36.Gelosia folle

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La mattina seguente, come d'accordo, lei ed Alya si sentirono telefonicamente. La castana parve fin troppo agitata ed irrequieta, persino più del solito. Era ovvio che provasse un forte disappunto per il modo in cui Marinette aveva reagito al bacio di Adrien e che non si preoccupasse neanche un po' di nasconderlo. D'altro canto però, la corvina era davvero stanca di dover continuare a dare spiegazioni su spiegazioni a qualcuno che le orecchie le utilizzava solo per ascoltare gli ultimi pettegolezzi diffusi in giro per la scuola. - Te l'ho già detto, Alya! Non ho intenzione di ripeterlo ancora una volta! - esclamò, alzando gli occhi al cielo. Non le avrebbe mai confessato di aver provato qualcosa per lui, seppure per un naso secondo in cui le loro labbra si erano incontrate, perché sapeva che l'altra avrebbe cominciato ad assillarla ancor di più. Era assolutamente fuori discussione: non sarebbe diventata la sua ragazza. Alya sbuffò, spazientita: - D'accordo, come vuoi tu. Ma sappi che ti pentirai amaramente di non avermi ascoltata, ne sono sicura! - e agganciò così, senza neanche salutarla. Marinette non se ne curò più di tanto: la sua migliore amica era quel tipo di ragazza che se la prendeva sempre per tutto e per niente, perciò non sarebbe stato difficile farsi perdonare.

Qualche giorno dopo, la corvina dovette svegliarsi presto per tornare a scuola. Nonostante lo sforzo immane nell'uscire dal caldo piumone del suo letto, la mattinata non sembrava stesse andando tanto male, più che altro per la colazione a base di croissant e cioccolata calda che l'aspettava. Fuori casa tirava un venticello né troppo freddo, né troppo caldo. Il cielo pareva sgombro di nuvole, mentre le temperature erano salite, anche se di poco. Per questo, la ragazza si ritrovò inevitabilmente ad attraversare la strada con un sorrisetto sulle labbra. Non appena varcò il cancello della sua scuola però, per poco non ebbe la tentazione di voltarsi e fare dietrofront. Incominciò a rimpiangere il fatto che le vacanze fossero durate così poco: non si sentiva ancora pronta a tornare ad affrontare la solita routine noiosa e fin troppo stressante della studentessa. Alla fine, fu il buon senso ad avere la meglio su di lei, che si costrinse a fare qualche passo in avanti e a raggiungere un paio di teste che le sembravano familiari, come la chioma castana della sua migliore amica. Non si erano più parlate da quel giorno ma, nonostante questo, Marinette non si fece problemi ad avvicinarglisi e a poggiare le mani sui suoi occhiali, per farle uno scherzetto. La vide sobbalzare, spaventata e: - Chi sono? - chiese, alterando leggermente la voce e facendola ridacchiare. - Mmh... Il sindaco? - esclamò, in tono ironico. A quel punto, Marinette la lasciò andare: - Come hai fatto ad indovinare? - rise, stando al gioco. Alya le rivolse uno sguardo di rimprovero, voltandosi verso di lei e appoggiando le mani sui fianchi. Dopodiché, si tolse gli occhiali e glieli mostrò. - Mi perdoni, signor sindaco, ma mi ha riempito gli occhiali di ditate. - - Oh, mi dispiace. Come potrò mai farmi perdonare? - l'amica si portò una mano al petto, con fare teatrale,  mentre Alya le rivolgeva un sorrisetto furbo. - Oh, ma è semplice. - rispose, prima di buttarglisi addosso ed iniziare a farle il solletico. Marinette scoppiò inevitabilmente a ridere. Si sentiva davvero fortunata ad avere un'amica come Alya. Il loro era sempre stato un rapporto speciale che, con il tempo, si era andato a consolidare sempre di più, tant'è che entrambe erano convinte che niente e nessuno sarebbe riuscito a spezzarlo. Si continuarono a punzecchiare a vicenda per qualche altro secondo, fino a quando non furono fermate da Nino che, con sguardo divertito: - Hey, ragazze. Interrompiamo qualcosa? - le prese in giro a nome di tutti i loro amici, che si trovavano proprio lì e, di conseguenza, avevano assistito a tutta la scena. Le due gli rivolsero un sorrisetto malizioso. - Se vuoi ce n'é anche un po' per te, tesoro. - Alya gli si avvicinò, già pronta a fare il solletico anche lui. "Mai sottovalutare una donna, tanto meno se questa porta il nome di Alya Césaire" si disse Marinette, scorgendo il volto del suo ragazzo impallidire per la paura. Quando lo vide poi, darsela letteralmente a gambe levate, non riuscì a trattenere le risate. - Ciao, Mari. - d'un tratto però, la voce di Adrien la fece sobbalzare. Si voltò di scatto, andando a scontrarsi con il suo petto. Fece qualche passo indietro ed alzò lo sguardo, incontrando il suo. In quel momento, una strana sensazione alla bocca dello stomaco la fece quasi trattenere il respiro. - Oh, ciao Adrien. - arrossì e si morse il labbro, cercando di scostarsi da lui ancora un po': la sua vicinanza le faceva un brutto effetto. Al contrario però, quasi come se una grande calamita l'attirasse verso di lui, si ritrovò a fare altri passi in avanti. Riabbassò lo sguardo, imbarazzata, quando Adrien le posò delicatamente una mano su di un fianco: non sapeva cosa le stesse succedendo. - Hey, voi due! Prendetevi una stanza! - le urla dei loro migliori amici li scossero bruscamente, facendoli allontanare di botto, paonazzi in volto. Adrien si portò una mano fra i capelli e sospirò, a disagio. - Ehm, Marinette... a proposito di quello... - iniziò, ma qualcuno lo interruppe: - Ciao, Marinette! - una chioma rosso fuoco ed un paio di occhi azzurri si frapposero tra lui e la ragazza. Aveva un bel sorriso ad illuminargli il volto, notò Marinette. - Hey, Nathaniel. - lo salutò, ricambiando. - Come sono andate le vacanze di Natale? - domandò il ragazzo, incuriosito. Evidentemente non si era accorto affatto della presenza dell'altro. Oltre a questo, Marinette si sorprese della tranquillità con cui avesse pronunciato quelle parole: solitamente era un ragazzo davvero molto timido. Non sapeva infatti, che fosse stato giorni e giorni a prepararsi ogni singola parola, pur di fare bella figura davanti a lei. Si riscosse però, sentendo uno sbuffo ed un'imprecazione dietro di lui. - Ehm, io... bene, sono andate bene. A te? - domandò educatamente, e Nathaniel rispose con un semplice: "Altrettanto". A quel punto, Adrien si irritò e si spostò in avanti. L'altro ragazzo sembrò notarlo soltanto allora e: - Oh, ciao Adrien. - esclamò, come se nulla fosse, per poi ignorarlo completamente e puntare i suoi occhi cristallini sulla figura della ragazza. - Io... ecco... ho fatto questo per te, spero ti piaccia. - le porse l'album da disegno che aveva in mano e le mostrò un bellissimo ritratto che raffigurava una Marinette sorridente e del tutto assorta nei propri pensieri. - Wow, ma è bellissimo. - esclamò lei, sincera. Sentì una voce familiare farle il verso, ma decise di ignorarla. - Ti... ti piace davvero? - chiese lui, insicuro. - Ma certo. - gli sorrise. Quando Nathaniel le si avvicinò maggiormente e: - Ne sono contento. In realtà, sono venuto qui per chiederti una cosa... Sì, ecco... ti andrebbe di uscire con me? - le domandò, speranzoso, una figura alta e slanciata si impose tra i due, lanciandogli un'occhiataccia. Marinette corrugò la fronte, confusa. Cosa diavolo gli prendeva? Adrien fece un passo verso il rosso. - Mi dispiace, lei non é disponibile. - esclamò. Nathaniel alzò un sopracciglio, nell'udire le sue parole. - Scusami? Non credevo di averlo chiesto a te. - rispose, con tono del tutto calmo. - Adrien, cosa... ? - la ragazza provò ad intervenire. - Hai ragione, ma stai pur certo che é così. - il biondo serrò i pugni, continuando a guardare il suo "rivale" in cagnesco. - E perché? Non mi sembra che abbia un qualche biglietto sulla sua fronte con su scritto "In vendita", perciò perché non lasci che sia lei a scegliere se accettare o meno? - stava incominciando a innervosirsi. - Non lo farà, perché é già occupata. - d'altro canto, Adrien stava impazzendo di gelosia: avrebbe dato di matto, se qualcuno avesse anche solo osato toccare la sua Marinette. - Ah sí? Allora dimostramelo. - lo sfidò l'altro spasimante, ricambiando la sua occhiataccia. Il biondo non si lasciò intimidire: si voltò verso una Marinette del tutto sconvolta, l'afferrò con forza per le braccia e poggiò bruscamente le labbra sulle sue. La ragazza rimase immobile lì dove si trovava, quasi paralizzata. Non riusciva a credere a ciò che stava facendo Adrien, che era sempre stato un ragazzo così tanto dolce e gentile. La stava utilizzando quasi come se fosse un oggetto, una bambola di pezza con la quale dimostrare di essere il maschio alfa. Era completamente disgustata. Così, tirando fuori tutto il coraggio che aveva in corpo, gli si allontanò con i suoi stessi modi, respingendolo via e lanciandogli uno sguardo infuriato. Si ripulì poi, le labbra con una mano, un attimo prima di tirargli uno schiaffo così forte, che il viso gli si girò completamente da un lato. - Mi fai schifo. - gli sputò addosso, per poi girare sui tacchi e lasciare entrambi lì, in preda ad una folle gelosia.

Serena

A puuur-fect love story #Wattys2020Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora