27.C'est l'amour

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Ladybug corse più velocemente che poté, per evitare che sua madre si accorgesse della sua mancanza ed andasse su tutte le furie. Infatti, nonostante, in quell'ultimo periodo fosse tornata a scuola e la donna avesse, in un certo senso "abbassato la guardia" con lei, non era convinta che sarebbe stata tanto indulgente nello scoprire che fosse uscita di nascosto e le avesse disobbedito. Inoltre, con l'avvicinarsi del Natale, la ragazza le aveva promesso che l'avrebbe aiutata con le faccende domestiche e le pulizie di casa, per consentire l'arrivo degli ospiti durante le vacanze. Riuscì miracolosamente ad arrivare a casa prima di ritrasformarsi. Entrò dalla porta sul retro e salì le scale, per poi sgattaiolare in punta di piedi nella sua cameretta, come era solita fare. Tikki uscì dal suo orecchino e si adagiò, stanca sulla spalla della sua portatrice, mormorando qualche frase sconnessa riguardo a dei biscotti. In risposta, Marinette la prese in mano e la posò sulla sua scrivania, promettendole di far presto. Scese giù in cucina ed aprì un'anta della credenza, afferrò un pacchetto di biscotti al cioccolato e ne svuotò il contenuto in un piattino, prima di ritornare dal suo Kwami ed offrirglieli in cambio del suo aiuto. Lei vi si fiondò sopra, affamata, un attimo prima che l'altra uscisse dalla sua stanza, pronta a trascorrere un'altra domenica mattina alle prese con l'aspirapolvere. Di lì a qualche giorno sarebbe andata a fare qualche spesa per comprare i regali di Natale per i suoi amici e per tutta la sua famiglia ma, per il momento, aveva ancora parecchie altre cose da fare. Innanzitutto, quel pomeriggio, ad attenderla ci sarebbe stata un'infinità di compiti da fare, che aveva continuato a rimandare sin da quando era tornata a casa da scuola, il giorno precedente. La settimana prima che ricominciasse a frequentare le lezioni però, ne aveva dovuti recuperare almeno il doppio, perciò si sentiva leggermente rincuorata. Quella sera, quando il sole era oramai tramontato da un pezzo e lei aveva finalmente terminato tutto quello che aveva avuto in serbo per quella giornata, si alzò dalla propria chaise-longue, si strinse nel maglioncino color pesca che aveva addosso, ed uscì fuori sul balcone. L'aria era particolarmente gelida, perciò non si sarebbe trattenuta a lungo, altrimenti, temeva si sarebbe congelata. Puntò lo sguardo sul cielo stellato davanti a sé, mentre in lei si riaccendeva la speranza di rivedere il suo Chat Noir saltellare per i tetti di Parigi, diretto verso casa sua. Sfortunatamente però, l'unica cosa che riuscì a scorgere da quella distanza, fu il leggero sfavillare della Tour Eiffel, che illuminava il paesaggio intorno a sé. Sospirò sognante, mentre ripensava alla prima volta in cui il suo compagno di battaglia si era intrufolato nella sua stanza nel cuore della notte ed era ufficialmente entrato a far parte del suo cuore. Se qualcuno le avesse chiesto che cosa ne pensasse di lui, Marinette non avrebbe esitato un solo secondo nel rispondergli: Chat Noir era la persona giusta per lei, senza se e senza ma. Sorrise, con il cuore che le batteva forte nel petto e le farfalle che svolazzavano a tutta velocità nel suo stomaco. Continuò ad osservare, attenta, il panorama che le si presentava davanti, incurante dei brividi che le stavano attraversando la schiena. "Forse sarebbe meglio rientrare in casa." si disse, ad un certo punto, lanciando un ultimo sguardo al minuscolo spicchio di Luna che si ergeva alto nel cielo. Si voltò e fece per tornare in camera sua, quando si accorse che la sua coperta di pile colorata, che da qualche settimana non riusciva più a trovare, era rimasta adagiata sulla propria sdraio per tutto quel tempo. "Ecco dov'era finita!" Nell'esatto momento in cui la afferrò però, da essa cadde una busta color verde pastello, che non ricordava di aver mai visto prima. Se la rigirò tra le mani un paio di volte, ma non c'era traccia né del mittente, né del proprio indirizzo. Incuriosita, la corvina la aprì e, al suo interno vi trovò un semplicissimo foglio bianco ripiegato in due. Non appena lo spiegò, fu la calligrafia piuttosto disordinata con cui era stata scritta quella lettera, a saltarle all'occhio:

I ragazzi che si amano si baciano
In piedi contro le porte della notte
I passanti che passano se li segnano a dito
Ma i ragazzi che si amano
Non ci sono per nessuno
E se qualcosa trema nella notte
Non sono loro ma la loro ombra
Per far rabbia ai passanti?
Per far rabbia disprezzo invidia riso
I ragazzi che si amano non ci sono per nessuno
Sono altrove lontano più lontano della notte
Più in alto del giorno
Nella luce accecante del loro primo amore.

Tuo, Chat Noir.

Una volta finito di leggere, i suoi occhi azzurri si riempirono inevitabilmente di lacrime di gioia, dovute alle splendide parole che le erano state dedicate. Conosceva benissimo quella poesia di Jacques Prévert e ricordava, senza alcun dubbio, di aver incominciato ad amarla alla prima lettura, anche per la sua semplicità. Nonostante questo però, non riusciva a capire cosa il ragazzo avesse voluto dirle. Quando poi, rigirò il foglio per cercare di capirci qualcosa:

24/12
ore 23:30
Place des Vosges

Queste erano le uniche parole scritte sul retro. Che si trattasse di una sorta di appuntamento per il ventiquattro dicembre a Place des Vosges? La ragazza non lo seppe mai con assoluta certezza. L'unica cosa che sapeva era che ci sarebbe andata ad ogni costo, se questo avrebbe significato rivederlo ancora.

Serena

A puuur-fect love story #Wattys2020Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora