31.Basta che ci sia tu

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Il cuore di Marinette iniziò a batterle forte nel petto, senza che lei potesse far nulla per fermarlo. - I-io? Adesso? C-on te? - balbettò, agitata. "Cosa mi sta succedendo?" si domandò, cercando di calmarsi. Sentì una risata provenire dall'altro capo del telefono: - Sí, Marinette. Adesso. Tu ed io. Ti andrebbe? - esclamò Adrien. La ragazza cominciò a camminare nervosamente per tutta la stanza. Non riusciva a crederci: Adrien le aveva chiesto di uscire! Lo stesso Adrien che l'aveva ritenuta "solo un'amica" fino a quel momento! Che diavolo gli era preso? Certo, l'ultima volta che si erano visti, erano andati al cinema insieme, e lui... Lui le aveva dato un bacio sulla guancia, quasi all'angolo delle labbra... Nel ricordare quel piccolo dettaglio, il viso di Marinette cominciò letteralmente a bruciare, proprio nell'esatto punto in cui le labbra dell'altro avevano sfiorato la sua pelle. "No, no, no! Non voglio incontrarlo, non voglio!" urlava una vocina nella sua testa. Quel ragazzo la confondeva, e anche parecchio! Prima la rifiutava, poi la trattava come se fosse la sua migliore amica, adesso voleva uscire con lei! Che problemi aveva? Proprio quando lei aveva deciso di lasciarlo perdere ed era riuscita a costruire uno splendido rapporto con il suo Chat Noir, ecco che arrivavano sua madre ed Adrien a rovinare tutto! "Sono proprio sfortunata in amore". Ma mentre quest'ultima si lasciava prendere dall'agitazione e da tutte le centinaia e le centinaia di paranoie che le stavano passando per la testa, la piccola Manon, che aveva ascoltato tutta la conversazione dei due, le si avvicinò, fece un saltello e le rubò il cellulare, per poi portarselo all'orecchio e: - Ciao! Io sono Manon. Sei il ragazzo di Marinette? - esclamare. - Hey! - urlò l'altra, cercando di riprenderselo. Arrossì alle parole della bambina, che non era a conoscenza del fatto che la sua babysitter avesse avuto veramente una cotta per quel ragazzo. - Ehm... Ciao Manon, sono Adrien. - lui le rispose con uno strano tono di voce, a metà fra l'imbarazzato ed il confuso. Aveva deciso di ignorare la sua domanda: la corvina tirò un sospiro di sollievo. - Potresti passarmi Marinette? - le chiese, quasi con impazienza. - Va bene. Mari, il tuo ragazzo ti vuole parlare. - esclamò divertita, restituendole il cellulare. - Adrien, in realtà sto facendo da babysitter a Manon e non posso uscire di casa. Mi dispiace. - mentì: era contenta di aver trovato una scusa valida per non incontrarlo. - Oh, va bene. Allora, sarà per un'altra volta. - il ragazzo stette per chiudere, fino a quando: - Aspetta! Perché non vieni qui a giocare con noi? - si intromise la piccola Manon, il cui volto era illuminato da un'espressione alquanto furbetta. Marinette, in quel momento avrebbe tanto voluto ucciderla. Adrien, ignaro di tutto ciò: - Mmmh... dipende. A cosa si gioca? - esclamò, mentre la bimba ridacchiava di gusto.

- Allora, cosa si fa? - il biondo era arrivato a casa dell'amica da qualche minuto, e si era subito seduto a gambe incrociate sul pavimento, insieme a lei. - Manon? - domandò la corvina, mentre l'altra cercava qualcosa nel proprio zaino. - Eccole! - esclamò, d'un tratto, tirando fuori una serie di bambole di pezza che erano piuttosto familiari agli occhi di Marinette. - Ma quelle sono mie! - protestò quest'ultima. - Già. - Manon ridacchiò, per poi avvicinarsi, - Giochiamo con queste. - e porgere loro le bambole. - Io farò Ladybug, Marinette sarà Le Dessinateur ed Adrien Chat Noir. - affidò i ruoli, per poi dare inizio al gioco. - Presto, Chat Noir: dobbiamo sconfiggere l'akumatizzato! - esclamò, entrando subito nella parte. - Oh, ma certo Ladybug. Lascia fare a me e ad il mio Cataclisma! - - Non riuscirete a sconfiggermi! Avevo organizzato questo appuntamento per Marinette. Lei mi ha tradita, alleandosi con voi. Perciò, adesso la pagherà molto cara! - la ragazza afferrò la sua bambola personale e la chiuse a chiave in un cassetto. - Oh, no! Ha imprigionato Marinette! - esclamò Adrien. - Sta tranquilla, ti salveremo! - fece correre la sua bambola verso quella della corvina. - Aspetta! Non puoi rischiare di farle del male, distruggendo tutto. È meglio che utilizzi il mio Lucky Charm per liberarla! - intervenne l'altra. Fece fare una piroetta a Ladybug, prima di urlare "Lucky Charm!" e recuperare una chiave che fosse adatta a quel tipo di serratura. Mentre Marinette veniva liberata, Chat Noir si occupò di Le Dessinateur, riuscendo finalmente a sconfiggerlo. - Ben fatto, Chat! - Ladybug si avvicinò al ragazzo e: - Adesso baciami! - disse. A quel punto, Marinette strabuzzò gli occhi azzurri. - Cosa? No, aspetta. Stop ai giochi! - li fermò. - Marinette, ma sei proprio una guastafeste! - gridò Manon, incrociando le braccia al petto e mettendo su un broncio. - Perché io devo fare sempre la cattiva? Non é giusto! E poi, Ladybug e Chat Noir non stanno nemmeno insieme. - si lamentò la corvina. Adrien si girò a guardarla con un sorriso. - Marinette, Manon stava solo giocando. - la difese. - E poi tu come fai a saperlo? Loro due sono una coppia! - si impose poi l'altra. - Non credo proprio! Io non ce li vedo bene insieme Chat Noir e Ladybug. - - Ah, no? E allora, con chi dovrebbe essere fidanzato? Con te? - Manon le fece la linguaccia. - Sì. - rispose Marinette, senza neanche pensarci. Non appena si accorse di ciò che aveva detto, si tappò la bocca con le mani ed iniziò inevitabilmente ad arrossire. Manon scoppiò a ridere, mentre Adrien cercava di trattenere l'enorme sorriso che stava per increspargli le labbra. - A Marinette piace Chat Noir! A Marinette piace Chat Noir! - la piccola cominciò a prenderla in giro. - N-non é vero... io non i-intendevo dire questo... - l'altra si coprì il viso con le mani, super imbarazzata. Dopodiché, ridacchiò nervosamente e: - Potremmo cambiare gioco? Questo qui ha iniziato a stancarmi. - domandò. - E va bene. - Manon acconsentì, seppur di malavoglia. - Che ne dite di vedere un bel film? - propose Adrien. - Mi piacerebbe molto, ma la signora Chamack arriverà fra poco e non voglio che si accorga della nostra assenza. - rispose Marinette. - E chi ha parlato di uscire? -

Erano oramai quasi le otto di sera. Nadja Chamack aveva chiamato Marinette una seconda volta, chiedendole di badare alla figlia almeno fino alle nove, perché avrebbe tardato a causa di un imprevisto, e la corvina aveva accettato. - Ti andrebbe di rimanere per cena? - aveva chiesto ad Adrien. - Con molto piacere. - le aveva risposto, entusiasta di passare altro tempo con lei. In quel momento, entrambi si trovavano in salotto, sul divano color crema di Marinette. Davanti a loro, Manon era stravaccata su di un puf, e stava guardando uno dei suoi film d'animazione preferiti: "Frozen". Il televisore stava proiettando le immagini della principessa Anna intenta a discutere con Kristoff. Marinette si sporse verso il tavolino di vetro che si trovava al suo fianco ed afferrò un paio di vassoi. - Dolce o salato? - domandò, voltandosi verso Adrien. Lui sembrò non pensarci su neanche un attimo, perché: - Dolce. - rispose subito. Afferrò un croissant e lo addentò, goloso. - Siamo affamati, vedo. - Marinette ridacchiò e il biondo ricambiò il suo sguardo, divertito. - Sai quanto io ami i tuoi croissant, Mari. - le fece un occhiolino, e l'altra arrossì leggermente. - Come fai a sapere che li ho fatti io? - gli chiese, confusa. - Be', non sarebbero stati così buoni, altrimenti. - rispose lui. - Sssh, sto cercando di sentire! - la bambina lì zittì. I due risero, cercando di abbassare il tono della voce. - Mi dispiace che la nostra uscita sia saltata e che tu ti stia sorbendo un film del genere. - mormorò Marinette, completamente in imbarazzo. - Cosa? A me non dispiace affatto. E poi, amo questo film. - la sua esclamazione la sorprese, oltre a farla ridacchiare. - Davvero? Non ci credo: ci sono le principesse! - - E allora? Anche tu sei una principessa e questo non vuol dire che tu non mi piaccia! - Adrien si accorse di quello che aveva detto, solo dopo averlo fatto, ed oramai era troppo tardi. - Io sono... cosa? - Marinette spalancò gli occhi azzurri, incredula. - Oh, ecco... - il ragazzo si grattò il collo con una mano, dandosi mentalmente dell'imbecille. - Sssh! - Manon li rimproverò ancora una volta. - Io... - Adrien cominciò ad entrare nel panico: non aveva la più pallida idea di come tirarsi fuori da quella situazione scomoda! In un attimo, lanciò uno sguardo all'orologio che aveva al polso e: - Oh, ma guarda che ora si è fatta! Devo proprio tornare a casa, Mari. - esclamò, alzandosi in piedi. - Aspetta, resta ancora un pochino, no? Il film non é ancora finito. - - Non posso: ho già tardato fin troppo. Mio padre sarà su tutte le furie! - e, di certo, non stava mentendo. - Okay, d'accordo. Ti accompagno alla porta. - senza farsi accorgere, il biondo tirò un sospiro di sollievo: se l'era scampata bella. Prima di uscire però, salì in camera di Marinette per recuperare il cappotto e, non appena ritornò giù: - Be', credo sia arrivata l'ora che vada... - - Già... - - Grazie di tutto, Mari. - le sorrise. - Figurati, é stato un piacere. D'altronde, ci siamo divertiti. - rispose lei. - Eccome. Ci vediamo il trentuno, no? - le chiese conferma. - Ma certo. Mi sto ancora domandando come diavolo tu abbia fatto a convincere tuo padre a lasciarti organizzare una festa così grande in casa tua. - esclamò Marinette. - È stata davvero un'impresa, credimi. Pensa che abbiamo avuto l'ennesima litigata proprio qualche giorno fa. Lui mi ha minacciato di disdire tutto ed io... Be', io ho realizzato che l'unica persona che mi sarebbe dispiaciuto non venisse eri tu. - rivelò. - C-che vuoi dire? - la ragazza cominciò a balbettare: non credeva di aver capito bene cosa intendesse l'altro. - Voglio dire che di tutti gli altri non mi importa, basta che ci sia tu. - mantenne lo sguardo fisso in quello dell'altra, e le si avvicinò. Marinette deglutì a vuoto, mentre l'intero suo corpo sembrava non riuscire più a muovere neanche un muscolo. Si sentiva estremamente a disagio in quella posizione: l'unica cosa che avrebbe voluto fare in quel momento era andare via da lì. - Avete finito di flirtare voi due? - il suono della voce di Manon li fece allontanare di scatto. Cosa? Che aveva detto? Marinette si sorprese del fatto che la bambina sapesse il significato di una parola del genere, ma decise di non farle alcuna domanda a riguardo. Era troppo impegnata a cercare di far rallentare il ritmo del suo cuore, che aveva cominciato a battere all'impazzata come non mai.

Serena

A puuur-fect love story #Wattys2020Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora