28.Vigilia di Natale

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La corvina gli si avvicinò, il volto illuminato da uno splendido sorriso e gli occhi azzurri che non riuscivano più a smettere di guardarlo. Si sentiva al settimo cielo: stentava a credere che lui si trovasse proprio lì davanti a lei, in carne ed ossa. Finalmente avrebbe potuto baciarlo, stringerlo a sé, intrufolare le dita tra i suoi morbidi capelli biondi... - Chat, io... - iniziò, avrebbe voluto dirgli talmente tante cose, ma lui le poggiò un dito sulle labbra e: - Sssh... aspetta, non dire nulla... - le sussurrò, ad un palmo dal suo viso. Le scostò la frangetta scura dalla fronte, le posò una mano su una guancia e fece un altro passo in avanti. Marinette chiuse gli occhi, pronta a ricevere quel bacio che non aveva mai pensato avrebbe potuto bramare tanto in tutta la sua vita... Lo sentì avvolgerle le mani intorno al proprio viso, accarezzarle piano il contorno delle sue labbra con il pollice destro e...

- Marinette! - sobbalzò, risvegliandosi di soprassalto. Era di nuovo nella sua cameretta, sdraiata nel suo letto, e Chat Noir non c'era più. Sbuffò, stropicciandosi gli occhi stanchi e lanciando un'occhiataccia al suo Kwami, che aveva appena interrotto e, di conseguenza, rovinato il bellissimo sogno che stava facendo. - Tikki, perché diavolo mi hai svegliata? Sono in vacanza! - farfugliò, scostando lentamente le coperte dal proprio corpo e stiracchiandosi un pochino. - Ma Marinette, è quasi mezzogiorno! Dovresti essere già sveglia da un pezzo! - esclamò l'altra. Alle sue parole, la ragazza, per poco, non crollò giù dal proprio letto come una pera cotta. - Cosa? Mezzogiorno? - domandò, allarmata. Fu quando Tikki annuì, che lei andò letteralmente nel panico. Non si era mai svegliata così tanto tardi: come aveva fatto a dormire tutte quelle ore senza accorgersene? E soprattutto, come mai sua madre non era salita in camera sua a controllare? Mentre decine di dubbi e di domande incominciavano a frullarle per la testa, lei indossò le ciabatte e si fiondò nel proprio bagno per andarsi a preparare. Non appena ne uscì però, un'occhiata all'orologio appeso al muro della sua stanza bastò a farla rinsavire. Erano soltanto le otto passate! - Tikki! - la chiamò, esigendo una spiegazione. Inutile dire che lo spiritello rosso, non solo non le rispose, ma continuò a ridersela sotto ai baffi per tutto il tempo, quasi ignorando volontariamente gli sguardi di fuoco della sua portatrice. - Scherzetto! - ridacchiò, volando via dalla sua portata. Marinette alzò gli occhi al cielo, senza però, riuscire a nascondere il piccolo sorrisetto divertito che le stava incurvando le labbra. Scoprì che giorno fosse solo più tardi, quando scese in cucina e salutò i suoi genitori con un bel bacio sulla guancia e loro le augurarono una "Buona Vigilia di Natale!". Lei, in tutta risposta, lanciò un urletto di gioia ed incominciò a saltellare per tutta la stanza, entusiasma più che mai. I due non sembrarono stupirsi più di tanto della sua reazione: d'altronde, quella di cui si stava parlando era una delle feste più magiche e speciali dell'anno, nonché la sua preferita in assoluto. Il Natale riusciva sempre a far esplodere il suo cuore d'allegria, donandole un motivo in più per festeggiare, e lo stesso valeva per i suoi genitori. Inoltre, era abbastanza raro che riuscissero a fare colazione tutti e tre insieme, poiché il loro lavoro li teneva sempre fin troppo impegnati. La ragazza si sedette a tavola con loro ed afferrò un paio di croissant da un piattino che si trovava lì di fianco a lei. Decise poi, di prepararsi una bella tazza di cioccolata calda, perfetta per quelle giornate così tanto fredde e umide. Trascorse un bel po' di tempo, chiacchierando insieme ai suoi del più e del meno, fino a quando il padre non dovette uscire per un servizio e lei non dovette rimanere da sola con la madre. Le due non avevano ancora avuto la possibilità di parlare faccia a faccia, dopo tutto quello che era successo. Marinette, che aveva provato un forte rancore per ciò che le aveva fatto, in quelle ultime settimane aveva ripensato molto alle sue parole, ed era arrivata a comprendere, seppur non del tutto, le sue motivazioni. Aveva voluto proteggerla e, allontanarla da chi avrebbe potuto ferirla, era stato il modo più sicuro per farlo. Dopotutto, Marinette non era mai riuscita a mantenere il broncio per così tanto tempo, soprattutto non con la sua famiglia, a cui voleva un bene dell'anima. Perciò, quel giorno, quando l'altra le si avvicinò e le domandò scusa, lei non riuscì a fare altro se non sorriderle e perdonarla. Perché, d'altro canto, è risaputo che a Natale siamo tutti più buoni.

Successivamente, verso l'ora di pranzo: - Marinette, ti andrebbe di aiutarmi a preparare i nostri biscotti? - le aveva proposto Sabine, e la corvina si era sentita, se possibile, ancor più felice. Essi consistevano banalmente in pasta frolla ripiena di nutella e panna. All'apparenza non sembravano niente di che: in verità, le loro specialità erano le forme. La corvina e la madre infatti, si divertivano a dargliene alcune stranissime ed inventate da loro. Erano solite prepararli ad ogni Natale o capodanno: era quasi diventata una loro tradizione. Alla fine, tra l'infornare una teglia e l'altra, erano arrivate le sette e mezza di sera. Ne avevano preparati parecchi, proprio per questo ci avevano messo molto più tempo del previsto. Erano esauste, ma ne sarebbe decisamente valsa la pena. - É meglio che mi vada a preparare. Tra poco arriveranno gli ospiti. - aveva esclamato Marinette, prima di uscire dalla stanza e tornare in camera sua a cambiarsi per la cena.

Alle venti in punto avevano incominciato a suonare alla porta. La corvina, che aveva indossato uno dei suoi completi migliori, composto da un abitino nero ed un cardigan color rosso fuoco, si era precipitata ad accogliere gli invitati, rivolgendo loro un bel sorriso, oltre ad un cordiale bacio sulla guancia. Nonostante ricordasse meno della metà dei lontani parenti che erano venuti a festeggiare da loro quella sera, era stata sommersa di complimenti per il suo outfit elegante ed aveva persino ricevuto qualche regalo di Natale, che avrebbe poi scartato insieme agli altri verso la mezzanotte. Anche lei, Alya, Nino ed Adrien si erano scambiati i regali, prima di salutarsi: si sarebbero poi rivisti a capodanno a casa del biondo, che era riuscito a convincere suo padre a permettergli di organizzare una piccola festicciola a casa sua. Marinette ne aveva preparato persino uno per Chat Noir. Aveva deciso di confezionare un cappotto invernale, realizzato proprio con le sue mani. Ci aveva lavorato a lungo sopra e sperava che all'altro sarebbe piaciuto. In quel momento, mentre conduceva nel proprio salone una donna sulla quarantina, che affermava di essere la sua pro pro cugina o qualcosa del genere, lanciò una rapida occhiata all'orologio che aveva al polso, impaziente di fuggire via da lì e di incontrare il suo ragazzo. Quanto ancora avrebbe dovuto aspettare?

- Bene, che ne dite di mangiare il dolce? Io e Marinette abbiamo preparato i nostri fantastici biscotti! - esclamò Sabine, ad un certo punto della serata. Da tavola si alzarono diversi versi d'apprezzamento. - Mamma, io salgo solo un attimo di sopra. Voi iniziate a mangiare. - intervenne la figlia. Dopodiché, si alzò e raggiunse la sua stanza a grandi falcate, chiudendosi la porta alle spalle. Erano quasi arrivate le undici e trenta: avrebbe seriamente rischiato di arrivare in ritardo, se si fosse trattenuta un solo minuto di più. S'infilò la giacca, un cappellino ed un paio di guanti, prima di afferrare velocemente il pacco regalo per Chat e far uscire il suo Kwami dalla borsetta che aveva al collo. - Tikki, trasformami! -

Serena

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