30.Le monstre maléfique

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Il Natale era trascorso praticamente in un soffio. Marinette non aveva fatto in tempo ad accomodarsi a tavola per il pranzo, che si era già fatto buio ed era giunta l'ora di andare a dormire. Lei si era dimostrata piuttosto silenziosa per tutta la giornata, nonostante la grande gentilezza con la quale aveva accolto gli ospiti dentro casa, ed aveva alzato sì e no un paio di volte lo sguardo dal proprio piatto, persa com'era nei suoi pensieri. Il volto di Chat Noir non era riuscito ad abbandonarle la mente nemmeno per un solo istante: allontanarsi da lui una seconda volta era stato davvero terribile. La corvina infatti, aveva provato un tuffo al cuore, non appena avevano dovuto salutarsi: si erano baciati e stretti l'una all'altro, con la promessa che avrebbero trovato un modo per rivedersi ancora. Fino ad allora però, l'umore di Marinette sarebbe sicuramente stato pessimo, ne era certa.

- Oh no, il mostro! Si salvi chi può! - urlò la piccola Manon, iniziando a correre in modo buffo per tutta la stanza. Quella mattina stessa, quando la signora Chamack le aveva telefonato per chiederle di occuparsi di sua figlia, perché lei "avrebbe dovuto partecipare ad un servizio molto importante, al quale non poteva assolutamente mancare", la ragazza aveva accettato senza alcuna esitazione, sperando che distrarsi un pochino avrebbe potuto aiutarla a stare meglio. Nadja l'aveva accompagnata da lei verso le quindici e trenta e la bambina era subito corsa tra le  braccia della sua babysitter. - Mi sei mancata, Marinette! - aveva esclamato, mentre le sue labbra si aprivano in un bel sorrisetto sdentato. Sulle spalle aveva uno zaino davvero fin troppo grosso per la sua altezza, dove con molta probabilità custodiva i suoi giocattoli preferiti. Era una bimba davvero dolce e simpatica, se si tralasciavano tutte le marachelle che era solita combinare. In quel momento, lei e Marinette stavano giocando ad una sorta di acchiapparella che Manon aveva denominato: "Le monstre maléfique". La piccola, una volta adocchiato un grosso baule che si trovava in un angolo un po' più buio della camera, lo aprì ed entrò al suo interno, ridacchiando. - Dove si sarà nascosta quella bimba pestifera? Appena la trovo me la pappo in un sol boccone! - esclamò Marinette, mascherando la propria voce e cominciando a battere ferocemente i piedi a terra, per simulare il passo di un gigante. Non potè fare a meno di sorridere, non appena udì le risatine dell'altra provenire dalla vecchia cassapanca stracolma di stoffe e tessuti colorati che utilizzava per cucire i suoi abiti. Le si avvicinò molto lentamente, cercando di non fare rumore, prima di spalancarla ed esclamare: - Ah, la principessina é in trappola! - cercando di acchiapparla. La castana però, ne sgusciò fuori troppo velocemente, perchè l'altra potesse anche solo provare a prenderla. Uscita dal suo nascondiglio, finalmente allo scoperto, la bimba afferrò una finta spada dal pavimento. La sguainò con una tale potenza che, per un attimo, alla corvina parve di trovarsi davanti ad un prode cavaliere, piuttosto che ad una donzella in difficoltà. - Arrenditi, mostro! - gridò infatti, puntandogliela contro. "Sembra sia davvero entrata nella parte", notò Marinette, lasciandosi scappare un sorriso, nel vedere come si fosse ridotta: aveva i capelli completamente scompigliati ed il visino tutto arrossato. Ma fu il suo sguardo pieno di coraggio a stupire maggiormente l'altra. - Mai! - nonostante tutto, la corvina non si diede per vinta e continuò ad inseguirla, determinata più che mai. Allora Manon partì all'attacco. Cercò di colpire il mostro su di un fianco, ma non ci riuscì. Marinette, dal canto suo, era meno veloce di lei, ma più abile a schivare gli attacchi, perciò inizialmente si trattò di un testa a testa. In seguito però, dopo aver fatto una prima resistenza, la corvina decise di lasciarla vincere. Così, si fece colpire, prima di cadere a terra e fingere di essere morta. - Sì! Ho vinto! Ho sconfitto il mostro! - Manon si spogliò della propria spada di polistirolo e iniziò ad esultare e a saltellare per la gioia. Fu proprio per questo suo grande entusiasmo, che la ragazza volle architettare un piccolo scherzetto per farla spaventare. Infatti, quando la piccola domandò: - Adesso a che cosa giochiamo? - avvicinandosi a lei, Marinette non rispose, continuando a tenere gli occhi chiusi e a rimanere immobile lì dove si trovava. La castana aggrottò le sopracciglia, confusa. - Marinette? - ingenuamente, la tirò per un capello, ma l'altra non si mosse. Allora ci riprovò ma, questa volta, alzò un po' di più il tono della voce. - Marinette! - a quel punto, la corvina si alzò di scatto, urlando come un vero mostro. Inutile dire che Manon sobbalzò sul posto e lanciò un urlo, spaventata. Marinette la afferrò per i fianchi e incominciò a farle il solletico, divertita. In un primo momento, la bambina tentò di sfuggire alla sua presa ma, una volta in preda alle risate, non ci fu più niente da fare. Sfortunatamente, quel loro momento d'allegria e spensieratezza fu spezzato dal suono di un cellulare: era quello di Marinette. Quest'ultima lo afferrò e rispose in un attimo, senza nemmeno far caso al mittente della chiamata. - Pronto? - dall'altro capo del telefono si udì il suono di una voce maschile alquanto familiare. - Hey, sono Adrien. -  - Oh, ciao. Come va? - domandò l'altra, sorpresa di aver ricevuto una chiamata da lui. - Bene, a te? Ho appena finito le mie lezioni di pianoforte e... Sì, ecco... Mi stavo chiedendo: ti andrebbe di uscire? -

Serena

A puuur-fect love story #Wattys2020Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora