20.Ed è in certi sguardi che s'intravede l'infinito

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Marinette riprese a disegnare. Era distesa sul proprio letto a pancia in giù e mordicchiava la matita che aveva in mano, di tanto in tanto. Aveva già iniziato a realizzare il bozzetto di alcuni abiti da uomo, che però non l'avevano convinta più di tanto. Così li aveva scartati, strappandone ed accartocciandone i diversi fogli, per poi gettarli nel cestino accanto al letto. Sbuffò: la sua mente era altrove, perciò non riusciva a concentrarsi a pieno. Alzò lo sguardo verso l'orologio appeso al muro: erano quasi le nove di sera. Sorrise tra sé e sé, quando ad insinuarsi furbamente tra i suoi pensieri fu un paio di occhi da gatto verde smeraldo, incorniciati da una maschera nera. D'altronde, non si sarebbe affatto stupita se Chat Noir fosse sbucato, ancora per una volta, dalla botola della sua cameretta per farle compagnia. Oramai si era talmente abituata alle sue visite notturne, che si preoccupava ogni qualvolta non riuscisse ad incontrarlo, cominciando a farsi mille paranoie sul suo mancato arrivo, del tipo: "Ma dove sarà finito? Sarà arrabbiato con me?" oppure "Sicuramente avrò fatto qualcosa di sbagliato". Inoltre, da quando avevano iniziato ad incontrarsi così tanto spesso, nella sua mente era sorto un grosso dubbio che, molto probabilmente, sarebbe rimasto lì ancora per tanto tempo: perché aveva scelto lei? Insomma, Chat Noir era sempre stato famoso per il suo fascino e per il suo carattere sicuro di sé, con il quale era riuscito a conquistare il cuore di tantissime ragazze, anche e sicuramente meno goffe ed introverse di lei. Perciò, cosa lo aveva spinto ad avvicinarsi a quella che, oramai, era diventata la sua più cara amica? A Marinette non risultò semplice rispondere, perché, naturalmente, lei non era a conoscenza della vera identità dell'altro e, in realtà, non aveva nemmeno mai cercato di scoprirla. Si fidava ciecamente di lui e non aveva bisogno di ulteriori conferme da parte sua. D'un tratto, qualcuno bussò alla botola. La ragazza sobbalzò e per poco non cascò giù dal proprio letto come un sacco di patate. Si tirò poi su, prima di andare ad aprire a Chat Noir: era sicura al cento per cento che fosse lui. - Ma guarda guarda, quasi mi mancava la tua solita visitina nel cuore della notte. Cosa ti avevo detto a riguardo? - esclamò Marinette, con un sorrisetto ad incresparle leggermente le labbra. Quella sera, i suoi capelli erano raccolti in una piccola crocchia disordinata ed il suo corpo era avvolto da una calda vestaglia color pastello. Il ragazzo le lanciò un'occhiata divertita, per poi fare un balzo ed atterrare sul pavimento della sua stanza. - Mmh... non saprei, avrei dovuto ricordarmelo? - fece il finto tonto, grattandosi il mento. - Beh, direi di sì. - rispose l'altra. Il ragazzo le si avvicinò, mentre sul suo viso cappeggiava uno dei suoi soliti sguardi maliziosi. - Solitamente non ascolto molto quello che dici, sai? - ammise. - Ah, no? E perché? – domandò lei, incrociando le braccia al petto. Chat Noir fece qualche passo in avanti e le arrivò ad un palmo dal naso. Le sfiorò una guancia con la mano destra e le passò delicatamente il pollice sulle labbra, per poi fissare le iridi chiare nelle sue. La corvina si irrigidì, lasciando cadere le mani lungo i fianchi e deglutendo a vuoto. Per un attimo rimase immobile e senza fiato, avendo timore che l'altro potesse sentire il proprio cuore battere all'impazzata. - Perché... non ce la faccio. Ogni volta che ti guardo, le parole mi si smorzano qui in gola e mi manca il respiro. Finisco sempre per perdermi in quei tuoi occhi azzurri, che mi ricordano terribilmente il mare e che tanto vorrei si illuminassero per me, così come i miei si illuminano per te. – Marinette rimase in silenzio, impegnata com'era a cercare di calmarsi. Nella sua pancia, uno sciame di farfalle impazzite iniziò a svolazzare più veloce che mai: sperava solamente che non fossero akuma. Il ragazzo le afferrò dolcemente il viso con le mani e stette per avvicinarsi ancora, quando... - Marinette! - qualcuno la chiamò: sembrava proprio la voce di sua madre. Lei, d'altro canto, andò subito in preda al panico. - Nasconditi, presto! - spinse Chat sotto al suo letto e gli ordinò di rimanere in assoluto silenzio. Gli si mise poi davanti, per poterlo nascondere maggiormente. Intanto, Sabine entrò nella sua stanza. - Marinette! - ripeté. - Sì, mamma? - cercò di mettere su un sorriso, che le venne però, un po' troppo forzato. La madre aveva in mano un paio di vestiti da sera appesi a delle grucce. - Credi sia meglio questo, o quest'altro? - le mostrò i due e l'altra ne indicò uno a caso. La donna afferrò quello scelto dalla figlia e, un po' titubante: - Ne sei sicura? - le domandò, l'altra annuì e la madre sembrò finalmente convincersi. Prima di uscire dalla stanza però, le andò incontro e l'abbracciò. Marinette ricambiò quel suo gesto affettuoso, cercando di non muoversi poi così tanto da quella posizione, per evitare di far uscire Chat allo scoperto. - Grazie per i biglietti, Mari. Finalmente io e papà potremo rilassarci. - le rivolse un sorriso sincero. A Marinette si strinse il petto, mentre i sensi di colpa cominciavano lentamente a riaffiorare. - Divertitevi, mamma. - esclamò, prima che Sabine si girasse e se ne andasse. Una volta uscita, la ragazza sospirò di sollievo e si abbassò all'altezza del letto. - Puoi uscire Chat, mia madre se ne é andata. - gli disse. Il ragazzo la raggiunse subito dopo, ripulendosi la tuta con le mani. Una volta fuori però, notò lo strano tono della sua voce e si preoccupò. - Cosa c'è che non va? - lei sospirò ancora, frustrata. - Sono stata sospesa da scuola per una settimana. Il problema é che... non l'ho ancora detto ai miei. - rispose, vergognandosi delle sue stesse azioni. - Come? Sei stata sospesa? - domandò l'amico, forse a voce fin troppo alta. La bruna infatti, gli portò una mano alla bocca e: - Ssssh, ma sei impazzito? Abbassa la voce. - lo ammonì. L'altro ridacchiò, liberandosi dalla sua presa. - Cosa c'è, pensi che io sia così immaturo da farti scoprire? - continuò ad urlare. - Ssssh. - esclamò Marinette, provando a zittirlo nuovamente. - Eh no. Mi dispiace ma... - iniziò, non riuscendo però, a finire la frase, poiché venne zittito, questa volta sul serio, da Marinette. Come? Semplice, la ragazza gli si era avvicinata ed aveva premuto le labbra sulle sue. Un bacio casto, niente di che, a detta sua. Il ragazzo però, si ritrovò del tutto impreparato. Infatti, inizialmente sbarrò gli occhi, incredulo del fatto che l'altra lo stesse baciando sul serio mentre, in seguito, dopo un primo momento di stordimento, si riprese e ricambiò a pieno, afferrando il suo viso con delicatezza e solleticandole le guance con i capelli biondi. Ad un certo punto però, quando la corvina stette per allontanarsi, il ragazzo le mordicchiò leggermente il labbro inferiore, per poi approfondire il bacio. Fu allora il suo turno di spalancare gli occhi. Quello che sarebbe dovuto essere un semplice modo per tappargli la bocca infatti, stava prendendo una piega decisamente inaspettata. Nonostante la sua mente stesse disperatamente cercando di mandarle dei segnali per indurla a smettere, il suo intero corpo era fin troppo preso da quello dell'altro per accorgersene: non c'era niente da fare. In quell'esatto momento, il suo cuore si sentì esplodere: batteva all'impazzata più forte che mai, quasi come un grosso tamburo, e sembrava proprio che non riuscisse a fermarsi. Si sentì travolgere dalla passione come un fiume in piena ed iniziò a provare sensazioni a lei, fino ad allora, sconosciute: ad un tratto, come se tutto in lei fosse andato in corto circuito, compresa la ragione, Marinette gli si avvicinò ancora, cingendogli il collo con le braccia. Sentì il ragazzo sorridergli sulle labbra, ma non riuscì a pensare ad altro se non a quanto fossero terribilmente morbide e carnose a contatto con le sue. Sfortunatamente però, quel bacio sembrò durare fin troppo poco per entrambi, dato che si dovettero allontanare per riprendere fiato. Ancora stretti l'uno all'altra, rimasero a guardarsi incantati per qualche minuto, mentre la magia di quello splendido momento continuava a scorrere tra i loro corpi che fremevano di avere di più, sempre di più. - Wow, nessuno era mai stato capace di tapparmi la bocca in questo modo. - esclamò Chat Noir, di punto in bianco, con ancora il fiatone, e l'altra ridacchiò, arrossendo leggermente.

Serena

A puuur-fect love story #Wattys2020Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora