò, per poi alzarsi in piedi ed osservarlo dall'alto, con sguardo sprezzante. Adrien l'afferrò per un braccio, prima che l'altra potesse fuggire via da lui per l'ennesima volta. - Marinette, per favore, lascia che ti spieghi... - provò a parlare, ma senza risultato alcuno. - Spiegarmi cosa, eh? Hai una vaga idea di quanto io abbia sofferto in tutto questo tempo? - lo accusò. La voce le si incrinò a metà frase, ma lei cercò di non farci troppo caso. - Lo so, avrei dovuto rivelarti la verità sin dall'inizio e non faccio altro che incolparmi per non averlo fatto. Ma credimi, quello che provo per te é reale. - si issò in piedi e le prese delicatamente una mano, per poi portarsela al petto. - Questo è reale. - il suo cuore tamburellava più forte di quanto Ladybug potesse immaginare. - Io... - per un attimo, ma solo per un attimo, Marinette ebbe un'esitazione. Rimase ferma lì, a sentire le palpitazioni del suo cuore contro il palmo della propria mano, non osando alzare lo sguardo per incontrare il suo. - Questo non toglie il fatto che tu mi abbia ferita ugualmente. Io... io ho sofferto molto a causa tua e non voglio ricapiti ancora. E poi... non credo di aver provato le stesse emozioni che hai provato tu. - mentì, allontanandosi. Non meritava di conoscere la verità, non lui che la verità gliela aveva negata per così tanto a lungo, sfruttando la situazione per prendersi gioco di lei. - Ma perché vuoi negarlo? Lo sappiamo benissimo entrambi che si tratta di una bugia. - il biondo tentò di avvicinarsi, ma l'altra lo respinse. - Non... non è vero, io non ho mai provato niente per te... - a quel punto, Chat Noir iniziò a scuotere la testa, quasi per cercare di convincere se stesso. Ne era sicuro: Marinette aveva provato qualcosa tanto quanto lui. - Non mentire, Marinette. Io so che non è così... - ed era vero. Lo vedeva dagli sguardi, dai sorrisi, dalle risate, dai baci... Quello era amore: persino un cieco se ne sarebbe accorto! - No, smettila! Adesso basta! Sparisci dalla mia vita, Adrien. Lasciami in pace! - fu la sua risposta. Nel frattempo, anche la sua trasformazione si annullò e, insieme ad essa, la sicurezza dell'altro parve sgretolarsi in mille pezzi. Lacrime salate cominciarono a bagnare il viso della ragazza, mentre il biondo continuava a fissare le sue labbra, diventate oramai irraggiungibili, e a bramarle come non aveva mai fatto fino ad allora. Il suo cuore quasi non batteva più, e forse era meglio così. Marinette non gli rivolse più alcuno sguardo, prima di correre via da lì e lasciarsi tutto alle spalle. Sentì la voce di lui urlare il suo nome, ma la ignorò: voltarsi avrebbe fatto troppo male e non credeva che sarebbe riuscita a sopportare altro dolore.
Serena
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A puuur-fect love story #Wattys2020
FanfictionTutte le ragazzine della sua età sognano di innamorarsi e di vivere una romantica storia d'amore degna dei film di Hollywood, ma non lei: Marinette Dupain Cheng ha già fin troppe "gatte" da pelare, e la sua seconda vita da supereroina è una di quest...