35.Mi fido di te

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Marinette si lasciò stringere tra le sue braccia calorose e ricche d'affetto, appoggiando il capo sul suo petto. Una volta allontanatasi da lui, Adrien la guardò dritto negli occhi azzurri e le sorrise, sollevato. - Sei sempre stata tu. - sussurrò, ad un palmo dal suo viso. Il suo cuore sprizzava gioia da tutti i pori e la sua mente stava spaziando in migliaia di immaginari diversi, che vedevano lei e la corvina felici, finalmente l'uno accanto all'altra. Dire che fosse cotto a puntino sarebbe stato un eufemismo. Se qualcuno gli avesse chiesto cosa stesse provando in quel momento, molto probabilmente lui non avrebbe saputo rispondergli. Era come se avesse delle molle in tutto il corpo, perché aveva una voglia matta di mettersi a saltellare per tutta la casa. "Ora tutto ha più senso!" si era detto, non appena aveva scoperto tutto. Era sempre stato innamorato di Ladybug, con e senza la maschera. A quel punto però, si chiese se anche per l'altra fosse stato così, considerando anche il modo in cui aveva reagito a quel bacio... - Marinette, io devo dirti una cosa... - cominciò. Ancora una volta, lei non gli diede la possibilità di finire: - Ti sembra questo il momento di parlare? Dobbiamo assolutamente spegnere il fuoco! - esclamò risoluta, guardandosi rapidamente attorno. - Ma, Mari... - l'altro provò ad avvicinarsi a lei, ma Marinette lo bloccò. - Prima risolviamo questo macello, prima potrai dirmi tutto. - lo rassicurò, guardandolo negli occhi. Lui annuì e l'altra gli sorrise: il biondo non aveva mai avuto così tanta voglia di baciarla. - Si può sapere che diavolo sta succedendo qui? - ad un tratto, qualcuno irruppe nella stanza con un estintore, facendoli sobbalzare sul posto. Lo attivò e sparò un'enorme matassa di schiuma color bianco latte, grazie alla quale riuscì a spegnere le fiamme. I due ragazzi tossirono e vennero investiti da innumerevoli schizzi di schiuma che inzuppò loro i vestiti. Adrien aguzzò la vista, cercando di capire a chi appartenesse quella figura avvolta in un elegante completo sui toni del grigio. - Papà? - ne scorse il volto pallido e la folta chioma biondo chiaro, perennemente in ordine. - Adrien. Ma che avete combinato? - gridò il signor Agreste, assumendo il suo solito sguardo irato. Sembrò non essersi accorto affatto della presenza della corvina e, quando lo fece, ne sembrò abbastanza colpito. - E lei chi è? - esclamò, con un cipiglio sul volto. Marinette arrossì, imbarazzata, abbassando lo sguardo sul suo vestito. Si sentì a disagio nel presentarsi in quello stato al suo stilista preferito, nonché al padre di Adrien. - Io... ehm... - iniziò. Il biondo, vedendola in difficoltà, le passò una mano attorno alle spalle e: - Oh, lei é Marinette. É la mia... amica. - si grattò la testa e gli rivolse un sorrisetto imbarazzato. Avrebbe voluto darsi uno schiaffo da solo: per poco non l'aveva chiamata "la mia ragazza". Ma che gli aveva preso? "Magari lo fosse." si disse, sospirando. - Sapevo che non avrei mai dovuto darti il via libera per una festa del genere, non in casa mia! - urlò il padre, ignorando completamente la presenza della ragazza. - Papà, io ti posso spiegare... - tentò Adrien. - Non c'é assolutamente niente da spiegare, Adrien. Mi hai deluso, davvero. Per punizione dovrai ripulire questa casa da cima a fondo! Adesso scorta questa ragazza alla porta, prima che cambi idea e ti rinchiuda definitivamente qua dentro per il resto dei tuoi giorni! - esclamò. Adrien parve accigliato e piuttosto irritato, ma non osò opporsi ai suoi ordini. - Vieni, Marinette. Ti accompagno a casa. - disse. - Non preoccuparti, Adrien. Posso benissimo prendere un taxi. - rispose lei. - No, invece mi preoccupo. Voglio che tu torni a casa sana e salva, ti ho già messa in pericolo una volta... - - Fa come ha detto lei. - si intromise l'altro. Il ragazzo lo guardò di sottecchi, ma si ricucì la bocca, un attimo prima che si potesse lasciar sfuggire qualche parola non del tutto appropriata alla situazione. Afferrò delicatamente la mano della corvina, per poi condurla fuori dalla villa. Una volta all'ingresso, non appena dovettero salutarsi, Adrien si sentì sprofondare in un forte senso di tristezza. - Beh, é stato un capodanno davvero strambo. Non trovi? - irruppe il silenzio, ridacchiando e cercando di non dare a vedere il suo vero stato d'animo. Adesso che sapeva la sua vera identità, lasciarla andare gli pareva una punizione ancor peggiore di quella infertagli dal padre. - Già, decisamente diverso da come me lo sarei aspettato, ma pur sempre fantastico. - rispose Marinette. Si sorrisero e rimasero a guardarsi negli occhi per qualche secondo. - Io... ehm... dovrei andare... - sussurrò la corvina. - Ho già chiamato il taxi... Perciò... Buonanotte Adrien... - si voltò e fece un passo in avanti. - Marinette, non preoccuparti. Con me il tuo segreto sarà al sicuro. - la rassicurò lui. L'altra si voltò, l'abito svolazzante ed il viso illuminato dal pallido chiarore della luna. Il biondo deglutì a vuoto, completamente perso per quei suoi occhi color mare. - Mi fido di te, Adrien. - rispose, rivolgendogli un sorriso bellissimo. Gli si avvicinò e gli posò un bacio su di una guancia. Lo lasciò poi, fermo lì, con una mano sul viso e le labbra curvate all'insù, quasi come se avesse appena visto un angelo spiegare le ali e spiccare il volo. Quando fu abbastanza lontana da non poterlo sentire, lui: - Ti amo. - esclamò, con sguardo smarrito.

Tornata a casa, Marinette si buttò a capofitto sul suo letto, stanca morta. I suoi genitori erano andati già a dormire, data l'ora tarda. Erano quasi le due di notte, infatti: quella festa non era durata poi così tanto a lungo. Con tutto quello che era successo, la ragazza non era nemmeno riuscita a parlare con la sua migliore amica, che sicuramente era in pensiero per lei. Infatti, quando afferrò il proprio cellulare e lo sbloccò, scoprì le diciassette chiamate perse che le aveva lasciato. Perciò, decise di scriverle un messaggio al più presto possibile, per evitare che si preoccupasse ancora:

Hey, Alya. Mi dispiace che la serata sia andata così, non siamo riuscite nemmeno a salutarci.

Il messaggio dell'altra non tardò ad arrivare:

Marinette, ma dov'eri finita? Mi hai fatta preoccupare! Stai bene?

La riempì di domande, ma la corvina non se ne stupì: conosceva fin troppo bene il lato iperprotettivo di Alya.

Sto bene, tranquilla. Sono solamente stanca.

Ci credo, é stata una serata abbastanza stressante. A proposito, che mi dici del tuo bacio con Adrien? Perché sei fuggita via in quel modo?

Non adesso, Alya. Ne parliamo domani, okay?

Va bene, buonanotte Mari.

Notte.

Le due chiusero la conversazione in questo modo. Marinette spense il telefono e si stropicciò il viso stanco con una mano, prima di sbadigliare. In quel momento, lo spiritello rosso le volò davanti agli occhi, uscendo dalla sua borsetta, per la seconda volta. Si fermò a guardarla con una strana espressione sul musetto. - Che serata, Tikki. - esclamò la sua portatrice, ignara dell'occhiataccia che le stava lanciando l'altra. Quando spostò poi, il suo sguardo sulla figura del suo Kwami, apparve alquanto confusa. - Cosa c'è? - domandò ingenuamente. - Adrien. Tu. La trasformazione. - scandì ogni singola parola, incrociando le zampette al petto. A quel punto, Marinette spalancò gli occhi: se ne era completamente dimentica! - Oddio, Tikki. Hai ragione! Mi dispiace di avergli rivelato la mia vera identità, ma non ho avuto scelta! Hai visto anche tu come era determinato ad ammazzare entrambi solo per salvare me! - si discolpò, ripensando all'accaduto. Quando si era levata la maschera, aveva provato uno strano senso di sollievo, come se si fosse tolta un peso dalla coscienza. Aveva creduto di sentirsi a disagio nel farlo, invece non era stato così. Questo perché ad accoglierla c'erano stati gli occhi color smeraldo di Adrien, che l'avevano fatta sentire al sicuro. Quando aveva stretto le braccia attorno al suo corpo, le era parso di conoscerle da tutta una vita, quasi non le avesse mai abbandonate. - Io... Tikki, so che avrei dovuto parlarne con te e che la mia identità sarebbe dovuta rimanere segreta, ma... non ho potuto. Coraggio, cerca di capirmi. Potrai mai perdonarmi? - esclamò la corvina, scusandosi. Il musetto del suo Kwami si aprì subito in un sorriso e: - Ma certo, Marinette. Io comprendo le tue scelte, ma ti prego di fare attenzione. Prestare fiducia alle persone giuste non é poi così tanto facile, ricordatelo. - la sua vocetta risoluta la lasciò interdetta. - Cosa intendi dire? Io mi fido ciecamente di Adrien. Lui non rivelerebbe mai il mio segreto a nessuno. Di questo puoi stare più che certa. - la rassicurò Marinette, convinta al cento per cento delle sue parole. Peccato non sapesse ancora cosa le sarebbe accaduto in seguito...

Serena

A puuur-fect love story #Wattys2020Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora