12.Mi sei mancato

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- Cosa mi é successo? - furono le prime parole che esclamò Céline. I suoi capelli erano tornati color carota e sul suo viso era spuntato un paio di  occhiali quasi più grossi della sua faccia. Era vestita in modo semplice: con una felpa azzurra ed un paio di jeans. - Sei stata akumizzata. - rispose Alya. L'altra si girò a guardarla, assottigliò lo sguardo e: - Ma tu sei Alya! Ti ho vista sul sito della scuola. Tu... - iniziò.  – Sì, ho vinto quel concorso. Anche se, sinceramente ho intenzione di ritirarmi. - fece Alya. La rossa sbarrò gli occhi, sorpresa. - Come? Perché? - domandò, stupita. - Credo non faccia più per me. E poi, non mi serve diventare la Giornalista della scuola, ho già il mio Ladyblog. - si vantò, facendo ridacchiare Ladybug, che si trovava a pochi metri di distanza da lei. La sua risata però, si interruppe, nell'udire quel fastidiosissimo suono proveniente dal suo Miraculous. Lei e Chat Noir sbuffarono spazientiti, alzando gli occhi al cielo. - Alya, - iniziò lei - questa sera sei stata davvero coraggiosa. Se non fosse stato per te, probabilmente Chat Noir avrebbe fatto una brutta fine. - le disse, grata. - Hey! - esclamò il diretto interessato, incrociando le braccia al petto e mettendo su un broncio adorabile. La corvina gli si avvicinò e fece suonare il suo campanellino appeso al collo, con uno schiocco di dita.  - Non te la prendere, Chat. -  il ragazzo la osservò  imbambolato. - Grazie, Ladybug. - intervenne Alya.
- Figurati, saresti un'ottima supereroina. - le fece l'occhiolino e la castana abbassò lo sguardo, imbarazzata. - Beh, io devo scappare. Chat, potresti accompagnarle tu a casa? - gli domandò, speranzosa. - Ma certo, My lady. Farò più in fretta possibile. - e, detto questo, udì suonare anche il suo anello: - Anzi, é meglio se ci muoviamo. Mademoiselles... - rivolse loro un inchino, prima di afferrare entrambe per i fianchi. - A presto, Insettina! - esclamò. - Ciao. Alla prossima, Chat Noir! - lo salutò lei con una mano.

Marinette tornò finalmente a casa. Era sfinita: quella giornata era stata fin troppo intensa per lei. Sbadigliò sonoramente, prima di ritrasformarsi ed indossare il pigiama. Si andò a lavare i denti e, subito dopo a raggomitolare sotto alle calde coperte del suo letto. Non ci mise molto ad addormentarsi, né a risvegliarsi, qualche minuto dopo. Quando stette per entrare definitivamente nel mondo dei sogni infatti, fu un leggero tocco sul suo viso, piuttosto simile ad una carezza, a svegliarla. All'inizio, tentò di non farci troppo caso, credendo si trattasse semplicemente della sua fervida immaginazione. Si fece cullare da quella dolce sensazione di tepore per un po', fino a quando non abbandonò la sua guancia. Riaprì piano piano gli occhi azzurri, fissandoli nella completa oscurità. Si sporse poi, verso il proprio comodino e cercò a tentoni il pulsante per accendere la lampada che si trovava al di sopra di esso, per poi premerlo con forza. La sua stanza si illuminò presto di una luce soffusa, non molto intensa, che le fece strizzare leggermente gli occhi. Una volta abituatasi, puntò lo sguardo sulla figura davanti a sé e sospirò di sollievo, quando capì di chi si trattasse. Due parole: Chat Noir. Chi avrebbe potuto essere altrimenti?  - Chat! Che ci fai qui? Volevi farmi prendere un altro infarto? - esclamò la corvina, con la voce impastata dal sonno. - Mi dispiace: volevo solamente parlarti. Visto che stavi dormendo, avevo deciso di non svegliarti, ma... - iniziò, portandosi una mano dietro alla nuca, imbarazzato. La ragazza si tirò su, stropicciandosi il volto. A Chat scappò un sorriso, nel vederla in quel modo: con i capelli sparati in aria e lo sguardo mezzo addormentato era davvero uno schianto. Per poco infatti, non si ritrovò a frenare i propri istinti animaleschi davanti ad una tale bellezza.  - Mmh... allora? Di cosa volevi parlarmi? - sbadigliò ancora, senza nemmeno preoccuparsi di portarsi una mano davanti alla bocca. Era strano come, insieme al biondo riuscisse ad essere completamente se stessa, a non vergognarsi delle proprie azioni ed a sentirsi a casa. - Ehm... ecco... - lui iniziò a giocherellare con le proprie dita, a disagio. L'altra provò tenerezza nei suoi confronti: era raro che un ragazzo così "egocentrico" e sicuro di sé riuscisse a mettere a nudo le proprie emozioni in quel modo. Cercò di incoraggiarlo con lo sguardo, sorridendogli. - Aspetta, però. Prima che tu dica qualsiasi cosa... Questa sera, durante il combattimento contro quell'akumizzata, tu mi hai salvata ancora una volta e... ti ringrazio. Non credo di averlo mai fatto prima d'ora. - a lui mancò un battito, nell'udire le sue dolci parole. Le portò una mano su una guancia, prendendo ad accarezzarla piano piano. - Lo rifarei altre mille volte. Per te, solo per te. - e a Marinette bastò soltanto questo per capirlo: Chat Noir l'aveva perdonata. Il meraviglioso sorriso che le spuntò sulla labbra però, non fu nulla in confronto alla felicità racchiusa nei suoi occhi azzurri. In un attimo, l'altro si ritrovò stretto dalle sue esili braccia e, ancora una volta,  provò quella splendida sensazione che lo faceva sentire vivo, quasi... quasi come se fosse... innamorato. - Mi sei mancato, Gattino. -

Serena

A puuur-fect love story #Wattys2020Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora