26.Avrebbe fatto di tutto pur di rivederlo

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- Chat Noir, dietro di te! - urlò Ladybug, indicando un punto alle spalle del suo compagno di battaglia. Il ragazzo fece appena in tempo a voltarsi, che una raffica di palloni da calcio infuocati fendette l'aria ad alta velocità, mancandolo per un pelo. L'espressione a dir poco sconcertata che gli campeggiava in volto rifletteva appieno i pensieri dell'altra, che la stavano mettendo a dura prova proprio in quel momento. Dentro di sé infatti, la giovane eroina mascherata, da un lato era al settimo cielo, perché lei ed il biondo avevano finalmente avuto l'opportunità di incontrarsi, ma dall'altro sentiva che stargli accanto con indosso la sua tutina rossa a pois, non era affatto la stessa cosa che farlo sotto i suoi abiti civili. Nonostante, almeno in passato, Chat Noir avesse provato dei forti sentimenti per Ladybug, che andavano ben oltre la semplice amicizia che li univa, da un po' di tempo a quella parte non era più stato così. Questo perché Ladybug non aveva fatto altro che respingerlo, rifiutando il suo amore e tutto ciò che aveva da offrirle. Gli aveva spezzato il cuore, scegliendo di preservare il proprio per un'altra persona, ma era stata ricompensata con la stessa moneta. In seguito, quando era stata costretta a tornare indietro sui suoi passi per un strano susseguirsi di eventi, il destino le aveva rivolto una boccaccia e si era preso gioco di lei un'altra volta. Innamorarsi di Chat Noir era stata soltanto una delle tante pene che avrebbe dovuto scontare per quello che aveva fatto: stargli lontana sarebbe stata la vera sfida...

- Hey, sta' attenta! Stavi per colpire in pieno il mio bellissimo faccino! - esclamò il ragazzo, indignato. L'altra ridacchiò, spingendolo scherzosamente da un lato. Quel giorno, le parve ancora più bello del solito. I suoi ciuffi color miele erano messi in risalto dalla luce del sole, mentre il suo fisico alto e muscoloso era fasciato dalla sua solita tuta di pelle super aderente. - Credo sia stato quello l'intento. - gli rispose, mentre lui incrociava le braccia al petto, offeso. La corvina non poté fare a meno di percorrere, ancora una volta, tutto il suo corpo con lo sguardo e di soffermarsi un minuto di troppo sulla linea delle sue spalle. Chat Noir se ne accorse e ne parve alquanto sorpreso. Era certo che, in qualsiasi altro attacco akuma, la ragazza non si sarebbe mai comportata in quel modo, limitandosi a rivolgergli un semplice saluto, per poi concentrarsi interamente sullo sconfiggere il supercattivo in questione. Prima che potesse solo provare a chiederle spiegazioni però, l'akumatizzata decise di tornare in azione. Lui la scorse armeggiare con il grosso borsone che portava in spalla e tirarvi fuori un'altra decina di palloni da calcio color carbone, prima di posarli ai suoi piedi, pronta a rilanciarglieli contro. Aveva un'aria terribilmente infastidita, le labbra arricciate in una smorfia e le sopracciglia aggrottate, mentre Chat Noir: - Oh-Oh. - mormorava, preoccupato. - Ladybug, abbiamo un problema. - riferito al fatto che le sue armi infuocate si moltiplicassero a dismisura. Ma la corvina non sembrò recepire il messaggio in tempo, presa com'era dal riflettere su quanto le fosse capitato. Non aveva affatto voglia di combattere. Infatti, l'unica ragione che la indusse a darsi una svegliata fu la consapevolezza che sarebbe stata accanto al suo gattino nero preferito. - Fareste meglio a levarvi dai piedi, inutili sciocchi! Nessun giocatore è mai stato in grado di parare un gol di Le joueur, e non sarete di certo voi due a riuscirci! - gridò d'improvviso, l'akumatizzata, gli occhi a mandorla stretti in due minuscole fessure. - Oh, ma é proprio qui che ti sbagli! - ribatté Marinette, facendo qualche passo in avanti ed assumendo una posa d'attacco. Il biondo la imitò, digrignando i denti e sfoderando ben bene gli artigli, come solo lui avrebbe potuto fare. A quel punto, Le joueur calciò e i due supereroi ebbero non poca difficoltà a parare i suoi palloni infuocati. "Ha ragione: è davvero brava.", rifletté Chat Noir, seppur non se ne intendesse più di tanto di quello sport. Mentre sia lui che Ladybug facevano roteare, l'uno il bastone, l'altra il proprio yo-yo però, le fiamme rischiavano seriamente di colpire qualcuno, magari anche un povero ed ignaro passante che si trovava nei paraggi. D'altronde, rifletté Marinette, guardandosi attorno, non sembravano trovarsi troppo lontano dal parco di bercy, che era quasi sempre gremito di gente. - My lady, non credi sia ora di utilizzare il tuo Lucky Charm? Le mie braccia stanno incominciando a fare male. - - Non vedi che ho le mani occupate? - rispose lei. - Non ti preoccupare: ci penso io a distrarla. - esclamò Chat Noir, prima di: - Hey, è tutto qui quello che sai fare? Credevo fossi una professionista! - provocare l'akumatizzata, che non rispose, ma strinse le mani in due pugni ed aumentò la potenza dei suoi calci, indirizzandoli quasi tutti verso di lui. Questo diede l'opportunità alla corvina di evocare il proprio Lucky Charm, che si dimostrò essere una chiave inglese. - Come osi sfidarmi? Tu e quegli idioti dei miei parenti che non hanno creduto in me! "Sei una ragazza," continuavano a dire "non potrai mai diventare una calciatrice." - gridò, sprezzante. Nell'udire le sue parole, Ladybug sentì stringersi una morsa al petto: riusciva a comprendere perfettamente il suo stato d'animo. - Si sbagliavano. - intervenne allora, attirando lo sguardo confuso degli altri due. - Niente e nessuno dovrebbe impedirci di amare chi o che cosa vogliamo, nemmeno la nostra famiglia. - seguirono attimi di silenzio che sembrarono quasi interminabili, duranti i quali Ladybug ne approfittò per scoprire dove si nascondesse l'akuma ed ideare un piano per neutralizzarla. A detta sua, il luogo più probabile sarebbe stato il suo borsone, ma non aveva la più pallida idea di come fare per arrivare ad esso senza che l'akumatizzata se ne accorgesse. Fece scorrere il proprio sguardo intorno a sé, ancora una volta, scrutando con attenzione ogni singolo oggetto che le sarebbe potuto tornare utile. Ad un tratto, fu una piccola fontanella che si trovava in un angolo del parco, ad accenderle una lampadina nella mente. Vi si avvicinò ed incominciò ad armeggiare con la chiave inglese che aveva in mano, riuscendo a manometterla e a far schizzare un gran quantitativo d'acqua sulle scarpe da calcio di Le joueur che, ben presto, si inzaccherarono completamente, non consentendole più di usarle. - Chat Noir: il suo borsone! - il ragazzo si precipitò verso di lei e lo ridusse in cenere. Subito dopo aver catturato l'akuma ed aver riportato tutto alla normalità con un bel: "Miraculous Ladybug!", quest'ultima fece qualcosa che andava oltre ogni previsione. - Chat! - lo richiamò. Lui si voltò verso di lei e: - Sí? - le domandò, un po' confuso. Entrambi udirono il suono ben distinto dei loro Miraculous, che li avvisava di avere ancora pochi minuti prima della loro ritrasformazione, ma nessuno dei due se ne curò più di tanto. - Rimarresti ancora un po' qui con me? - mormorò, quasi per paura che l'altro potesse percepire l'insicurezza celata nella propria voce. Chat Noir annuì, con in volto un'espressione mista a sorpresa ed incredulità. La corvina non gli aveva mai fatto una richiesta del genere, perché era sempre stata la prima a fuggire immediatamente dopo la fine di una battaglia. La verità era che la ragazza aveva bisogno di stargli ancora un po' accanto, di essere stretta tra le sue braccia e di inspirare a fondo il suo dolce profumo. Non avrebbe resistito ancora per molto... Gli sorrise, ed insieme decisero di andarsi a sedere su una panchina semi-nascosta da un albero, per evitare di attirare sguardi indiscreti. Entrambi mantennero lo sguardo fisso davanti a sé, forse per timore di incontrare l'uno quello dell'altra. - Lo sai, mi ha colpito molto quello che hai detto a Le joueur poco fa. Per un attimo, ho creduto che saresti riuscita a liberare la sua akuma senza nemmeno utilizzare i tuoi poteri. - fu Chat a spezzare il silenzio andatosi a creare. - Mi ero quasi dimenticato di quanto fossi brava. - lei ridacchiò: - Mi sopravvaluti troppo: non sarei niente senza di te al mio fianco. - ammise, e lo pensava veramente. Il biondo la guardò e le sorrise. - Già, forse hai ragione. Dopotutto... siamo una squadra, non é vero? - Ladybug annuì, proprio un attimo prima di sentire i suoi orecchini lampeggiare di nuovo. Alzò gli occhi al cielo, infastidita e: - Devo andare. - esclamò di malavoglia. - Anch'io. - i suoi occhi verde smeraldo non la guardavano, perché erano puntati altrove. La ragazza non poteva saperlo, ma l'altro stava cercando di individuare la via più breve per arrivare a casa sua, della sua Marinette. - Chat. - lo chiamò ancora una volta. - Credevo sul serio a quello che le ho detto. Tutti noi dovremmo sempre seguire il nostro cuore. - lui le rivolse un bellissimo sorriso, per poi alzarsi, prendere la rincorsa ed andare via da lei.

Serena

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