- No, tu non mi devi spiegare proprio un bel niente! È evidente quello che stavate facendo ed io... - Sabine si portò le mani nei capelli e iniziò a camminare avanti e indietro per tutta la stanza: dire che fosse sconvolta sarebbe stato un eufemismo. Sua figlia, la sua tenera, dolce e piccola Marinette che si atteggiava come un'adulta e si portava in camera uno... Uno sconosciuto! No, era impossibile: quella non era lei. - Mamma, lascia che almeno... - la ragazza provò ad avvicinarglisi, ma l'altra la respinse, disgustata dal suo comportamento. - Sai di cosa ero venuta a parlarti? - le domandò, d'un tratto. La corvina scosse la testa. - Oggi mi è arrivata questa lettera dalla tua scuola. Quando avevi intenzione di dirmelo? - esclamò delusa, mostrandole lo stesso identico foglio che le aveva visto leggere nel loro salone, quando era tornata a casa. All'improvviso, Marinette trasalì: la sospensione, ecco di cosa si trattava! Imprecò mentalmente, nell'accorgersi di essersi comportata da vera incosciente e di essersi lasciata condizionare così tanto dai propri sentimenti per Chat Noir, da non prestare attenzione alle cose importanti. Si sentiva un'emerita idiota: e dire che la madre l'aveva persino avvisata del fatto che sarebbe salita in camera sua e le avrebbe parlato! Di cosa poi? Della punizione che aveva ricevuto per essersi azzuffata con Chloè Bourgeois in uno dei corridoi della sua scuola. Se solo fosse stata un pochino più accorta... Aprì nuovamente la bocca per parlare, ma la madre continuò: - E adesso scopro persino che tu e questo supereroe da quattro soldi vi frequentate di nascosto sotto il mio stesso tetto. Dimmi, Marinette: c'è qualcos'altro che dovrei sapere? - incrociò le braccia al petto, mentre continuava a lanciarle occhiatacce di rimprovero. Il tono della sua voce si era alzato di parecchio e la corvina sapeva che, se solo avesse provato a contraddirla, la donna avrebbe incominciato ad urlarle contro, infuriata più che mai. Era piuttosto difficile far arrabbiare Sabine Cheng in quel modo, perché lei stessa era sempre stata una donna molto tranquilla, affettuosa e comprensiva nei suoi confronti. Essere la causa di tutta quell'ira e di quella delusione infatti, non era certo qualcosa di cui potesse andar fiera. Anzi, al solo pensiero di quello che aveva fatto, non riusciva nemmeno a sostenere il suo sguardo. Fu proprio per questo, che continuò a tenerlo basso per tutta la durata della loro discussione. - Signora, la prego... Non se la prenda con Marinette, la colpa è solo mia... - intervenne Chat, che fino a quel momento non aveva osato battere ciglio, impaurito dalle parole della donna: i due non si erano mai incontrati prima, eppure il ragazzo era praticamente sicuro che non avesse preso affatto bene la loro "relazione clandestina". Nonostante questo però, non riuscì a trattenersi dal prendere le parti della sua Marinette. D'altronde, era davvero convinto di ciò che aveva detto: la bruna gli aveva rimproverato un mucchio di volte il fatto che usasse intrufolarsi in casa sua quasi tutte le sere, solo per incontrarla e lui non le aveva mai prestato particolare attenzione. Se lo avesse fatto però, di certo il loro rapporto non sarebbe stato lo stesso. Sarebbero riusciti comunque a ritrovarsi? A diventare amici? Ad innamorarsi? Entrambi, sebbene non si fossero mai domandati una cosa del genere, in cuor loro giuravano che sì, la vita sarebbe riuscita a trovare un altro modo per unirli, proprio perché, malgrado tutto, erano fatti l'uno per l'altra. Sabine si voltò verso di lui e lo incenerì con lo sguardo. - Francamente, non capisco cosa ci faccia tu ancora qui in casa mia, perciò ti consiglio di andartene, prima che ti cacci via sul serio. - tuonò e, in quel preciso istante, quando le sue iridi grigie tornarono a posarsi sulla figura della figlia, sembrarono completamente prive della solita umanità che le contraddistingueva. Al contrario, erano velate da un'ombra scura quanto il colore dei suoi capelli. - Ma mamma... -
- Niente ma! È tardi e lui dovrebbe essere già tornato a casa. - rispose, perentoria. Chissà come avrebbe reagito se avesse saputo che Chat Noir era, per la maggior parte delle volte, passato a trovarla subito dopo la mezzanotte e che si era anche fermato a dormire nel suo stesso letto. - Non si preoccupi, tolgo subito il disturbo. - esclamò quest'ultimo, a malincuore. Lanciò una breve occhiata alla sua ragazza e sospirò amareggiato, per poi uscire di casa attraverso la botola ancora aperta della sua stanza e sparire nella notte, così com'era arrivato. Non appena se ne andò, Marinette iniziò a percepire una strana sensazione alla bocca dello stomaco: si sentiva completamente svuotata, quasi come se le mancasse una parte di se stessa.
- Marinette, mi spieghi che cosa diavolo sta succedendo? Stai per caso perdendo la testa? - domandò Sabine, preoccupata. La ragazza non rispose. - Non posso credere che tu mi abbia mentito. La vecchia Marinette non l'avrebbe mai fatto. - esclamò con disappunto, aspettandosi una sua obiezione. Ma Marinette continuò a tenere lo sguardo fisso sui suoi piedi scalzi e a non proferire parola. La madre rimase lì in silenzio per qualche minuto ad aspettare che parlasse, fino a quando: - Rispondimi! - urlò, spazientita. La figlia sobbalzò alle sue urla ed alzò finalmente lo sguardo da terra per posarlo su di lei. Quando Sabine la vide in faccia, notò gli occhi rossi e le lacrime che le scorrevano sul viso: stava piangendo. - Cosa vuoi che ti risponda, eh? Che mi dispiace? Va bene, mi dispiace. Tu non sai neanche quanto. Avevo intenzione di dirtelo, ma non ne ho avuto la possibilità. -
- Le scuse non bastano, Marinette. Non avresti dovuto fare quello che hai fatto, e non mi riferisco solamente a questa. - iniziò, sollevando nuovamente la lettera. - Ma anche a questa tua pseudo-relazione con quel ragazzo. - l'altra si innervosì parecchio nell'udire le sue parole. - Mamma, tu non capisci! A me lui piace sul serio... - si impose, alzando il tono della voce. Era la prima volta, pensò, che rivelava i suoi sentimenti per Chat Noir a qualcuno. Inutile dire che la madre ne rimase parecchio sorpresa: non si aspettava affatto una rivelazione del genere dalla figlia. "Ormai è cresciuta: non è più una bambina." rifletté. Non poté negare a se stessa di essere stata un'adolescente esattamente come lei e, di conseguenza, di aver avuto a che fare con quello stesso tipo di problematiche di cuore. Da giovane però, aveva commesso dei grossi errori e ne aveva dovuto pagare le conseguenze. Non se lo sarebbe mai perdonato se fosse successa la stessa cosa a Marinette. - Io invece, credo ti sia solamente presa una bella sbandata per Chat Noir, niente di più. Perciò ti proibisco di vederlo altre volte! - esclamò, severa. L'altra strabuzzò gli occhi, non riuscendo a credere alle proprie orecchie. - Che cosa? Mamma, non puoi farlo! - batté un piede per terra, adirata. Altre lacrime continuarono a rigarle le guance, senza che lei potesse far nulla per fermarle. - Di sicuro non l'hai nemmeno mai visto senza la maschera! Mi dispiace Marinette, ma lo faccio per il tuo bene. - disse, prima di lanciarle un'ultima occhiata carica di amarezza e delusione ed uscire dalla sua stanza. - Speravo che almeno tu mi avresti capita, mamma... - furono le ultime parole della corvina.Serena
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A puuur-fect love story #Wattys2020
FanfictionTutte le ragazzine della sua età sognano di innamorarsi e di vivere una romantica storia d'amore degna dei film di Hollywood, ma non lei: Marinette Dupain Cheng ha già fin troppe "gatte" da pelare, e la sua seconda vita da supereroina è una di quest...